scandalo “LuxLeaks accordi “segreti” tra il governo
lussemburghese società multinazionali
scandalo “LuxLeaks” esploso nel 2014 ha nuovamente portato
all’attenzione internazionale questa situazione piuttosto imbarazzante.
Grazie al lavoro del Consorzio Internazionale dei
giornalisti investigativi (in inglese ICIJ), una rete di 220 giornalisti con
sede a Washington, si è scoperto come alcune delle più grandi
multinazionali al mondo abbiano convogliato miliardi di dollari in Lussemburgo
per evitare di pagare le tasse dovute alle varie nazioni europee dove
fisicamente svolgevano attività.
Le rivelazioni di “LuxLeaks” hanno messo in luce una prassi
consolidata di accordi “segreti” e personalizzati (i
famosi “tax ruling”) tra il governo lussemburghese e circa 350 società
multinazionali (tra i quali Apple, Nike,Disney, Skype e GlaxoSmithKline)
che hanno consentito a queste ultime di risparmiare miliardi di euro in tasse.
Il meccanismo è piuttosto semplice: dalla fine negli
anni 90 il Lussemburgo ha trasformato in legge nazionale la direttiva europea
che permette alle imprese societarie di pagare le tasse dove hanno la sede
legale e non necessariamente nei paesi che ospitano il processo
produttivo.
Le grandi società di consulenza offrono dei pacchetti
fiscali alle grandi aziende approvati direttamente dall’amministrazione
tributaria lussemburghese, che oltre al trasferimento della sede legale in Lussemburgo,
prevedono una serie di attività atte a riallocare i profitti nel granducato.
Una pratica molto usata riguarda i prestiti tra società
dello stesso gruppo, ad esempio una azienda con base in una nazione con
fiscalità elevata presta soldi a tassi di interesse simbolici, anche inferiori
all’1%, ad una azienda “sorella” con sede in Lussemburgo. Quest’ultima nasce
con il preciso scopo di prestare a sua volta denaro ad altre società del gruppo
ubicate in altri paesi a tassi molto più elevati, ad esempio al 10-12%. Con
questo meccanismo le grandi multinazionali abbattono la base imponibile
nei paesi ad elevata tassazione, per trasferire i profitti in Lussemburgo ed
avvantaggiarsi del favorevolissimo regime fiscale.
Ovviamente il ministero delle Finanze in Lussemburgo
continua a negare che la nazione sia un paradiso fiscale, avvalendosi del fatto
che il piccolo paese non figura nella apposita lista nera dell’Ocse o
dell’Unione Europea. In realtà queste liste sono state spesso accusate di poca
chiarezza e di criteri di inclusione piuttosto discutibili, tanto è vero che
l’organizzazione indipendente e no profit OXFAM ha redatto la propria lista dei
paradisi fiscali dove non solo è presente il Lussemburgo, ma è in compagnia di
altre nazioni europee come l’Olanda, l’Irlanda e Cipro. Ilprimatonazinale.it
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