Altre storie. La professoressa Giovanna.
Al Liceo classico avevo
una grossa difficoltà nei temi di italiano.
Per questo volendo
raggiungere disperatamente il sei i miei decisero di mandarmi a ripetizione.
Effettivamente per
scrivere bisogna leggere molto perché leggendo ti arricchisci di idee e di
parole.
A casa mia non si leggeva
molto mia madre leggeva le riviste illustrate e forse più che a leggere gli
articoli al massimo leggeva i titoli oltre che a scorrere le fotografie dei
personaggi più di moda.
Mio padre pensava bene
a guadagnare rimestando gli ingredienti, tutti naturali, che la pala elettrica
trasformava in ottimi gelati.
Per lui leggere era un
passatempo troppo impegnativo.
Al massimo leggeva la
gazzetta o il Gazzettino nei momenti morti quando i clienti non cerano ancora
arrivati.
Leggere è un a
abitudine e per fartela venire ci vuole pazienza e dedizione oltre che una
seppure modesta biblioteca.
Il surrogato di tutto
ciò era fare ricorso alla professoressa Giovanna.
Lei si ostinava a tagliare
e cucire i miei striminziti pensieri per dare forma e contenuto dignitoso ai
temi che dovevo portare in classe per la correzione.
Voleva cercare di
raddrizzare frasi contorte rimpolpare contenuti striminziti, aggiustare modi di
dire scorretti avendo ben cura che l’impostazione e la struttura che avevo
concepito rimanesse tale.
Forse se li avesse
scritti lei i temi sarebbero stati perfetti ed io adeguandomi al suo stile
forse sarei migliorato di più nel contenuto e nella forma.
Con somma fatica si
raggiungeva il sei e non sempre.
Il dogma di non
modificare il mio talento che avrebbe dovuto prima o poi sbocciare ebbe però il
sopravvento e posso dire che fierezza che tutto ciò che fu scritto era farina
del mio sacco corretta fin che si vuole ma la farina era quella.
E’ per questo che ti
ricordo cara professoressa Giovanna per non esserti arresa e per avermi
sopportato.
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