Altre
storie. Il testamento
Il nonno Nicola
vuole lasciare le cose in ordine distribuendo il suo patrimonio fra le figlie
ed il piccolo Nicheto che gli sembra particolarmente indifeso .
La perenne malattia
del padre è troppo rischiosa e può lasciarlo da un momento all’altro senza
tutela.
La madre non è poi
così capace di reggere una gestione troppo complicata del bilancio non avendo
risorse che le derivano da una qualche professionalità né ha la capacita di
inventarsi un mestiere se non quello della donna di casa.
“Fare testamento
non vuol dire” dice “che penso alla morte significa che penso a quelli che
restano.”
La divisione del
testatore è un modo di fare risparmiare litigi agli eredi.
Si sa che le
divisioni comportano un’utilità solo per avvocati e periti perché il prezzo
giusto non esiste.
Tutte le
valutazioni possono cambiare e quello che un affare oggi può essere un
imbroglio domani.
Lo zio Pasquale
insite per dare una quota al nipote la
cui rendita gli consenta di portare a termine gli studi una sorta di borsa di
studio a garanzia del futuro incerto.
Certo che chi si
prende la briga di risolvere i problemi che di fondo sono degli eredi si prende
lui le critiche.
La regola è
sacrosanta chi lavora chi prende decisioni sbaglia chi nulla fa è materialmente
impossibile che commetta errori salvo a
finire nel girone degli ignavi.
Solo le persone
intelligenti, che sono la minoranza purtroppo, capiscono la generosità e
l’amore che inducono il nonno Nicola a fare
questo passo.
In fondo il
testamento è un atto di amore perché il nonno si assume l’onere di
ripartire e dividere vuol dire
sottoporsi a critiche .
E’ più semplice
lasciare tutto così come è senza preoccuparsi di nulla, già ce ne abbastanza a
risolvere i piccoli quotidiani problemi che andarsi a procurare altre possibili
grane per semplificare la vita a chi resta
può essere giudicato un di più.
Per dividere un
maniera equilibrata bisogna studiare informarsi,meglio stare seduti in Riva al
sole aspettando l’ora del pranzo e della cena senza discutere con nessuno di
appartamenti e valutazioni.
Di donazioni poi è
meglio non parlarne in assoluto.
Le donazioni sono
sempre pericolose perche il donatario può sperperare quello che ha ricevuto o
quanto meno non riconoscere nulla al donante della generosità dimostratagli.
Il donante può
rimanere in braghe di tela a contemplare la sua generosità senza il becco di un
quattrino.
Per questo nonno
Nicola che non è certo uno stupito non si è spogliato del suo con donazioni
inopportune.
Qualcosa se lo
tiene a buona garanzia di una vecchiaia serena, visto che allora non esisteva
alcuna forma di previdenza.
“Nel fare testamento,
è contemplato dal codice civile, devi rispettare i diritti che hanno le tue
figlie ad avere una quota della tua eredità quindi può donare solo una quota
residua di beni come per esempio un
appartamento per abitazione futura ed un altro più quel vecchio
magazzino per una piccola rendita così
Nicheto può affrontare gli studi ” gli dice lo zio Pasquale.”
Le figlie capiranno
gli scopi del genitore o lo considereranno un vecchio rimbecillito che si fa
convincere da quel bell’imbusto di zio Pasquale che vuole bene al piccolino
dato che lui ha solo nipoti acquisiti per merito non avendo mai avuto figli
propri?
La madre non può che volere il bene del figlio, ma la
zia sarà così contenta?
Il bene che si
vuole a parole non è lo stesso che rimane dopo un disposizione ereditaria
sfavorevole.
“Il problema non si
pone.” dice il notaio Flemma.
Lui è noto in città
per imbrogliare minori e interdetti che hanno scarse possibilità di difesa nei
meandri della più sottile interpretazione
giuridica.
Lui sa correggere
interpretare e così analizzando le pieghe di ogni norma e di ogni aspetto
procedurale può dare la soluzione che fa comodo ai suoi clienti.
“Io le faccio una
trascrizione che metterà fine all’ingiustizia correggendo le quote.
All’ufficio della
Conservatoria non sono così attenti e non controllano se la trascrizione è
uguale al testamento.
Mica si possono
permettere di fare le pulci ad un atto notarile.” afferma soddisfatto.
Naturalmente l’erede
che richiede la pubblicazione del testamento deve sottoscrivere, perché è loro la
responsabilità di firmare l’atto che gli rende giustizia.
“Basta correggere
le quote e dire che al nipote va la meta di quanto disposto e tutto si sistema.
Beninteso dovrò
esser pagato per questi adempimenti aggiuntivi.”
Il notaio sa che
può dimostrare la sua preparazione giuridica in barba a qualsiasi controllo.
Quale impiegato del
polveroso catasto può mettersi di fronte
ad un notaio e contraddirlo.
Una delle cosa che
il notaio Flemma ama di più è la sua sostanziale impunità garantita dalla legge
alla sua categoria.
Per mettersi nelle
grane ci vuol altro che una pratichetta di questo tipo.
Il notaio Flemma lo
sa bene; sa quali sono i limiti che la consuetudine pone al suo sigillo
notarile.
Cosa gli interessa
rispettare le reali volontà del defunto se questo per imperizia ha sbagliato ad
identificare le quote più corrette.
Lui è la giustizia
quella pratica quella di tutti i giorni, quella che sistema le cose per evitare
azioni legali contenziosi fra gli eredi.
Basta accontentare
il più forte quello che può agire quello che ha i soldi di andare da un buon
avvocato e allora si sono guai per tutti si litiga e si spende di più di quanto
si riceve oltre a farsi il sangue amaro.
E’ sempre meglio
seguire i criteri empirici del notaio Flemma.
Lui fra l’altro che
cosa rischia?
L’Ordine cosa gli
può fare?
Le giustificazioni
che può addurre sono infinite e soprattutto chi gliele contesta?
Potrà mica avere
delle grane da un bambino di dieci anni o il suo tutore che può non capire o far finta di non capire.
Rischi quindi
tendenti a zero o al massimo ad una sanzione di qualche lira da parte del
Conservatore degli archivi notarili che con tutti quegli atti che ci sono non
ha mica tempo di leggerli tutti.
Qualche piccola
grana solo nella malaugurata ipotesi che qualcuno se ne accorga ed abbia a
protestare.
La legalità al
notaio Flemma è assicurata dalla legge che non dispone alcun controllo sulla
sua azione.
Lui lo sa ed è per
questo che ti riceve così tronfio del suo potere in quello stambugio oscuro che
è il suo regno dove conta gli atti del suo repertorio e fa conteggi dei
compensi che gli arrivano per espletare questa pubblica funzione.
Caso Nicheto
neanche tutti i furti che subirai in questa tua vita - spero lunga e felice -
saranno paragonabili a quelli che
legalmente ti ha inflitto il notaio Flemma.
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