lunedì 6 febbraio 2017

Banca popolare dell’Emilia Romagna. Lande



Sono 200 milioni di euro. È il conto della vasta truffa ideata e organizzata dal Madoff dei Parioli, Ginfranco Lande, che rischia di ricadere sulla Banca popolare dell’Emilia Romagna, l’istituto che ha acquisito l’ex banca Carispaq, attraverso cui sarebbero stati truffati oltre 200 investitori.
Il giudice Cecilia Bernardo ha riconosciuto la responsabilità della «Cassa di risparmio della Provincia de L’Aquila spa (Carispaq), oggi Banca popolare dell’Emilia Romagna società cooperativa» per violazione «dell’articolo 2043 del codice civile», ossia il risarcimento per fatto illecito.
Secondo il magistrato «deve considerarsi provata la responsabilità della Carispaq, per avere detto istituto negligentemente consentito ai sodali del cosiddetto Gruppo Lande di posizionarsi e agire abusivamente nel mercato regolamentato mediante l’illegittima apertura e operatività di una serie di conti correnti bancari intestati formalmente alla Eim (società di fatto costituita tra il Lande e Roberto Torregiani) ma a loro facenti sostanzialmente riferimento».
Il Tribunale, nei fatti, concede una speranza a tutti i truffati di potersi rivalere in giudizio contro la Popolare dell’Emilia. D’altronde sul presunto coinvolgimento di Carispaq nella truffa Lande, pende al Tribunale penale della Capitale un procedimento in cui risultano imputati gli ex direttori della filiale romana. Alla sbarra ci sono Maria Gabriella Valentini, Roberto D’Alessandro e Marco Maddalena, accusati di violazione del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria e della normativa di prevenzione del sistema finanziario dal riciclaggio.
Il giudice civile detta una linea di interpretazione giuridica dei fatti, che non lascia equivoci: «Occorre evidenziare la condotta sicuramente colposa della banca, posto che un contegno corretto e conforme alle normative vigenti avrebbe sicuramente reso necessaria l’interruzione ovvero il blocco delle operazioni anomale effettuate dalla Eim». Lo stesso istituto, infatti, sarebbe stato al corrente delle «operazioni illecite».
Anche un accertamento ispettivo della Banca d’Italia ha posto in evidenza l’inadeguatezza del contrasto al riciclaggio e una errata qualificazione della Eim, riportata come società non finanziaria mentre dalla movimentazione dei conti societari emergevano esplicite evidenze di domande di investimento della clientela. iltempo.it/cronache/2015/07/30/.



Nessun commento:

Posta un commento