Renzi Tiziano
Tiziano Renzi, padre di Matteo Renzi
comincia la sua carriera politica come Consigliere
comunale a Rignano sull’Arno: dal 1985 al 1990 con la Dc, dal 1999 al 2002
con il PPI (POP), che segue anche dopo il 2001, quando confluisce nella
Margherita e il figlio viene chiamato a coordinarne la sezione fiorentina.
Tiziano conferma la sua fiducia
al Partito Democratico fino all’anno delle primarie (2012), che il figlio
perde con il Pier Luigi Bersani. Nello stesso anno, Renzi senior è
Segretario del Pd a Rignano, ma si dimette dopo aver appreso di essere indagato
a Genova per il fallimento di una delle società di famiglia, la Chil Post,
società di distribuzione e marketing. Per tale inchiesta, il Pubblico ministero
ha chiesto per due volte l’archiviazione.
Tiziano Renzi è anche proprietario
del 40% della Party Srl, società immobiliare di cui la moglie Laura ne è
l’amministratore delegato unico.
Nel 2015 i genitori di Matteo
Renzi sono stati accusati di aver dichiarato il falso circa le «dichiarazioni
patrimoniali d’obbligo come genitori del Premier, pubblicate sul sito di
palazzo Chigi del 2014 (relative al 2013) e confermate senza variazioni
nell’agosto 2015, perché hanno nascosto la scottante verità di essere in affari
con Lorenzo Rosi, Presidente di Banca
Etruria , oggi nell’indagine della Procura di Arezzo».
Nell’agosto 2016 è stato assolto
dall’accusa di bancarotta fraudolenta per una vicenda legata alla Chil
Post, una delle società di famiglia.
Pochi giorni dopo l’Assemblea del
Partito Democratico di Rignano sull’Arno (Fi) chiede a Tiziano Renzi di
riprendere il ruolo di segretario di partito dal quale si era sospeso a causa
dell’avviso di garanzia ricevuto nel settembre 2016. Renzi ha accettato la
richiesta. lostampateo.com.
A Tiziano Renzi, padre dell’ex
presidente del consiglio Matteo, indagato dalla procura di Roma nell’inchiesta
sugli appalti in Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione è
contestato il reato di Concorso in traffico di influenze.
Il papà dell’ex inquilino di
Palazzo Chigi ha confermato di aver ricevuto l’avviso di garanzia dai pm
capitolini. «Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina - ha commentato -
neanche conoscevo l’esistenza del reato di traffico di influenze che comunque
non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i
magistrati - cui va tutto il mio rispetto - potranno verificare. I miei nipoti
sono già passati da una vicenda simile tre anni fa e devono sapere che il loro
nonno è una persona perbene: il mio unico pensiero in queste ore è per
loro».
Il procedimento all’attenzione
dei pm capitolini è uno stralcio dell’inchiesta avviata a Napoli e inviata a
Roma per competenza territoriale. Nell’inchiesta risultano indagati anche il ministro
Luca Lotti, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e
il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, il generale Emanuele
Saltalamacchia. Nei loro confronti la Procura contesta i reati di rivelazione
del segreto d’ufficio e favoreggiamento.
Il reato di traffico di
influenze, contestato a Tiziano Renzi in concorso con altri, è stato introdotto
nel codice penale nel 2012. Mira a colpire anche il mediatore di un accordo
corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa.
L’attenzione degli inquirenti è
rivolta alla gara d’appalto, bandita nel 2014, denominata Fm4 (facility
management) del valore di 2,7 miliardi di euro e che era stato suddiviso in una
serie di lotti.
In questa vicenda risulta
indagato l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo.
I magistrati intendono anche
approfondire i rapporti tra il padre dell’ex premier e l’imprenditore toscano
Carlo Russo, coinvolto nell’inchiesta Consip e in contatto con Romeo. Agli atti
dell’indagine anche decine di intercettazioni telefoniche acquisite nel filone
napoletano dell’inchiesta tra Romeo e l’ex deputato Italo Bocchino,
«consulente» dell’imprenditore: secondo i pm di Napoli l’esponente politico
avrebbe dato, come si legge in un recente decreto di perquisizione,
«indicazioni a Romeo su quando e come pagare e su come compiacere i rappresentanti
della `cosa pubblica´ con denari e altre utilità». Circostanza seccamente
smentita da Bocchino.
Per l’inchiesta Consip, nel
dicembre scorso, dopo aver ricevuto gli atti da Napoli, i pm capitolini hanno
ascoltato il ministro dello Sport Lotti e il comandante generale dell’Arma, Del
Sette. lastampa.it/2017/02/16.
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