La
Corte Costituzionale ha dichiarato come
è noto l’illegittimità costituzionale
dell’art. 43, d.p.r. 8.6.2001, n. 327, per violazione dell’art. 76 della
Costituzione.
È
incostituzionale, in relazione all'art. 76 cost., l'art. 43 d.p.r. 8.6.2001 n.
327 per violazione dei principi e criteri direttivi stabiliti con legge delega
di mero riordino n. 50 del 1999.
La
norma censurata ha ad oggetto la disciplina dell'utilizzazione senza titolo di
un bene per scopi di interesse pubblico e consente all'autorità che abbia
utilizzato a detti fini un bene immobile in assenza di un valido ed efficace
provvedimento di esproprio o dichiarativo della pubblica utilità, di disporne
l'acquisizione al suo patrimonio indisponibile, con l'obbligo di risarcire i
danni al proprietario (cd. "acquisizione sanante"); la disposizione
regola, inoltre, tempo e contenuto dell'atto di acquisizione, l'impugnazione
del medesimo, la facoltà della p.a. di chiedere che il g.a. "disponga la
condanna al risarcimento del danno, con esclusione della restituzione del bene
senza limiti di tempo", fissando i criteri per la quantificazione del
risarcimento del danno; anche la disciplina inerente all'acquisizione del
diritto di servitù, di cui al comma 6 bis, appare strettamente ed
inscindibilmente connessa con gli altri commi censurati, sia per espresso
rinvio alle norme fatte oggetto di censura, sia perché ne presuppone
l'applicazione e ne disciplina ulteriori sviluppi applicativi. Orbene, la
legge-delega aveva conferito, sul punto, al legislatore delegato il potere di
provvedere soltanto ad un coordinamento "formale" relativo a
disposizioni "vigenti"; viceversa, l'istituto previsto e disciplinato
dalla norma impugnata è connotato da numerosi aspetti di novità, rispetto sia
alla disciplina espropriativa oggetto delle disposizioni espressamente
contemplate dalla legge-delega 15 .3. 1997, n. 59, sia agli istituti di matrice
prevalentemente giurisprudenziale. (Corte cost., 8.10.2010, n. 293, FACDS, 2011, 4, 1119).
Il
legislatore è intervenuto con una nuova norma l’art. 34, d. l. 6 .7.2011, n.
98, che introduce l’art. 42 bis al
posto dell’abrogato art. 43 , d.p.r.327/2001, a regolare l’istituto per
adeguarsi ai dettati della Corte .
Il
provvedimento di acquisizione deve essere motivato in riferimento alle attuali
ed eccezionali ragioni di interesse pubblico che ne giustificano l’emanazione
valutate comparativamente con i contrapposti interessi privati ed evidenziando
l’assenza di ragionevoli alternative alla sua adozione.
Il
corrispettivo complessivo risulta formato da tre addendi: il valore venale del
bene, l’indennità per il pregiudizio non patrimoniale e l’indennità per il
periodo di occupazione senza titolo.
Per
il pregiudizio non patrimoniale deve essere corrisposto forfettariamente il 10%
del valore venale del bene.
L’indennità
per il periodo di occupazione, se il ricorrente non prova il maggior danno, è
determinata nel 5% del valore venale.
La
dottrina nota che l’adozione di un meccanismo di sanatoria dell’illecita
occupazione esteso non solo ai casi sostenuta da una valida dichiarazione di
pubblica utilità , ma anche a quella
radicalmente illeciti è andato oltre le condanne pronunciate dalla
giurisprudenza europea ch. Essa auspica la soluzione dei problemi tanto per i
casi di occupazione usurpativa che di quelli di occupazione acquisitiva
suggerendo comunque il meccanismo di restituzione del bene a proprietario.
R.Conti . L’acquisizione sanante
resuscitata : l’art. 42 bis t.u. espropriazione, in Urb App., 2012,739.
L'art.
42 bis risulta conforme alle disposizioni della Cedu e alla giurisprudenza
della Corte di Strasburgo che ha più volte condannato la Repubblica Italiana
proprio perché i giudici nazionali avevano riscontrato la perdita della
proprietà in assenza di un provvedimento motivato, previsto da una specifica
previsione di legge. Cons. Stato, sez. VI 15.3.2012 n. 1438
Nel
caso si specie la società espropriante
ha disposto l'acquisizione al proprio patrimonio dell'area sulla quale è
stata realizzata l’opera pubblica nell’ipotesi
la scogliera protettiva del tratto ferroviario.
La
sentenza ha pertanto deciso che la domanda di restituzione dell'area non
può essere accolta ed è divenuta improcedibile, in quanto sulla base di un
provvedimento autoritativo sopravvenuto - consentito dallo ius superveniens -
la società ha acquisito il diritto di proprietà dell'area di cui già aveva il
possesso;
Ogni
contestazione avverso questo nuovo provvedimento può essere fatta valere nel caso di sua
impugnazione in sede di cognizione.
la
domanda risarcitoria, altresì riproposta, non può essere accolta in ragione
della avvenuta emanazione del provvedimento di acquisizione, ai sensi dell'art.
42 bis.
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