Fondi pensione. Quali opportunità
Le adesioni ai fondi pensione continuano ad aumentare. Nei nove mesi del 2016, stando ai dati Covip, gli
iscritti sono saliti del 5,3% a quota 7,6 milioni. Una buona notizia per i
gestori previdenziali che continuano a vedere crescere le proprie masse, salite
a 146,4 miliadi di euro (in base agli ultimi dati aggiornati a fine settembre
2016), con un aumento del 4,5% da fine 2015, anche se restano comunque bassi
rispetto al Pil (10%). La strada è infatti ancora lunga per arrivare a una
completa copertura dei lavoratori italiani, che sono circa 22 milioni. E
soprattutto c’è ancora molto lavoro da fare per diffondere una maggiore cultura
finanziaria nel Paese, come emerge dal primo censimento condotto da Banca
d’Italia, Consob, Covip, Ivass, Feduf e Museo del
Risparmio sulle iniziative di educazione finanziaria svolte nel triennio
2012-14.
E la situazione appare allarmante in tema previdenziale
perché la stampella pubblica, che per anni ha garantito pensioni legate al
generoso sistema retributivo, oggi è venuta meno. Non sorprende dunque che il
citato censimento delle quattro Autorithy rileva che «pur percependo la
necessità di dover integrare la pensione pubblica, gli italiani ricorrono poco
alla previdenza complementare poiché ne ignorano anche gli aspetti di
funzionamento basilari, per esempio i benefici fiscali riconosciuti». Tra
questi c’è l’esenzione dall’imposta di successione. (nel caso di decesso
dell’iscritto prima della pensione i capitali accumulati vanno agli eredi o ad
altre persone designate da quest’ultimo senza applicazione delle imposte di
successione).
A riprova ci sono i rendimenti. In generale i fondi pensione
hanno dato buona prova di sè su questo fronte negli ultimi anni. E anche il
2016, un anno certamente non banale dal punto di vista finanziario, non ha
fatto eccezione.
In base alla rilevazione effettuata da MF-Milano
Finanza, che ha raccolto un’anticipazione dei risultati della gestione dei
fondi pensione negoziali operativi in Italia (un campione che copre oltre l’80%
del mercato), nel 2016 il rendimento medio si è attestato al 2,6% netto a
fronte della rivalutazione dell’1,49% netto del Tfr in azienda. A confronto i
fondi comuni italiani hanno segnato nel 2016 un rendimento dell’1,75% (Indice
generale Fideuram). Peraltro, gli stessi gestori dei fondi comuni gestiscono
anche i mandati dei fondi negoziali.
Il comparto Dinamico di Cooperlavoro (il fondo
pensione dei lavoratori delle cooperative), il migliore con una performance del
6,13% (confermando il rendimento medio annuo composto del quinquennio 2011-2015
pari al 6,47%), è gestito da Pioneer Sgr. Seguono in classifica le linee
Crescita ed Equilibrio (gestite da Pioneer ed Edmond De Rothschild Asset
Management), entrambe di Fondaereo (il fondo dei pioti e assistenti
di volo), che hanno fatto, rispettivamente, il 6,12% e il 5,54%. Come emerge
dalla tabella qui sopra, una decina di linee hanno registrato nel 2016
rendimenti oltre il 5%. Quanto ai fondi pensione aperti, il rendimento medio
2016 degli oltre 250 comparti sul mercato è stato dell’1,76%, con picchi di
oltre il 6% (vedere tabella che segue a fine paragrafo), come il caso di Azimut
Previdenza Comparto Crescita che nei 12 mesi ha reso il 7,68%. Per i Pip,
i piani individuali pensionistici, non è ancora possibile effettuare il
bilancio del periodo perché i rendimenti delle gestioni separate non sono
disponibili in corso d’anno mentre quelli delle unit linked di ramo III si sono
attestati al -0,1% nei nove mesi del 2016.intermediachannel.it
LA bufala
Ma i fondi pensione garantiscono un reddito minimo?
Se le performance le fanno i fondi con componente azionaria,
nel caso di crollo del mercato azionario cosa viene intasca al conferente:
Nulla?
Nessun commento:
Posta un commento