mercoledì 25 settembre 2019

messaggio di “super” Mario Draghi al governo Conte due


All’Italia serve «Un’agenda di riforme strutturali»: bisogna diminuire la spesa pubblica e aumentare la concorrenza del mercato italiano. E i Paesi che hanno un alto debito pubblico devono fare «una politica fiscale prudente per non destabilizzare la situazione» dell’eurozona. Tradotto: fare riforme ad ampio respiro, farle bene e farle presto. Perché aumentare il deficit nella prossima legge di bilancio non risolverà tutti i problemi dell'Italia. Questo è il messaggio di “super” Mario Draghi al governo Conte due. Il presidente della Banca centrale europea ha snocciolato i punti della sua agenda politica con il solito tono pacato, rispondendo alle domande dei deputati della commissione Affari economici del Parlamento europeo nella sua ultima audizione a Bruxelles come capo dell’Eurotower.
Primo punto dell’agenda politica di Draghi: pensare in grande. Aumentare la concorrenza nel mercato italiano sempre più depresso, velocizzare i tempi della giustizia, più investimenti in ricerca e istruzione. Perché «Le riforme strutturali sono una categoria più ampia rispetto a le riforme singole come quella del mercato del lavoro». Non bastano le promesse bandiera agitate in campagna elettorale per risolvere i problemi dell’Italia. Il riferimento velato è al reddito di cittadinanza che avrebbe dovuto far crescere il Pil italiano in un solo anno dell’1,5 grazie al suo effetto moltiplicatore. Almeno promettevano così Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, quando ancora facevano parte del governo gialloverde. Ma non è successo. Perché per garantire una crescita stabile e realizzare «obiettivi di equilibrio strutturale» serve una combinazione di tante riforme a largo respiro, senza paura di scontentare qualcuno. Draghi ha parlato anche d'intervenire sul «mercato dei prodotti», gergo da economisti che significa per esempio aprire il mercato delle libere professioni: notai e ingegneri, per dirne due. Oppure liberalizzare le concessioni delle spiagge come in teoria imporrebbe la direttiva Bolkestein, congelata dal governo italiano. Ma bisognerebbe anche combattere la burocrazia fatta di lacci e lacciuoli, di timbri, di code e dipendenti poco propensi ad aggiornarsi.linkiesta.it24.9.2019

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