il Consiglio dei Ministri
ha licenziato il Documento di economia e finanza, ha approvato il Piano
nazionale delle riforme e ha dato via libera alla "manovrina" di
correzione del bilancio pubblico.
Se i primi due atti rientrano nella gestione ordinaria della Finanza pubblica - comune a tutti gli Stati membri - l'ultimo è un supplemento straordinario, chiesto da Bruxelles, per non rischiare di incorrere in procedure d'infrazione legate all'eccesso di deficit e all'incapacità tricolore di scalfire significativamente la montagna del debito pubblico: si concretizza in una correzione sui conti da 3,4 miliardi, lo 0,2% del Prodotto interno lordo.
Se i primi due atti rientrano nella gestione ordinaria della Finanza pubblica - comune a tutti gli Stati membri - l'ultimo è un supplemento straordinario, chiesto da Bruxelles, per non rischiare di incorrere in procedure d'infrazione legate all'eccesso di deficit e all'incapacità tricolore di scalfire significativamente la montagna del debito pubblico: si concretizza in una correzione sui conti da 3,4 miliardi, lo 0,2% del Prodotto interno lordo.
Il DEF è "il principale
documento di programmazione della politica economica nazionale, che
traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del
consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle
diverse politiche pubbliche, adottati dall’Italia per il rispetto del Patto di
Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita
intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa
2020".
Nelle sue due prime sezioni, il
Def affronta il Programma di stabilità e gli obiettivi
programmatici dell'Italia.
Il primo capitolo fa riferimento agli
obiettivi di politica economica, da mettere in agenda osservando le
prescrizioni del Patto di stabilità e crescita europeo. Per l'Italia, significa
avere un particolare occhio di riguardo per il contenimento del debito
pubblico. Sono scritti nero su bianco tutti i principali parametri del bilancio
pubblico e le misure di massima attraverso le quali si pensa di poterli
correggere o modificare, per non sforare le regole.
Nel documento odierno ci si
aspetta che per il 2018 si scriva un deficit/Pil del 2,1% per
quest'anno (grazie alla manovra correttiva) e in calo all'1,2% il prossimo (ma
per effetto di quasi 20 miliardi di clausole di salvaguardia formalmente pronte
a scattare).
La crescita del
Prodotto dovrebbe essere indicata intorno all'1% sia quest'anno che il prossimo.
Il secondo capitolo indica le
regole generali sull’evoluzione della spesa delle amministrazioni pubbliche,
soprattutto per controllarla al meglio.
La terza sezione è centrale e
sintetizza lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR): gli interventi
per "il raggiungimento degli obiettivi nazionali di crescita,
produttività, occupazione e sostenibilità delineati dalla nuova Strategia
'Europa 2020'. Fa il punto su: avanzamento delle riforme avviate; squilibri
macroeconomici interni al Paese; priorità e prime riforme da mettere in campo;
possibili loro effetti sulla crescita.
Tra gli interventi di questa edizione c'è la decontribuzione per favorire la chiamata al lavoro dei più giovani e la sistemazione delle centinaia di tax expenditure: i trasferimenti dello Stato in forma di sgravi fiscali, che molte volte assorbono risorse pubbliche in maniera poco mirata
Tra gli interventi di questa edizione c'è la decontribuzione per favorire la chiamata al lavoro dei più giovani e la sistemazione delle centinaia di tax expenditure: i trasferimenti dello Stato in forma di sgravi fiscali, che molte volte assorbono risorse pubbliche in maniera poco mirata
Rischia invece di finire ancora
una volta in soffitta la riforma del Catasto, lanciata in pompa magna negli
anni scorsi e più volte accantonata. Tra le varie indicazioni, anche la
possibilità di mettere 2,8 miliardi da stanziare per il pubblico impiego.
Il Piano delle riforme ha una valenza particolare quest'anno, perché si pone come una sorta di guida per la fase finale della legislatura: possibile un impegno in misure sulla povertà, con un potenziamento del reddito di inclusione per chi perde il posto, insieme alle agevolazioni fiscali per dare più potere d'acquisto alle donne. Perché la Ue intenda l'impegno italiano si prevede un impegno di massima sulle dismissioni pubbliche
Il Piano delle riforme ha una valenza particolare quest'anno, perché si pone come una sorta di guida per la fase finale della legislatura: possibile un impegno in misure sulla povertà, con un potenziamento del reddito di inclusione per chi perde il posto, insieme alle agevolazioni fiscali per dare più potere d'acquisto alle donne. Perché la Ue intenda l'impegno italiano si prevede un impegno di massima sulle dismissioni pubbliche
Come noto, quest'anno la Ue ha
chiesto di correggere i conti pubblici di uno 0,2% del Pil (3,4 miliardi di
euro) per prevenire eventuali sanzioni in futuro.
La maggior parte delle nuove
risorse (2,3 miliardi) dovrebbe arrivare da interventi legati alla fiscalità.
Il provvedimento prevede tagli di
spesa (600 milioni a ministeri e Pa centrali) e lotta all'evasione (split
payment, stretta sui pignoramenti e rottamazione delle liti fiscali) sono
all'ordine del giorno, insieme a maggiori entrate da giochi e sigarette (altri
600 milioni di extra-gettito).
Insieme ci saranno 3 miliardi in
tre anni per far ripartire le imprese e dare fiato al lavoro nelle aree del
sisma. Tra le manovre a corrolario, ci dovrebbe essere anche uno sblocco del
turnover al 75% per le assunzioni nei grandi Comuni e del 100% per i piccoli e
un potenziamento delle norme a costo zero della "finanza per
crescere" per favorire l'accesso in Borsa. repubblica.it/economia/2017/04/11/
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