sabato 30 novembre 2019

scandalo “LuxLeaks accordi “segreti” tra il governo lussemburghese società multinazionali


scandalo “LuxLeaks accordi “segreti” tra il governo lussemburghese società multinazionali

scandalo “LuxLeaks” esploso nel 2014 ha nuovamente portato all’attenzione internazionale questa situazione piuttosto imbarazzante.
Grazie al lavoro del Consorzio Internazionale dei giornalisti investigativi (in inglese ICIJ), una rete di 220 giornalisti con sede a Washington, si è scoperto come alcune delle più grandi multinazionali al mondo abbiano convogliato miliardi di dollari in Lussemburgo per evitare di pagare le tasse dovute alle varie nazioni europee dove fisicamente svolgevano attività.
Le rivelazioni di “LuxLeaks” hanno messo in luce una prassi consolidata di accordi “segreti” e personalizzati (i famosi “tax ruling”) tra il governo lussemburghese e circa 350 società multinazionali (tra i quali Apple, Nike,Disney, Skype e GlaxoSmithKline) che hanno consentito a queste ultime di risparmiare miliardi di euro in tasse.
Il meccanismo è piuttosto semplice: dalla fine negli anni 90 il Lussemburgo ha trasformato in legge nazionale la direttiva europea che permette alle imprese societarie di pagare le tasse dove hanno la sede legale e non necessariamente nei paesi che ospitano il processo produttivo.
Le grandi società di consulenza offrono dei pacchetti fiscali alle grandi aziende approvati direttamente dall’amministrazione tributaria lussemburghese, che oltre al trasferimento della sede legale in Lussemburgo, prevedono una serie di attività atte a riallocare i profitti nel granducato.
Una pratica molto usata riguarda i prestiti tra società dello stesso gruppo, ad esempio una azienda con base in una nazione con fiscalità elevata presta soldi a tassi di interesse simbolici, anche inferiori all’1%, ad una azienda “sorella” con sede in Lussemburgo. Quest’ultima nasce con il preciso scopo di prestare a sua volta denaro ad altre società del gruppo ubicate in altri paesi a tassi molto più elevati, ad esempio al 10-12%. Con questo meccanismo le grandi multinazionali abbattono la base imponibile nei paesi ad elevata tassazione, per trasferire i profitti in Lussemburgo ed avvantaggiarsi del favorevolissimo regime fiscale.
Ovviamente il ministero delle Finanze in Lussemburgo continua a negare che la nazione sia un paradiso fiscale, avvalendosi del fatto che il piccolo paese non figura nella apposita lista nera dell’Ocse o dell’Unione Europea. In realtà queste liste sono state spesso accusate di poca chiarezza e di criteri di inclusione piuttosto discutibili, tanto è vero che l’organizzazione indipendente e no profit OXFAM ha redatto la propria lista dei paradisi fiscali dove non solo è presente il Lussemburgo, ma è in compagnia di altre nazioni europee come l’Olanda, l’Irlanda e Cipro. Ilprimatonazinale.it

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