Mobbing
L'amico G mi scrive.
HO fatto presente al mio super dirigente galattico
che sono stato spostato dal precedente nel settore commerciale ad altro
incarico per essere sostituito da u soggetto che ha conseguito risultati molto
più modesti( nettamente inferiori ) dei miei utilizzando più risorse.
Mi è stato detto che le situazioni sono mutate e che
quindi tutto va bene.
Che fare
Risposta
O tacere o iniziare una causa per mobbing valutandone
a pieno le conseguenze.
Il cd. “mobbing viene
comunemente definito come il terrore psicologico sul luogo di lavoro. Esso consistente
in comunicazione ostile perpetrata in modo sistematico da una o più persone contro
un singolo individuo che viene per questo relegato da reiterate attività
ostili. Queste azioni rientrano nella definizione di mobbing, qualora siano
caratterizzate da un’alta frequenza (almeno una volta alla settimana) e da una
durata significativa (almeno sei mesi).
Una forma più attenuata di mobbing è il cd. “Straining” ovvero una situazione di stress forzato sul posto di lavoro, in
cui la vittima subisce almeno una azione che ha come conseguenza un effetto
negativo nell’ambiente lavorativo, azione che oltre ad essere stressante, è
caratterizzata anche da una durata costante.Affinché si possa parlare di straining è dunque sufficiente una
singola azione stressante cui
seguano effetti negativi duraturi nel tempo (come nel caso di gravissimo
demansionamento o di svuotamento di mansioni).
La vittima è in persistente
inferiorità rispetto a chi attua lo straining (strainer).
Con sentenza del 3 luglio 2013 n.
28603 i la Cassazione ha riconosciuto una forma più attenuata di mobbing, lo
straining, ovvero una situazione di stress forzato sul posto di lavoro
Questa pronuncia della
Cassazione ha riconosciuto ad un dipendente di banca, “messo all’angolo”
fino a essere relegato a lavorare in uno «sgabuzzino, spoglio e sporco», con
«mansioni dequalificanti» e «meramente esecutive e ripetitive»: comportamenti complessivamente ritenuti idonei a dequalificarne la
professionalità, comportandone il passaggio da mansioni
contrassegnate da una marcata autonomia decisionale a ruoli caratterizzati, per
contro, da “bassa e/o nessuna autonomia”, e dunque tali da
marginalizzarne, in definitiva, l’attività lavorativa, con un reale svuotamento
delle mansioni da lui espletate.
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