Banca.
Banco Ambrosiano
È
fallita nel 1982 a
seguito di quello che finora è stato il più grave dissesto finanziario di una
banca italiana, stimato in 1,2-1,3 miliardi di dollari e
avvenuto sotto la presidenza di Roberto Calvi, soprannominato Il
banchiere di Dio.
La prima crisi del Banco risale al 1977. All'alba del 13
novembre Milano si svegliò tappezzata di cartelloni in
cui si denunciavano presunte irregolarità del Banco Ambrosiano. Artefice del
gesto era stato Michele
Sindona, che voleva vendicarsi di Calvi, a cui aveva chiesto senza
successo i soldi per "tappare i buchi" delle sue banche.
Per alcuni mesi, a partire dal 17 aprile 1978, alcuni ispettori
della Banca d'Italia analizzarono la situazione del Banco
Ambrosiano e denunciarono molte irregolarità, segnalate al giudice Emilio Alessandrini, il quale venne però ucciso
il 29 gennaio 1979 da un commando di terroristi di estrema
sinistra appartenenti a Prima Linea.
Il 24 marzo il governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi e il vice direttore generale Mario
Sarcinelli, artefici dell'ispezione, vennero accusati dai magistrati
Luciano Infelisi e Antonio Alibrandi di alcune irregolarità e posti agli
arresti (domiciliari per Baffi), salvo essere completamente prosciolti nel 1983, in seguito
all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse mosse a loro carico.
In seguito il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di
liquidità, che risolse ricevendo finanziamenti dalla BNL e
dall'ENI
per circa 150 milioni di dollari, mentre una seconda crisi di
liquidità nel 1980 fu risolta grazie a un nuovo
finanziamento dell'ENI
di 50 milioni di dollari, per ottenere i quali Calvi, come risulta dagli atti
processuali, pagò tangenti a Claudio
Martelli e Bettino Craxi.
Il "castello di carte" dell'Ambrosiano crollò nel 1981 con la scoperta della loggia P2 che lo proteggeva: Calvi, rimasto
senza protezioni ad affrontare lo scandalo, cercò l'intervento del Vaticano e
dello IOR, ma poco meno di due
mesi dopo, il 21 maggio 1981, venne arrestato per reati valutari, processato e
condannato.
Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il
ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, su proposta della Banca
d'Italia allora
guidata da Carlo Azeglio Ciampi, dispone lo scioglimento
degli organi amministrativi dell'istituto. Sul Banco grava un buco finanziario
di 1.200 miliardi di lire.
Il 6 agosto 1982 il (vecchio) Banco Ambrosiano viene messo in
liquidazione. Wikipedia.
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