Emanuele
Fiano, Legge contro la propaganda ispirata al Ventennio
«Disapprovo
quello che dite ma difenderò fino alla morte il vostro diritto a dirlo». Così,
parafrasando la celebre frase attribuita a Voltaire, Fabio Rampelli dagli
studi di Unomattina inzia un incandescente contraddittorio con Emanuele
Fiano, padre della legge contro la propaganda e la gadgettistica ispirata al
Ventennio. Prima un servizio sulle “novità” del provvedimento approvato
dalla Camera (con l’opposizione di FdI, Lega, Forza Italia e Cinquestelle) poi
il duello in diretta tv. Alla domanda del conduttore, Franco Di Mare,
sulla posizione di Fratelli d’Italia, il capogruppo a Montecitorio punta
i riflettori contro un provvedimento inutile, antistorico e “demenziale”.
Rampelli: è
una legge demenziale
Innanzitutto,
dice Rampelli, si rischia la reintroduzione dalla finestra dell’odioso reato
d’opinione, che «è un grave pregiudizio alle regole della convivenza
democratica». Ben vengano le sanzioni e la condanna dell’uso della violenza in
politica, ma niente guinzagli alle idee. E poi, aggiunge Rampelli, «se proprio
ci si vuole avventurare su questa strada, lo si deve fare a 360 gradi anche
nei confronti dei totalitarismi comunisti dei quali non c’è traccia nella legge
Fiano. Si dovrebbe intervenire su tutte le ideologie totalitarie, compreso
il comunismo, un sistema cruento che ha fatto carneficine anche in Italia, come
dimostra il “triangolo rosso” in Emilia». Tra i buchi neri di una legge
definita “demenziale”, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera aggiunge
anche l’assenza di storicità e di attualità, («oggi esiste un pericolo che si
chiama fondamentalismo islamico e un allarme concreto, che si chiama
terrorismo, è lì che si deve intervenire»).
Chiudiamo
l’Istituto Luce?
Poi, sotto
gli occhi divertiti dei conduttori, aggiunge: «Se mi trovassi a Mosca,
vorrei, anzi pretenderei, di trovare nei mercatini il colbacco con la stella
rossa. Non credo che un colbacco possa rappresentare un pericolo per la
democrazia come non lo è una bottiglia di vino con l’immagine del Duce e la
scritta “Bevo nero e me ne frego”». Con la nuova legge, incalza Rampelli, «che
cosa succede? Se parlo bene della riforma Gentile o dell’urbanistica
razionalista rischio fino a tre anni di carcere? Dobbiamo chiudere l’Istituto
Luce?». secoloditalia.it/2017/09/14.
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