Sindaci contro il decreto sicurezza. La decisione del primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando di sospendere il provvedimento caro a Salvini ha ricevuto eco in altri Comuni italiani, molti governati da giunte di centrosinistra. Da Napoli Luigi De Magistris si dichiara pronto ad aprire il porto partenopeo ai 32 migranti a bordo della Sea Watch: un'altra azione con cui il sindaco partenopeo sfida il vicepremier sul terreno dell'immigrazione. A Firenze il dem Dario Nardella valuta la strada del ricorso costituzionale. E in campo scende anche Giuseppe Sala, sindaco di Milano, con un appello al ministro dell'Interno:
Nel mirino della rivolta c'è innanzitutto l'articolo 13 del decreto, che - ricordiamo - è stato convertito nella Legge n. 132/2018, con cui si stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basta (più) per iscriversi all'anagrafe e quindi avere la residenza. In sostanza i comuni non possono più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d'identità e i servizi, come l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l'Asl) o ai centri per l'impiego. L'assistenza alla salute viene derogata al servizio medico e infermieristico che sarà offerto nel centri di accoglienza e al pronto soccorso (con un aumento degli accessi e quindi dei costi).
Orlando ha ordinato ai dirigenti dell' anagrafe di Palermo di disattendere la norma e di continuare a iscrivere nel registro dei residenti i migranti con regolare permesso di soggiorno. "Siamo in presenza di un provvedimento che rende coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno a essere dall'oggi al domani senza diritti. Tutto questo è in palese violazione dei diritti costituzionali". Dello stesso avviso Luigi De Magistris: "Noi continueremo a concedere la residenza e non c'è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c'è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata".
quotidiano .net
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