Inceneritore. Cremona. Trattamento
meccanico biologico.
Un dossier realizzato da
AmbienteScienze e CreaFuturo spiega quali sono i problemi dell’impianto
(«inquina come 2.000 auto al giorno) e l’alternativa del Trattamento meccanico
biologico.
Il documento è molto chiaro sulla situazione attuale dell'impianto, che sta già lavorando al massimo delle sue possibilità, sulla base di alcuni parametri.
Il documento è molto chiaro sulla situazione attuale dell'impianto, che sta già lavorando al massimo delle sue possibilità, sulla base di alcuni parametri.
“Con i dati analizzati in questo
nostro Dossier siamo in grado di dimostrare che, per le raggiunte limitate
capacità di incenerimento, l'impianto di Cremona, al massimo, potrebbe
accogliere e bruciare una quota di rifiuti di provenienza extraregionale non
superiore, ma piuttosto inferiore, all'1% del milione e mezzo di tonnellate
previste dall'Ispra”. ambientescienze.it/2015/01/24/
L'inceneritore cremonese è tra i
peggiori in Lombardia.
“L’efficienza elettrica si
attesta attorno al 5,6%, un valore estremamente basso sia rispetto agli
impianti termoelettrici (una centrale a metano a ciclo combinato raggiunge il
60%) sia in rapporto ad altri impianti di termovalorizzazione lombardi
(l’inceneritore di Brescia raggiunge il 26%) - si legge nel documento.
Anche in rapporto al totale della
produzione elettrica dell'Aem, l'inceneritore ha un peso piuttosto ridotto,
solo il 16%.
Il combustore non produce quindi
energia elettrica in quantità significative su scala locale. Anche considerando
il recupero di calore a servizio del teleriscaldamento, l’efficienza termica è
molto bassa, pari al 27%”.
Per quanto riguarda il teleriscaldamento,
invece, "l'inceneritore produce il 34% del calore necessario a far
funzionare l'impianto.
Per il resto, il
teleriscaldamento funziona per il 38% grazie alla centrale termoelettrica e per
il 23% con l'ausilio di due caldaie a metano.
Solo un 4,8% del calore viene
prodotto attraverso la centrale a biomasse".
C'è poi la questione delle
emissioni: secondo il dossier, quello cremonese è l'impianto più inquinante
lombardia per le polveri sottili, con emissione di ben 1,9 mg al metro cubo.
"Per quanto riguarda il particolato, esso produce un inquinamento
superiore a quello di 2.000 automobili che attraversano due volte al giorno la
città di Cremona".
Secondo il dossier
“L’inceneritore di Cremona potrebbe essere fermato senza particolari problemi
immediati per la rete di teleriscaldamento e, probabilmente, senza alcuna
necessità di interventi significativi a medio termine.
A lungo termine, potrebbe essere
agevolmente sostituito da una caldaia a gas di pari potenza, con una spesa
piuttosto contenuta.
La produzione di calore per la
rete di teleriscaldamento è garantita per il circa 70% dalla centrale
cogenerativa Ctec e dall'inceneritore. Singolarmente, ciascuno dei due impianti
rappresenta solo il 10% della potenza termica installata a Cremona, ma fornisce
ben più del 30% del fabbisogno complessivo.
E' interessante osservare come
tutte le altre centrali a servizio del teleriscaldamento (le caldaie cittadine,
la centrale a biomasse e le numerose centrali di riserva) che rappresentano il
restante 80% della capacità generativa termica, producano quindi solo circa il
30% del fabbisogno di calore.
Dall'incrocio dei dati di potenza
e produzione disponibili per il funzionamento della centrale Ctec e delle varie
caldaie a servizio della rete di teleriscaldamento, emerge il forte sospetto
che ci sia una sovracapacità produttiva rispetto al fabbisogno.
Per le emergenze, sullo stesso
sito su cui sorge l’impianto di incenerimento, è già installata ed operativa
una caldaia da 14MWt che può garantire una produzione termica pari a quella
combinata di entrambe le linee.
La sostituzione del calore
prodotto dall'inceneritore con una caldaia di pari potenza (14MW) avrebbe un
costo veramente contenuto: circa 750.000 euro, installata e pronta all'uso.
Una cifra che rapportata al
bilancio Lgh nel 2013 ne rappresenta solo lo 0,1% dei ricavi e lo 0,8% del Mol
(Margine Operativo Lordo)”.
Entro il 2019, il raggiungimento
di una quota di raccolta differenziata del 70%, unita al naturale calo nella
produzione di rifiuti, vedrebbe il dimezzamento della quantità di rifiuti
indifferenziati prodotti in provincia di Cremona.
Secondo il dossier, “Il ridotto
quantitativo di rifiuti residui potrebbe essere agevolmente trattato con
impianti di Trattamento Meccanico Biologico con o senza la presenza di un
Pirogassificatore per il recupero d'energia dal residuo generato.
Rispetto all'attuale
inceneritore, le emissioni in atmosfera sarebbero fortemente abbattute, in
particolare sul fronte del particolato e diossine”. C'è poi da considerare che
“ Dal 2008 al 2012 la produzione di rifiuti indifferenziati da destinare a
smaltimento in Lombardia è calata.
Proiettando queste due tendenze
al 2020, si osserva come all'attuale parco degli inceneritori lombardi verrà a
mancare dal 35 al 70% di Rifiuti Urbani, diventando così fortemente
sovradimensionato rispetto le necessità regionali, pur essendo un impianto di
dimensioni ridotte, il penultimo impianto per capacità di smaltimento sui 13
lombardi.
Se la raccolta differenziata
nella sola città di Cremona raggiungesse il 70%, sparirebbero ulteriori 8000 t
di rifiuti da incenerire.
Considerando la tendenza in calo
nella produzione dei rifiuti, i margini considerevoli nell’aumento della
raccolta differenziata e le nuove linee normative della UE, qualsiasi nuovo
impianto di smaltimento della frazione residua dovrebbe essere dimensionato per
trattare non oltre le 30.000- 35.000 t/a, circa metà dell’attuale quantità
incenerita dal combustore”.
La soluzione potrebbe quindi
essere la messa in opera di un impianto di Trattamento Meccanico Biologico
(Tmb) minimizzando il rifiuto residuo, che si potrebbe smaltire tranquillamente
in discarica. cremonaweb.it.
Nessun commento:
Posta un commento