Pietra Parcellara Pietra Perduca
La pietra Parcellara è
un monte sito in val Trebbia in provincia di Piacenza. Appartiene, per la
parte nord, al comune di Travo e per quella sud a quello di Bobbio.
Ofiolite di
serpentino nero, pur se non particolarmente alto (836 m) domina le colline
circostanti da cui sporge bruscamente staccandosi per morfologia, colore e
imponenza. Permette, dalla sua cima, una visione panoramica di tutta la val
Trebbia, la valle di Bobbiano, la val
Luretta, il monte Penice e le zone limitrofe. Vi si accede
con due strade: una che sale da Travo passando per la frazione di Vei, l'altra
che proviene dal passo della Caldarola; si arriva alla cima
con un sentiero abbastanza agevole in una decina di minuti. Ai piedi della
pietra, nel comune di Bobbio, vi è l'Oratorio della Madonna di Caravaggio, alle dipendenze della chiesa parrocchiale di Mezzano.Wikipedia
“Uno scenario affascinante, da
millenni considerato un luogo magico, ricettacolo di energie e di fenomeni
insoliti”,
Salendo dal paesino di
Travo e percorrendo una lunga strada curvilinea, all’improvviso appaiono
le due vette, come scogli emersi dal mare. E così è, vista la loro
origine: sono complessi ofiolitici, composti da rocce eruttive, affiorati
dal magma del mantello terrestre circa 250 milioni di anni fa.
Scuri di giorno,
al tramonto assumono un colore rosso molto suggestivo.
La Pietra Parcellara è stata
teatro negli ultimi anni di strani avvistamenti. Non solo oggetti, ma
persino- mi raccontano- creature volanti…
Pietra Perduca
Ma l’atmosfera si fa ancora
più intrigante sulla Pietra Perduca, un torrione apparentemente
inespugnabile. Basta però lasciare la strada asfaltata ed avventurarsi per
qualche minuto a piedi lungo un viottolo per arrivare senza troppa
fatica alle sue pendici. Da qui, una scalinata conduce fino alla chiesetta
eretta nel X secolo ed ai cosiddetti “letti dei santi”, due grandi vasche
squadrate scavate in epoche antiche, forse durante l’Età del Bronzo.
I due bacini colmi
d’acqua ospitano una colonia di tritoni crestati, anfibi molto delicati e
sensibili all’ecosistema: per sopravvivere, hanno bisogno
di acqua pura e limpida, con acidità pari a zero. Eppure
sembrano a loro agio in queste vasche stagnanti. Ma non è l’unica stranezza: la
gente del posto assicura che lì dentro l’acqua non evapora mai, neanche
durante le estati più torride, e non ghiaccia mai, neppure negli inverni
più rigidi. Come se fosse alimentata da una sorgente nascosta a temperatura
costante.
Gli storici ipotizzano che nei
secoli passati in quei luoghi si svolgessero dei rituali celtici, dedicati
al dio Penn: intagliate nella roccia, ci sono anche delle piccole
nicchie a forma circolare, usate per collocare coppette di olio
combustibile durante le cerimonie notturne. Probabilmente, in quell’acqua –
oggi habitat dei tritoni- i sacerdoti druidi immergevano le donne per
aumentarne la fecondità e l’eco di quel potere magico è
durata a lungo.
Non può essere un caso,
infatti, se l’oratorio eretto sulla Pietra Perduca verso l’anno 1000 è
dedicato proprio a Sant’Anna, la moglie di Gioacchino che miracolosamente
concepì in età avanzata la Vergine Maria. All’interno dell’edificio
sacro- purtroppo chiuso al pubblico- è poi conservata una reliquia sui
generis: un masso sul quale- si dice- compare l’impronta del piede della
Madonna stessa. Sopra il portone d’ingresso, un’iscrizione usurata dal
tempo mostra lettere latine miste a caratteri incomprensibili.
Miti celtici intrecciati al credo
cristiano, dunque: dalla magia, alla fede. Ma sempre nella convinzione che
quassù avvenga qualcosa di soprannaturale o quanto meno di
imponderabile grazie all’energia sprigionata da queste rocce. Alberto
Negri, fondatore ed animatore di “Spazio Tesla”, ha provato a
misurarne la vibrazione, attraverso un metodo- va detto- non propriamente
scientifico: quello indicato dalla Radioestesia che
calcola l’energia spontaneamente emessa dalla Terra in Unità
Bovis ( dal nome del suo inventore).
“Abbiamo usato il Pendolo abbinato al
Biometro di Ångström e due bacchette di rame curvate a 90° per la ricerca
dei flussi energetici. A svolgere la misurazione è stato Giancarlo Chiesa,
esperto di Radionica”, mi spiega Alberto. “I valori sono stati
davvero sorprendenti: ai piedi del sagrato, puntando verso la pietra,
abbiamo riscontrato 80 mila Unità Bovis, mentre nelle due vasche si oscillava
tra i 30 e i 40 mila. La fontanella d’acqua potabile di fronte alla chiesetta
ne ha fatti registrare 15 mila.”
I locali a quanto pare già lo
sapevano: abitualmente salgono su questo picco per bere
l’acqua direttamente dalla fontanella o per riempirne intere bottiglie da
riportare a casa. Lo consigliano anche ai turisti: dicono che faccia bene. Di
sicuro, è fresca e gradevole.
Alla festa di
Sant’Anna eccezionalmente la chiesetta è aperta per
la celebrazione della Messa. extremamente.it/2013/07/24/
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