Riforma. Pubblico impiego.
Licenziamenti
E' in arrivo un 'decalogo', con
un elenco di dieci situazioni da 'alert', che precisa quali sono le situazioni
che mettono il lavoratore a rischio sanzioni, fino alla rescissione del
contratto.
Nel decreto Madia sul pubblico
impiego, atteso per metà febbraio, si punta il dito contro chi salta il lavoro
proprio quando più serve, con il rischio di mandare in tilt la macchina in
momenti clou, insomma i furbetti del weekend lungo.
Il provvedimento suggerirà quindi
di alzare la guardia in tutti i casi da 'bollino rosso'.
Niente assenze di massa quanto è
in programma un grande evento, ad esempio un G7, quando scattano le iscrizioni
alle scuole o è tempo di 730 all'Agenzia delle Entrate.
Altro bersaglio del decreto sono
coloro che commettono gravi e reiterate violazioni del codice di comportamento:
accettare regali costosi, abusare dell'auto di rappresentanza, la falsa
attestazione della presenza in servizio e lo scarso rendimento.
La sanzione massima si
attiverebbe anche, nei casi più gravi, per il responsabile dell'ufficio che
davanti agli illeciti "si volta dall'altra parte".
Nel decreto dovrebbe anche essere
stabilito che in caso di procedura ordinaria entro tre mesi, non più quattro,
l'azione deve essere conclusa.
Resta fermo il licenziamento
sprint, di 30 giorni, per il furbetto del cartellino, che dovrebbe essere
esteso a tutte le forme illecite che portano a licenziamento accertate in
flagranza.
A parte il licenziamento, viene
anche rivisto l'iter dell'azione disciplinare.
Le infrazioni di minore gravità,
per cui è previsto il solo richiamo verbale, le regole saranno stabilite dai
contratti.
I tecnici del ministero della
P.A. stanno lavorando a una semplificazione dell'iter e si dovrebbe anche
aprire a una gestione unificata per le sanzioni più gravi, per cui più
amministrazioni possono fare capo a uno stesso ufficio.
I vizi formali, i cavilli
giuridici, non potranno fermare l'azione. Anche in questo caso, viene estesa
una clausola anticipata con il decreto anti-furbetti. Quindi la violazione dei
termini interni fissati per la procedura non potrà impedire di andare avanti,
né potrà annullare la validità della sanzione inflitta, fatto salvo il diritto
alla difesa.
Se il giudice accerta una
sproporzione con la sanzione disciplinare, il procedimento si ripete.
Sarà fatto un passaggio con le
Regioni, vista anche la sentenza della Consulta.
I sindacati mirano a
trasferire nel Testo Unico sul pubblico impiego l'accordo del 30
novembre. repubblica.it/economia/2017/02/04/
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