Alla Ragioneria generale dello Stato avvertono che i conti
potrebbero presto non tornare se non ci sarà un adeguamento delle pensioni alla
speranza di vita, perché la spesa potrebbe andare presto fuori controllo,
mettendo a rischio il sistema di previdenza.
Pensioni legate alla speranza di vita o la spesa aumenta in
modo consistente. "Una modifica normativa volta alla soppressione
permanente del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di
accesso al pensionamento" comporterebbe "una maggiore spesa per
pensioni in rapporto al Pil di dimensioni consistenti".
Per la Ragioneria "dal confronto con la normativa
vigente, emerge fin dal 2021, con un profilo crescente che arriverebbe a circa
0,8 punti di Pil nel 2033". L'effetto "cumulato risulta di 21 punti
di Pil al 2060 e di 23,4 punti al 2070.
Tale risultato - si spiega - è determinato soprattutto dal
peggioramento del rapporto fra pensioni ed occupati, solo parzialmente
compensato nel lungo periodo dalla riduzione dell'importo medio di pensione
conseguente alla minore capitalizzazione dei contributi".
Con variazione degli scatti di età, il sistema si
indebolisce. La Ragioneria nel report sottolinea che interventi di legge
"diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti
automatici" sulle pensioni, inclusi gli scatti di età, "ma a
limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero un sostanziale
indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico
italiano". Per la Ragioneria "ritornare nella sfera della discrezionalità
politica" determinerebbe un "peggioramento della valutazione del
rischio paese".
Con uscita anticipata aumenta il gap fra ultima retribuzione
e assegno. Lo stop all'adeguamento automatico dell'età di uscita alla
speranza di vita causerebbe anche "un abbattimento crescente nel tempo dei
tassi di sostituzione", ovvero del rapporto tra l'ultima retribuzione e
l'assegno. Mantenendo invece l'automatismo, che inevitabilmente fa salire
l'età, il divario tra pensione e retribuzione non si scosterebbe di molto
rispetto ai livelli di oggi. Il prezzo da pagare è però un abbandono al mondo
del lavoro ritardato, che, stando alle attuali previsioni, aumenterebbe a 68
anni dal 2031 e a 70 anni dal 2057.
A 67 anni dal 2021 anche senza automatismi. Il
requisito per il pensionamento di vecchiaia, anche in presenza di un blocco
dell'adeguamento automatico alla speranza di vita, "verrebbe comunque
adeguato a 67 anni nel 2021, in applicazione della specifica clausola di
salvaguardia introdotta nell'ordinamento su specifica richiesta della
Commissione e della Bce, e successivamente mantenuto costante a tale
livello".
Manovra 2017 fa salire la spesa dopo 2 anni. "Gli
interventi adottati con la legge di Bilancio 2017 si muovono in
controtendenza" rispetto al processo di riforma delle pensioni e "per
la prima volta dopo oltre 20 anni il pacchetto di misure riguardanti il sistema
pensionistico ha previsto un ampliamento della spesa e una retrocessione nel
percorso di elevamento dei requisiti di accesso al pensionamento" osserva
la Ragioneria. Nel report si sottolinea che finora "il processo di riforma
è riuscito in larga parte a compensare i potenziali effetti della transizione
demografica sulla spesa pubblica nei prossimi decenni" e che gli
interventi "approvati a partire dal 2004 complessivamente hanno generato
una riduzione dell'incidenza della spesa sul Pil pari a circa 60 punti cumulati
al 2060". Di questi "circa due terzi sono dovuti agli interventi
adottati prima del 2011 e circa un terzo agli interventi successivi" in
particolare la riforma Fornero del 2011.
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