Sono 200 milioni di euro. È il
conto della vasta truffa ideata e organizzata dal Madoff dei Parioli, Ginfranco
Lande, che rischia di ricadere sulla Banca popolare dell’Emilia Romagna,
l’istituto che ha acquisito l’ex banca Carispaq, attraverso cui sarebbero stati
truffati oltre 200 investitori.
Il giudice Cecilia Bernardo ha
riconosciuto la responsabilità della «Cassa di risparmio della Provincia de
L’Aquila spa (Carispaq), oggi Banca popolare dell’Emilia Romagna società
cooperativa» per violazione «dell’articolo 2043 del codice civile», ossia il
risarcimento per fatto illecito.
Secondo il magistrato «deve
considerarsi provata la responsabilità della Carispaq, per avere detto istituto
negligentemente consentito ai sodali del cosiddetto Gruppo Lande di
posizionarsi e agire abusivamente nel mercato regolamentato mediante
l’illegittima apertura e operatività di una serie di conti correnti bancari
intestati formalmente alla Eim (società di fatto costituita tra il Lande e
Roberto Torregiani) ma a loro facenti sostanzialmente riferimento».
Il Tribunale, nei fatti, concede
una speranza a tutti i truffati di potersi rivalere in giudizio contro la
Popolare dell’Emilia. D’altronde sul presunto coinvolgimento di Carispaq nella
truffa Lande, pende al Tribunale penale della Capitale un procedimento in cui
risultano imputati gli ex direttori della filiale romana. Alla sbarra ci sono
Maria Gabriella Valentini, Roberto D’Alessandro e Marco Maddalena, accusati di
violazione del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione
finanziaria e della normativa di prevenzione del sistema finanziario dal
riciclaggio.
Il giudice civile detta una linea
di interpretazione giuridica dei fatti, che non lascia equivoci: «Occorre
evidenziare la condotta sicuramente colposa della banca, posto che un contegno
corretto e conforme alle normative vigenti avrebbe sicuramente reso necessaria
l’interruzione ovvero il blocco delle operazioni anomale effettuate dalla Eim».
Lo stesso istituto, infatti, sarebbe stato al corrente delle «operazioni
illecite».
Anche un accertamento ispettivo
della Banca d’Italia ha posto in evidenza l’inadeguatezza del contrasto al
riciclaggio e una errata qualificazione della Eim, riportata come società non
finanziaria mentre dalla movimentazione dei conti societari emergevano
esplicite evidenze di domande di investimento della clientela.
iltempo.it/cronache/2015/07/30/.
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