Attraverso l’e-commerce passa un aumento delle
emissioni inquinanti. Anche qui i numeri parlano chiari. Secondo il
rapporto di McKinsey, il numero dei veicoli commerciali nel mondo è
cresciuto da 250 a 330 milioni di unità nel mondo tra il 2006 e il 2014. A
provocare questo aumento (più 32%) il diffondersi delle consegne a domicilio,
attraverso gli acquisti online, sempre più veloci, efficienti, puntuali, a
scapito di un generale ingolfamento del traffico delle città con conseguente
emissioni di gas di scarico inquinanti da parte di furgoni
proporzionalmente più inquinanti degli altri veicoli. A Londra, ad
esempio, i furgoni delle consegne rappresentano il 30% delle emissioni
inquinanti, nonostante siano appena il 10% del parco macchine in circolazione.
Per non parlare dell’aumento del tempo trascorso alla guida
per gli automobilisti, conseguenza proprio dell’impennata di presenza di
furgoni per le consegne. McKinsey stima che se nella Capitale britannica erano
necessari 20 minuti per compiere un tragitto nel 2012, adesso ne servono 25.
Un rimedio consisterebbe nel fare uso di furgoni elettrici per
le consegne, che non emettendo sostanze inquinanti, contribuirebbero a ridurre
l’impatto negativo sull’ambiente.
Al momento questo tipo di furgoni rappresentano però
un’esigua minoranza. Secondariamente, si potrebbe optare per consegnare la
merce anche di notte, fatto questo che inciderebbe però sul rapporto con il
cliente (costretto ad essere disturbato nel sonno), sull’importo dei salari per
i lavori notturni (con ricadute sui prezzi finali del prodotto) e sullo
stesso inquinamento, spostato dal giorno alla notte.
Così muoiono i centri storici
Ci sono poi dei costi sociali e culturali che non
possono essere sottovalutati. Essi gravano sullo stesso tessuto urbano,
letteralmente assediato e spogliato delle sue prerogative commerciali. Negli
ultimi 10 anni sono quasi 63mila i negozi che hanno abbassato per
sempre la serranda, con il numero degli esercizi commerciali in calo del 11,1%
rispetto al 2008.
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