lunedì 24 settembre 2018

Giuseppe Conte in Etiopia ed Eritrea

Giuseppe Conte in Etiopia ed Eritrea
Palazzo Chigi fa sapere che “presto” (con ogni probabilità l’11 ottobre) il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà in Etiopia ed Eritrea, dove incontrerà ad Addis Abeba il neo premier Abiy Ahmed, a cui farà seguito una visita ad Asmara dove vedrà il presidente Isaias Afewerki. I due paesi, protagonisti di una storica pace stretta definitivamente nei giorni scorsi, sono luoghi dove ancora (dopo la pagina coloniale) l’influenza dell’Italia è forte: l’Etiopia è il secondo beneficiario dei programmi di cooperazione internazionale italiana nel continente africano, per esempio.
La visita di Conte in Etiopia ed Eritrea segue il solco di uno sforzo diplomatico saudita (con una posizione che dalla Farnesina fanno sapere di approvare in pieno) e dunque si posiziona abbastanza nettamente. Un dossier con cui il regno si è dato una dimensione di leader internazionale che ha cura per questioni umanitarie (la guerra tra i due paesi africani ha prodotto dozzine di migliaia di morti, e condizioni di vita pessime che hanno prodotto migrazioni) e lavora per la pace.
Parlare di rotte, importanza commerciale e stabilizzazione regionale, ampia un quadro che introduce la Cina all’interno dell’allineamento di attori esterni che hanno interessi e proiezioni sulla situazione del Corno d’Africa.
I cinesi hanno piazzato nel paese – il più stabile della regione – la loro prima base extraterritoriale, che è una presenza militare a poca distanza da un’altra base, l’americana Camp Lemonnier (da lì il CentCom gestisce i droni che seguono i qaedisti in Yemen e i jihadisti somali), con alta importanza geostrategica perché presidia a distanza l’apertura verso l’Europa, più a nord a Suez, delle rotte marittime della Via della Seta. La base, dice Pechino, ha lo scopo di controllare e dissuadere il fenomeno della pirateria, molto attivo nella zona, per permettere fluidità ai commerci.
Roma è sulla linea cinese, il suo peso diplomatico proietta l’Europa sul processo di pace nel Corno d’Africa e dà supporto alle iniziative di Pechino con potenziali ritorni. Qualche giorno fa, il South China Mournin Post, giornale di Hong Kong di proprietà del re cinese dell’e-commerce Jack Ma, affermava che l’Italia ha come strategia quella di diventare il primo partner cinese all’interno del G7 per il progetto Obor, acronimo inglese della Nuova Via della Seta. Un piano che richiede cooperazione anche dal punto di vista diplomatico e politico internazionale.
Mosca e Pechino condividono l’interesse profondo alla stabilizzazione in quell’area, e anche in questo caso la presenza italiana come attore collegato non dispiace ai russi, che trovano a Roma uno dei governi occidentali più amici; ed entrambi, Cina e Russia, sono anche in ottimi rapporti con l’Arabia Saudita, così come l’Italia. Formiche.net

LA bufala
Guardare all’Africa è da statista.
Solo con un intervento di sostegno e di cooperazione internazionale in Africa si potranno risolvere I problemi dell’EUROPA

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