sabato 9 giugno 2018

Tria Ministro dell’Economia e delle Finanze


Tria Ministro dell’Economia
Mentre tutti parlano come fossero ministri dell’Economia, l’unico a non parlare finora è stato il ministro dell’Economia, impegnato in questi primi giorni di governo a far di conto ma anche a far capire che «ogni parola può influenzare i mercati». Finora l’appello del professor Tria è caduto nel vuoto. Sebbene lo spread in salita e la Borsa in discesa dimostrino la fondatezza delle sue preoccupazioni, il chiacchiericcio prosegue al ritmo d’inflazione argentina, con i leghisti che si accapigliano sulla modalità d’avvio della flat tax e i grillini che discutono sulla ridefinizione lessicale del reddito di cittadinanza.
Il neo titolare di via XX Settembre tenta di far presa sui colleghi, nonostante Salvini giuri che «l’Italia non sarà più schiava dell’Europa», Fraccaro indichi nello strumento referendario un modo per risolvere (anche) la questione «euro sì» «euro no», e Di Maio assicuri che oltre al blocco dell’aumento dell’Iva saranno garantite tutte le promesse elettorali. Le coperture? «Ci sta lavorando il ministro dell’Economia».
Ecco. A parte la difficoltà di reperire le risorse che servirebbero per scongiurare le clausole di salvaguardia, il vero problema di Tria è convincere i suoi interlocutori della gravità del momento, perché — con il debito pubblico a fare da zavorra — tra il rallentamento dell’economia mondiale e l’imminente fine dello «scudo» europeo, il Paese rischia. «Perciò bisogna andare con i piedi di piombo», dice. E pare di sentire il governatore Visco, secondo cui «a fare il passo più lungo della gamba si può finire nel burrone». Ma nessuno nel governo e in maggioranza al momento intende abbracciare «l’arte del tacere», e la disperazione del ministro è compresa dagli amici accademici, ce n’è traccia in un editoriale del professor Sapelli, che ieri su Sussidiario.net ha cercato di aiutarlo, esortando Di Maio e Salvini al «silenzio operoso».

La bufala
Speriamo che si ricordi di essere anche Ministro delle Finanze e che il sistema di accertamento e riscossione è fatto in modo di aggravare la posizione del contribuente addossandogli oneri costosi che fanno perdere un sacco di tempo e scoraggiano iniziative atte a produrre reddito e lavoro.

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