giovedì 28 novembre 2019

da Kazantip a Popovka,

Kazantip  è deserta, c’è solo una locanda polverosa sul mare di Azov, quattro vecchi e una ragazza davanti a un juke-box. Chiediamo informazioni. Tirano fuori una mappa, il rave di Kazantip l’hanno spostato a Popovka, dall’altro lato della Crimea, come dire che la Biennale di Venezia è stata trasferita verso Genova. Altre strade e altri paesaggi e qualche birra finché vediamo in lontananza le luci della fortezza, ai varchi controllano i documenti e ci consegnano il nuovo passaporto della Repubblica di Kazantip, tre chilometri di costa chiusi da una barriera invalicabile, c’è la security armata e non entri senza il pass. Chiaramente è un avamposto russo, il parcheggio è una distesa di suv targati Mosca, con la freccia d’argento facciamo un figurone ma l’albergo è una vera topaia, un compound sovietico che cade a pezzi, ci sono i buchi nel pavimento e la moquette dei tempi di Krusciov. Il resto è una spiaggia di cupole geodetiche e palme portate da chissà dove, banchi cocktail e campi da beach volley e migliaia di magliette gialle che colorano un fiume di ragazze seminude e soprattutto non c’è nemmeno un europeo, una vera goduria,il foglio.it

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