Banche. Cassa di Ferrara.
Salvataggio
Alla fine la Cassa di Risparmio
di Ferrara verrà salvata per… salvare le altre banche. È questo il concetto
dell’indiscrezione che vuole il Fondo interbancario di tutela dei depositi come
futuro – e temporaneo – proprietario dell’istituto di credito ferrarese.
Ora invece sembra che Il Sole 24
Ore abbia colto nel segno, anticipando a meno di un mese dalla fine
dell’interregno dei commissari, quale potrebbe essere la sorte di Corso
Giovecca.
Secondo il quotidiano di
Confindustria sarà il Fondo a sottoscrivere un’operazione da 300 milioni di
euro per l’aumento di capitale che ne farà azionista unico dell’istituto.
L’iniezione di liquidi permetterà alla banca di riprendere un cammino
“ordinario”, dopo aver messo le pezze mancanti al bilancio (la colla sarà il
patrimonio della Cassa). Dopo aver messo entrambi in piedi in Cassa di
Risparmio, il Fondo cercherà motu proprio l’acquirente ritenuto idoneo.
Cos’è il Fitd? L’ente, costituito
nel 1987 nella forma di consorzio volontario, è un consorzio obbligatorio di
diritto privato, riconosciuto dalla Banca d’Italia, il cui scopo è quello di
garantire i depositanti delle banche consorziate. Inutile dire che tra le
banche consorziate c’è anche Carife.
Il Fondo funge da garanzia per i
risparmiatori, offrendo una copertura fino a 100.000 euro per depositante.
In un caso come quello
dell’istituto di credito ferrarese, sottoposto ad amministrazione straordinaria
in scadenza, il Fondo potrebbe essere chiamato da Bankitalia a risarcire gli
investitori in caso di liquidazione. Essendo formato dalle banche consorziate,
per proprietà transitiva sarebbero proprio queste ad addossarsi l’onere più che
oneroso. Circa un miliardo e mezzo di euro.
Serve a ogni modo ancora il voto
definitivo. E per averlo bisognerà attendere ancora un paio di settimane.
Questo il tempo tecnico per la struttura presieduta dal direttore generale
Giuseppe Boccuzzi.
Saranno sempre le banche
consorziate a dividersi i costi dell’operazione pro quota. Il piano è stato
messo sul tavolo, altra notizia che arriva dal “Sole”, dall’advisor Oliver
Wyman, società di consulenza che pochi mesi fa aveva anche preparato il piano
industriale della Banca popolare di Vicenza.
La strategia avrebbe anche
l’appoggio, secondo il quotidiano finanziario, del Ministero dell’economia e
delle finanze, giudicato in proposito “ottimista”. L’unica vera incognita,
avverte il “Sole”, potrebbe essere la normativa antitrust comunitaria:
“l’Italia non ha ancora recepito le direttive relative ai sistemi di garanzia
dei depositi (DGSD) e al risanamento e alla risoluzione delle banche (BRRD),
che cambieranno profondamente i meccanismi di gestione delle crisi bancarie in
tutti i Paesi dell’Eurozona e vedranno rafforzato il ruolo del Fondo”.
estense.com.27.4.2015.
CariFerrara dimezzerà i
dipendenti dai circa 800 attuali, come condizione per essere comprata da Bper.
«Bankitalia celebra il funerale di CariFerrara?», ha protestato il segretario
generale Fabi, Lando Maria Sileoni, parlando di «pistola alla tempia ai
lavoratori» e chiedendo perché la Banca d’Italia «abbia scelto quale unica e
conclusiva soluzione l’applicazione della legge 223 sui licenziamenti
collettivi o, in alternativa, la messa in liquidazione» dell’istituto. corriere.it.29.12.2016.
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