venerdì 9 marzo 2018

Renzi dimissioni

La lettera di addio di Renzi è datata 5 marzo. L’ha in mano Orfini, a cui il segretario l’ha consegnata quello stesso giorno perché venga ufficializzata lunedì prossimo in Direzione. Non ci sono ambiguità: «Le mie dimissioni sono esecutive, sono già fuori senza scontri e polemiche, con grande serenità», ha spiegato Renzi ai colleghi di partito. La delegazione E in quella missiva l’ex premier chiede di «convocare l’Assemblea nazionale». Non ci sarà nessun reggente fino ad allora. Il partito sarà guidato dal vice segretario Martina. E saranno loro a formare, con i capigruppo, la delegazione che andrà al Quirinale per le consultazioni. Poi a metà aprile, l’Assembla nazionale deciderà se eleggere un segretario lì, senza primarie, o fare un congresso vero e proprio. Renzi preferirebbe la seconda ipotesi, è ovvio, ma non si impunterà sulla prima, che, al momento, gli pare la più probabile. Guarda anzi con un certo distacco alla pletora di possibili candidati: Martina, Chiamparino, Calenda, Zingaretti. Chissà, forse ce ne sarà anche uno renziano, ma il nome è ancora coperto. Il bilancio Non c’è rancore in questo addio, forse un po’ di amarezza.


LA bufala 
l'ultimo che se n'è andato via senza rimpianti è stato Cincinnato.
Non c'erano neppure giornalisti a piangere sul suo allontanamento dalla politica

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