martedì 17 gennaio 2017

Banche. Cassa di Ferrara. Salvataggio

Banche. Cassa di Ferrara. Salvataggio

Alla fine la Cassa di Risparmio di Ferrara verrà salvata per… salvare le altre banche. È questo il concetto dell’indiscrezione che vuole il Fondo interbancario di tutela dei depositi come futuro – e temporaneo – proprietario dell’istituto di credito ferrarese.
Ora invece sembra che Il Sole 24 Ore abbia colto nel segno, anticipando a meno di un mese dalla fine dell’interregno dei commissari, quale potrebbe essere la sorte di Corso Giovecca.
Secondo il quotidiano di Confindustria sarà il Fondo a sottoscrivere un’operazione da 300 milioni di euro per l’aumento di capitale che ne farà azionista unico dell’istituto. L’iniezione di liquidi permetterà alla banca di riprendere un cammino “ordinario”, dopo aver messo le pezze mancanti al bilancio (la colla sarà il patrimonio della Cassa). Dopo aver messo entrambi in piedi in Cassa di Risparmio, il Fondo cercherà motu proprio l’acquirente ritenuto idoneo.
Cos’è il Fitd? L’ente, costituito nel 1987 nella forma di consorzio volontario, è un consorzio obbligatorio di diritto privato, riconosciuto dalla Banca d’Italia, il cui scopo è quello di garantire i depositanti delle banche consorziate. Inutile dire che tra le banche consorziate c’è anche Carife.
Il Fondo funge da garanzia per i risparmiatori, offrendo una copertura fino a 100.000 euro per depositante.
In un caso come quello dell’istituto di credito ferrarese, sottoposto ad amministrazione straordinaria in scadenza, il Fondo potrebbe essere chiamato da Bankitalia a risarcire gli investitori in caso di liquidazione. Essendo formato dalle banche consorziate, per proprietà transitiva sarebbero proprio queste ad addossarsi l’onere più che oneroso. Circa un miliardo e mezzo di euro.
Serve a ogni modo ancora il voto definitivo. E per averlo bisognerà attendere ancora un paio di settimane. Questo il tempo tecnico per la struttura presieduta dal direttore generale Giuseppe Boccuzzi.
Saranno sempre le banche consorziate a dividersi i costi dell’operazione pro quota. Il piano è stato messo sul tavolo, altra notizia che arriva dal “Sole”, dall’advisor Oliver Wyman, società di consulenza che pochi mesi fa aveva anche preparato il piano industriale della Banca popolare di Vicenza.
La strategia avrebbe anche l’appoggio, secondo il quotidiano finanziario, del Ministero dell’economia e delle finanze, giudicato in proposito “ottimista”. L’unica vera incognita, avverte il “Sole”, potrebbe essere la normativa antitrust comunitaria: “l’Italia non ha ancora recepito le direttive relative ai sistemi di garanzia dei depositi (DGSD) e al risanamento e alla risoluzione delle banche (BRRD), che cambieranno profondamente i meccanismi di gestione delle crisi bancarie in tutti i Paesi dell’Eurozona e vedranno rafforzato il ruolo del Fondo”. estense.com.27.4.2015.
CariFerrara dimezzerà i dipendenti dai circa 800 attuali, come condizione per essere comprata da Bper. «Bankitalia celebra il funerale di CariFerrara?», ha protestato il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, parlando di «pistola alla tempia ai lavoratori» e chiedendo perché la Banca d’Italia «abbia scelto quale unica e conclusiva soluzione l’applicazione della legge 223 sui licenziamenti collettivi o, in alternativa, la messa in liquidazione» dell’istituto. corriere.it.29.12.2016.



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