venerdì 22 febbraio 2019

Francesco Storace


Inorridisco a leggere gli sfoghi di Maria Elena Boschi. Se la prende con la gogna mediatica, la poveretta, saltellando dal papà suo ai genitori di Matteo Renzi, come ha già riassunto stamane il Secolo d’Italia con l’articolo che trovate in questo link: http://www.secoloditalia.it/2019/02/genitori-di-renzi-la-boschi-si-scatena-contro-tutti-e-canta-un-brano-di-de-gregori/

Ma che cosa pretende, la giovane e cadente stella del firmamento toscano, dopo aver preteso di tutto grazie al proprio status politico? Si lamenta del trattamento ricevuto, da lei e da Matteo suo. Che pure lui non si fa mancare nulla quanto a piagnistei. Vero, tutti coltiviamo dubbi su due settantenni ai domiciliari nemmeno tanto truculenti, visto che possono comunicare persino su Facebook. Ma da qui a strillare come vittime del sistema ce ne corre.

Se i lettori del Secolo mi permettono, racconto una storia che mi riguarda, dedicandola propria alla coppia lacrimante, Matteo & Maria Elena.

Video correlati • Conte: migranti: "Serve comitato di crisi Ue"

Ho fatto otto anni il parlamentare e cinque il governatore. In compenso mi sono beccato il tritacarne giudiziario e mediatico per la bellezza di ventitré anni in totale. Inchieste dalle quali ho avuto l’onore di uscire sempre pulito, senza la pretesa di strillare alla congiura. Arrabbiato sì, ma per le speculazioni dei padri (politici) di Renzi e Boschi. Sette anni sotto la mannaia per la sanità, per poi essere prosciolto ventiquattr’ore prima della prescrizione da un giudice coraggioso che escluse ogni ipotesi di corruzione; sette anni per l’infamia del Laziogate, con tanto di processo e una marea di udienze, primo e secondo grado, e assoluzione con formula piena e ogni giorno titoli (negativi) sui giornali e trafiletto quando tutto finì (bene). Poi Napolitano, nove anni di processi, i più duri moralmente parlando: perché per chi ha senso delle istituzioni, trovarsi di fronte il presidente della Repubblica è devastante.secoloditalia.it


Nel marzo 2006 scoppia lo scandalo Laziogate. Storace è sospettato di avere utilizzato investigatori privati dell'agenzia milanese Ssi e degli operatori informatici della società regionale "Laziomatica" per violare l'anagrafe comunale di Roma per scoprire dati riservati sui suoi avversari politici per le Elezioni regionali del 2005. In particolare, secondo le accuse avrebbe inteso controllare i dati dei sottoscrittori delle liste di Alternativa Sociale, partito di Alessandra Mussolini, accusati di aver falsificato alcune firme, e preparare dossier fasulli su Piero Marrazzo. In seguito a tali vicende e alla conseguente indagine della magistratura sulla presunta attività di spionaggio politico ai danni di Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo, il 10 marzo rassegna le sue dimissioni da ministro. Da tali accuse verrà tuttavia prosciolto nel giugno 2007. È stato invece rinviato a giudizio dalla procura con l'accusa di accesso abusivo a un sistema informatico, e il 5 maggio 2010 è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Nell'ambito dello scandalo "Laziogate", che nel marzo 2006 vide Storace indagato dalla procura della Repubblica di Roma per violazione della legge elettorale, il procedimento si conclude il 29 ottobre 2012 con l'assoluzione. Nell'aprile 2006 si apprende inoltre che Storace è indagato anche per il reato di associazione a delinquere, contestato anche ad altri. Storace e tutti gli altri indagati sono stati assolti da tale accusa nel giugno 2007, venendo invece rinviato a giudizio dalla procura di Roma con l'accusa di accesso abusivo ad un sistema informatico. Il processo, iniziato il 15 maggio 2007, è proseguito il 15 aprile 2010 con la richiesta di condanna per Storace di due anni di reclusione, di tre anni e 6 mesi per il suo ex portavoce, unitamente ad altre sette richieste di condanna per i restanti imputati per accesso abusivo a sistema informatico, violazione della legge sulla privacy, favoreggiamento, falso e interferenza illecita nella vita privata altrui.
Il 7 maggio 2011 Storace ha invece ottenuto il diritto al risarcimento dei danni subiti in campagna elettorale dalla falsificazione delle firme operata dai sottoscrittori della lista concorrente di Alternativa Sociale. Il 29 ottobre 2012 la sentenza del processo d'appello ha poi assolto Storace perché «il fatto non sussiste», assolti anche altri imputati mentre è stata ridotta la pena ad un'ex collaboratrice dello staff. Le motivazioni della sentenza confermeranno che Storace, in quell'occasione non solo non commise alcun reato, ma fu vittima dell'altrui comportamento illecito.
Poco prima delle elezioni regionali del 2005, l'Unità riportò una notizia falsa in cui si accusava il padre di Storace di aver picchiato un ebreo. In seguito il giornale si scusò; il centro-destra insorse di fronte a quello che considerava un attacco politico in vista delle imminenti elezioni del 3 e 4 aprile, nelle quali peraltro Storace fu sconfitto dal candidato de L'Unione Piero Marrazzo.
Nell'agosto del 2009 la Corte dei Conti espresse con propria sentenza un giudizio positivo sulla politica sanitaria della giunta Storace, ritenendo che «nessun abuso è stato commesso nella ristrutturazione del debito della regione Lazio»; e che «la gestione del portafoglio del debito, attuata fino al 2005, ha prodotto un risultato complessivo positivo di circa 125 milioni di euro». Nel 2013, sullo stesso tema si espresse, nel corso delle discussioni in Consiglio regionale circa l'approvazione del bilancio annuale, anche l'assessore regionale al Bilancio della Giunta Zingaretti, Alessandra Sartore: «il debito effettivamente negli anni è cominciato ad emergere sostanzialmente dagli anni 2005, 2006 e seguenti, ma questo è dovuto al fatto che vi erano norme che autorizzano alla contrazione di mutui per investimenti che molto spesso venivano autorizzati ma non effettivamente contratti».Wikipedia

Nessun commento:

Posta un commento