La gita in topo.
Non puoi essere un
vero veneziano se non vai a fare delle gite in laguna.
Abitando in pieno
centro è difficile però avere a disposizione una palina per tenere una barca
perché sono poche si tramandano da padre e figlio ma si può sempre noleggiare
un topo a motore o un sandolo a remi.
Vicino allo squero
di San Trovaso c’è un noleggiatore che fa al caso nostro.
Lo squero è uno degli ultimi cantieri rimasti in
città per la costruzione e/o manutenzione di barche.
Noleggiamo un topo
nel pomeriggio di una calda giornata di luglio.
E’ semplicissimo ci
dive Toni il noleggiatore :
“ Così se avvia el motor e po basta acelerar.
O metter in fole se ti vol fermarte.”
Nane, Toni, Robi e
Davide siamo in cinque .
E’ il numero
massimo di persone per una gita in topo.
Io mi metto a poppa
al timone: ho capito tutto , mentre Nane di mette a prua per cercare di evitare
qualche bricola o qualche barca che
si voglia avvicinare un po’ troppo al nostro topo.
La velocità è
minima . La potenza del motore entrobordo del topo non arriva e tre cavalli e si muove molto adagio.
Di certo non
possiamo prendere a noleggio un fuori bordo da cinquanta cavalli.
Siamo senza patente
nautica e soprattutto con pochi soldi.
La traversata del
canale della Giudecca equivale alla traversa dello stretto di Messina.
Mi sento stretto
tra Scilla e Cariddi.
Vaporetti,
peate, caorline, sandoli
tutti vanno avanti ed indietro ma il vero pericolo sono le navi.
Le navi da carico e
quelle passeggeri transitano tranquillamente in laguna.
Ma ce possa
succedere qualche incidente . Non lo speronamento di un topo guidato da quattro
incoscienti ma che so un incendio a bordo che faccia andare in avaria i comandi
o il guasto al timone.
La nave impazzita
andrebbe a finire contro la giudecca o Contro La piazza S. Marco.
Che fine farebbero
le incerte fondamenta dei monumenti patrimonio dell’umanità che sono poggiate
su pali conficcati nelle sabbie delle barene.
Qualche crollo
potrebbe essere possibile.
“Ma chi se ne
frega” mi dice un cinico zio Pasquale “Venezia ha bisogno del turismo per
andare avanti non possiamo bloccare il traffico. I turisti non farebbero più
crociere i commerci languirebbero!”
Io non credo che
abbia ragione, ma sono troppo piccolo per affrontare la discussione, spero
quando sarò più grande di avere più coraggio.
Dopo avere
attraversato con qualche patema il canale zigzagando fra il traffico marittimo
ed evitato per un soffio una nave enorme che continuava a suonare la sirena
invitandoci a toglierci di mezzo al più presto. – in ogni caso non avrebbe mai
potuto fermarsi o manovrare – giungiamo
all’Isola delle foche all’altezza del Canale dei Lauraneri finalmente
attraversiamo la stretta striscia di terra per fare rotta verso la laguna.
La laguna ci appare
luccicante ai raggi del sole. E’ uno spettacolo magico.
Dietro ci lasciamo
l’isola della Giudecca e di San Giorgio, davanti a noi ci appare in fondo sulla
sinistra il Lido, S. Lazzaro degli Armeni, S. Servolo col suo grande caseggiato
bianco che accoglie l’Ospedale psichiatrico, l’isola di Santa Maria delle Grazie ora sede di un Ospedale per malattie
contagiose ed infine l’isola di S. Clemente sede dell’altro Ospedale
psichiatrico.
“ Che bele ste isole” esclama Nane “ podemo far el bagno a S. Servolo.”
“ Ghe penso mi a portarve!” esclamo
entusiasta dell’idea .
Navigare in Laguna
non è così semplice perché l’acqua ha una profondità irregolare i canali dove
l’acqua è più profonda sono delimitati da bricole.
Questi robusti pali
di legno infissi nelle barene devono essere seguiti il loro disporsi secondo
linee non del tutto rette non è causale è il canale che si muove come crede.
“Sta tento ale bricole” mi suggerisce
Nane.
Non ha nemmeno
finito di dire queste quattro magiche parole che sono subito finito nella
secca.
La risata di tutti
i compagni di gita è immediata.
“Ti xe proprio mona!”
Disincagliare un
topo è abbastanza semplice basta scendere nell’acqua bassa spingere indietro
l’imbarcazione e rimettere la prua nella direzione giusta in mezzo al percorso
segnato dalle bricole.
“Spensi dai che ghe la femo!” incita
Toni, il più robusto della compagnia che ha l’acqua fino al ginocchio e vede
soddisfatto che la barca comincia ad indietreggiare
Robi che è più
mingherlino è meno intento a spingere perché è incuriosito dallo strano colore
dell’acqua.
“Questa non xe acqua xe petrolio!” esclama
inorridito.
“Si xe vero.” conferma Davide che è sceso
a dare una mano.
“Va ben va ben, adeso andemo via e dopo se
lavemo dove l’acqua scorre de più , conoso mi el posto.”
Per fortuna c’è
Nane che conosce bene la Laguna.
Ma perché non mi
avvisato che stavo andando fuori rotta ?
Forse per fare due
risate in più.
Là dove il canale
corre più veloce e profondo ci togliamo il lerciume lasciatoci dalla sabbia che
purtroppo abbiamo dovuto calpestare per rimuovere la barca dalla secca.
Poi vicino a S.
Servolo il bagno meritato non ce lo toglie nemmeno la paura dello sporco dei
bassi fondali !
La Madonna delle
Grazie ci ha evitato fortunatamente ogni possibile malattia che quel bagno ci
poteva procurare.
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