Nel
primo pomeriggio di oggi si è tenuto a Bruxelles un incontro fra il
rappresentante permanente dell’Italia nell’Unione Europea, Maurizio Massari, e
il Commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos. Secondo
alcuni giornali italiani, l’Italia ha fatto sapere ad Avramopoulos che
intende chiudere i propri porti alle navi straniere, cioè in sostanza quelle
delle ong che
soccorrono i migranti nei pressi delle coste africane. Una fonte
diplomatica che era presente all’incontro fra Massari e Avramopoulos ha
spiegato al Post che non si è parlato esplicitamente di questa
possibilità, ma che il governo italiano – che ha dato incarico a Massari di
rappresentarlo – ritiene l’attuale situazione insostenibile, e che nel caso non
si riuscisse a a trovare una soluzione intende impedire ulteriori sbarchi
di migranti nei porti italiani.
Il problema
posto dal governo italiano – e da molti critici del meccanismo di gestione
dei flussi migratori dell’Unione Europea – è che da diversi anni le navi
che soccorrono i migranti nel tratto di mare fra Italia e Nord
Africa sbarcano solamente in Italia, lasciando al sistema di
accoglienza italiano l’onere di occuparsi di decine di migliaia di persone. La
situazione si è aggravata negli ultimi mesi, quando in seguito alla chiusura
della “rotta balcanica”, all’inizio del 2016, il tratto di mare fra Italia
e Libia è diventato il canale principale della migrazione via mare verso
l’Europa.
Nello
specifico, il problema di questi mesi nasce dal fatto che tutti gli enti
coinvolti nelle operazioni di soccorso sono in qualche modo vincolati a
sbarcare in Italia. La Guardia costiera italiana si comporta così perché opera
solamente nei porti italiani; le navi di Frontex che compiono operazioni
di soccorso tornano in Italia perché esplicitamente vincolate dagli accordi
dell’operazione Triton, mentre le ong applicano la cosiddetta
convenzione di Amburgo del 1979 sul soccorso marittimo, che prevede
che gli sbarchi debbano avvenire nel primo “porto sicuro” – anche dal
punto di vista del rispetto dei diritti umani – per prossimità geografica, e
quindi scelgono l’Italia.
La
fonte diplomatica contattata dal Post ha chiarito che il governo
italiano ritiene di avere un problema soprattutto con le navi delle
ong internazionali, e non con quelle di Frontex o altre missioni europee (come
invece hanno scritto alcuni, fra cui ANSA). Secondo la stessa fonte
negli ultimi tempi l’Italia sta cercando soluzioni alternative e si sta
concentrando soprattutto sulla possibilità di chiedere ad altri paesi europei
di accettare gli sbarchi delle navi che trasportano migranti. Per cambiare
le misure della missione Triton di Frontex è necessario un voto all’unanimità
del Consiglio Europeo, cosa molto difficile: di conseguenza è probabile che
l’oggetto di questi discorsi siano le navi della Guardia Costiera e delle
ong. Non è chiaro però in che modo si cercherà di convincere le ong a
sbarcare le persone soccorse in porti più lontani di quelli italiani, cosa che
andrebbe contro il diritto marittimo e limiterebbe la possibilità di compiere
lo stesso numero di operazioni di soccorso.
La possibilità
di chiudere i porti paventata dal governo italiano sarebbe una
misura senza precedenti e che probabilmente attirerebbe molte critiche da
parte delle istituzioni europee e dalle associazioni internazionali che si
occupano di diritti umani.
Di
recente la situazione è diventata particolarmente delicata per le autorità
italiane: nelle ultime 48 ore, ventidue navi con a bordo
complessivamente 12mila migranti sono sbarcate o stanno per sbarcare nei porti
italiani. Fino alla settimana scorsa, i migranti arrivati via mare nel
2017 erano
stati 78mila, in leggero aumento rispetto allo stesso periodo del 2016. ilpost.it/2017/06/28
L'ottimista.
Ma fino a 2 giorni fa questa ipotesi sembrava formulata da pazzi incoscienti.
Adesso è la cosa più logica da fare. tutto scorre.
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