Legge elettorale. Tempistica. Alleanze .
5Stelle-Lega
La svolta dei 5Stelle è un governo con la Lega. Davide Casaleggio
pensa proprio alla destra di Salvini e Meloni.
Non a caso, costruisce da tempo nel "laboratorio"
milanese un'agenda di governo sempre più compatibile con quella del Carroccio.
Il resto lo faranno i risultati elettorali. "Con un
impianto proporzionale nessuno avrà la maggioranza - è l'analisi che Luigi Di
Maio ripete in privato –
Noi però abbiamo ottime chance di arrivare primi.
Ogni analisi dei big a cinquestelle parte da una premessa:
senza ballottaggio, nessuno raccoglierà il 40% dei consensi, figurarsi il 50%.
Meglio allora costruire un ponte con gli unici partner possibili.
L'accordo parlamentare con la Lega è il vero asso nella
manica di Beppe Grillo.
Ufficialmente non se ne parla, anche perché da statuto i
grillini non possono siglare alleanze. Max Bugani che gestisce assieme a
Casaleggio Jr. e David Borrelli la piattaforma Rousseau ha rivelato che- con la
legge attuale si può lavorare sul programma e vedere chi ci sta.
Altre forze potrebbero darci un appoggio esterno.
Il governo sarebbe del M5S, però coinvolgendo altri partiti
su punti programmatici chiari e condivisibili.
Nulla è lasciato al caso, in questa fase. Ogni nuova svolta è
preceduta da un "sondaggio" della base, ma l'annuncio è delegato a
Grillo, l'unico capace ancora di far digerire l'indigeribile ai militanti.
L'obiettivo è cucire nuovi e antichi punti programmatici su misura della Lega,
dal referendum sull'euro al nazionalismo commerciale fino al pugno duro
sull'immigrazione.
Il Carroccio, d'altra parte, non è materia sconosciuta dalle
parti della Casaleggio associati. Il triumviro Borrelli, per dire, è un
trevigiano cresciuto nel cuore pulsante del leghismo.
Un segnale in chiave interna, per dimostrare ai nemici che le
eventuali intese con altri partiti passano comunque solo e soltanto da Milano.
Da pragmatico, Di Maio si dedica alla rincorsa alla premiership e
lavora per evitare una legge elettorale svantaggiosa: "È meglio votare con
il sistema che uscirà dalla Consulta - è la sua linea - L'importante è evitare
il Mattarellum, che per noi sarebbe un disastro". Con il proporzionale,
invece, il pallino resterebbe nelle mani del Movimento. Arrivare primi
garantirebbe il "piano Lega".
La corrente "di sinistra", decimata da espulsioni e
scissioni, conta pochissimo. Quella ortodossa, invece, continua a combattere lo
strapotere della Casaleggio associati.
Roberto Fico è l'unico in grado di gelare i piani di Milano
senza temere troppo la reazione. Salvini, intanto, si mantiene in posizione
d'attesa. Conosce i rischi di una concorrenza grillina sui temi a lui più cari,
per questo urla sempre più forte contro l'euro e gli immigrati. Eppure, è pronto a fare di necessità virtù, cavalcando
l'onda. Gli basterà ribadire dopo le Politiche quanto sosteneva alla vigilia
del secondo turno delle amministrative: "Dove la Lega non è al
ballottaggio, votate contro il Pd". repubblica.it/politica/2017/01/23/
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