Racconti
da New York.
BOZZE non Corrette
Racconti
da New York.
1. Il viaggio.
Mario Rossi è uno scrittore in cerca di ispirazione.
Scrivere per lui è come respirare e come riempirsi
d’aria i polmoni se non lo facesse, morirebbe.
E’ un’esigenza di comunicare con un ipotetico lettore
che lo deve ascoltare comprendere e possibilmente non contrariare.
Si sa che lo scrittore è un po’ protagonista ha
bisogno di sapere che c’è qualcuno che condivide le sue esperienze e, perché
no, le sue angosce, le sue paure e le sue felicità.
Se non c’è l’editore ci si può accontentare di altri
sistemi di comunicazione.
Ora sì certamente lo puoi fare collegandoti al sito
con due clic sei nel tuo blog e da lì puoi dare sfogo a tutte le tue
aspirazioni senza contattare un editore che tranquillamente ti chiede: Quanti
lettori ha disposti ad acquistare il suo libro.
Ha qualcuno che può comprare diciamo un diecimila
copie?
Sa i costi, la distribuzione, le tasse per meno non
conviene.
Così per evitare di perdere tempo con chi pubblica
solo chi è potentemente presente sui media così da evitare spese di pubblicità
ed essere sicuro del ritorno economico si può esperimentare nuove forme di
comunicazione.
E' possibile trasmettere le prime bozze di un racconto
a degli ipotetici lettori senza rileggerlo senza correggerlo, facendo anche un
racconto scorretto, sorretti solo dalla voglia di raccontare o meglio di avere
un modo di trascorre il tempo libero?
E cosa è meglio che fissare sul sito le esperienze e
le sensazioni di un ultimo viaggio a New York?
Mario Rossi non è un viaggiatore fa parte della
numerosa schiera dei maschi che amano fare sempre le stesse cose.
La partita a tennis con gli amici, la gita in vela, la
sciata d’inverno a dire quattro scempiate per ridere e dimenticare un po’ tutte
le grane che bisogna affrontare tutti i gironi.
Perché fare un viaggio a NY.
Una città complicata dove per muoversi bisogna
prendere la metropolitana con tutto un incrocio di linee e di coincidenza .
Quando gli capita di andare in una nuova città al
nostro intrepido viaggiatore capita di avere capito come orientarsi solo il
giorno della partenza e solo perché non deve prendere una linea diversa del
metro.
Ma Mario Risi deve fare conto con al moglie
l’intraprendente Giovanna Bianchi che ama viaggiare, fare nuove esperienze
visitando città e paesi diversi, magari anche trovandosi a parlare lingue
diverse.
Lei parla inglese ha fiducia nella vita e pensa che le
grane si spostino e le facciano strada quando arriva.
Dopo avere resistito per anni alla richiesta pressante
di fare un bel viaggio in posti nuovi magari facendo un ungo tragitto in aereo
per mettere più strada possibile fra la realtà di tutti giorni e la nuova
scoperta Mario deve cedere.
Con l’aiuto della figlia più esperta nel trovare su
Booking l’albergo ed il volo più adatti in men che non si dica il nostro eroe
si trova a volare sul famoso az 604 rotta NY.
Neppure la sua paura più volta manifestata la volo è
riuscita stavolta ad esorcizzare il viaggio.
Lui si è rassegnato è sulla sessantina e anche se vola
giù alla fine non è che gli rimangono tanti anni ancora da vivere.
La parte del percorso più bello è stata fatta.
Come si nota Mario è un pessimista cosmico.
Lui ha fondamentale paura di molte cose, anche se
affronta la vita ed i suoi problemi con un certo umorismo che tende a
smitizzare le grane per cercare di conviverci il più allegramente possibile.
Se ti metti seduto tranquillamente sulla tua poltrona
classe turistica riesci anche a stare comodo allungando le gambe e puoi
esorcizzare i timori ancestrali cliccando in continuazione sullo schermo del
tuo computer per vederti i film più divertenti e farti quattro risate mentre il
pilota ti porta a spasso tra le nuvole.
2. La paura.
Nelle facce del popolo multiforme che popola NY puoi incontrare
qualunque stato d'animo.
La voglia di fare rappresenta l'attivismo permanente
della città che non si ferma mai.
L'entusiasmo di quel popolo di emigranti che ha dato
tutto a questa città per raggiungere il sogno americano del benessere.
Gli americani vogliono raggiungere la felicità in
terra o meglio a NY.
Tutti dal primo all'ultimo sono orgogliosi di vivere in
questa città e di contribuire al suo sviluppo.
Non ci sono divisioni politiche o religiose che
contino: prima di tutto viene l'America.
La volontà tenace di arrivare a conquistarsi un posto
al sole degli uomini vestiti di scuro che con la loro ventiquattrore vanno e
vengono nei grandi uffici anonimi che popolano Manhattan.
La voglia di starsene tranquilli seduti su
di una panchina di Central Park.
La disperazione dei mendicanti che puoi
trovare avvolti nei sacchi a pelo per ripararsi dal freddo pungente della
notte davanti a qualche centro di aiuto.
Se in questo popolo entusiasta di vivere in questa
realtà frenetica tutto di puoi aspettare non la paura.
Sotto, invece, cova la paura non tanto nei cittadini
ma nelle autorità addette alle ispezioni
Sin da quando ti imbarchi su di un aereo per entrare
negli stai Uniti ti accorgi che vi sono controlli speciali: il primo segnale è
il visto di ingresso elettronico sul passaporto.
Poi quando entro vedi che i controlli sono accurati.
Un primo controllo è sull'aereo dove devi compilare
una dichiarazione che certifica il tuo stato di salute e che attesta che non
importi valuta non dichiarata.
Il secondo controllo avviene a terra sul
passaporto e sul bagaglio a mano.
Se ha i una borsa o peggio uno zaino diventi
subito un sospetto.
In ogni caso tutto quello che indossi di metallico,
come chiavi od orologi, deve passare ai controlli .
Fanno la radiografia di tutto anche delle scarpe
e delle cinture , ti svuotano le tasche e se non dai abbastanza
affidamento procedono ad ispezionarti personalmente.
Un terzo controllo ti richiede la dichiarazione
compilata sull'aereo già verificata che tu pensi di avere già
consegnata.
Non è così, quindi frughi con più attenzione
nelle tue carte e recuperatala la dai al paziente poliziotto.
Poi finalmente quando hai ritirato il bagaglio puoi
avventurarti nella città.
I controlli son sono finiti.
Musei, Centri commerciali, teatri, chiese in ogni
luogo dove affluiscono migliaia di persone hanno tutti il loro apparato che
controlla borse e zaini. Si formano code che durano tutta la
giornata.
La gente non protesta, ma pazientemente aspetta in
coda perché ha fiducia nelle autorità.
Sembra fino che la paura sia ormai entrata nella testa
come una componente inevitabile della vita di NY.
La paura c'è ma non si vede; i controlli sono una
routine.
Il turista ne è colpito quando arriva, perché da noi
non ci sono così tanti vigilantes, ma poi col passare dei gironi la vivi come
un elemento che tutto sommato può coesistere con la realtà convulsa di tutti i
giorni.
Ci fai l'abitudine e non ti impressiona più di tanto
il fatto che qualcuno con insistenza voglia controllare il contenuto della tua
borsa.
Certo non ti fidi tanto di abbandonare nelle ore serali
il centro congestionato la gente ti da un senso di sicurezza.
Entrare in una stazione del metrò di notte quando le
banchine sono deserte ti mette in uno stato di agitazione il silenzio che
invocavi durante il giorno ora ti sembra del tutto inopportuno, fino a che non
arriva un groppo nutrito di persone e la bagarre riprende.
Invochi la bolgia umana che ti ha
accompagnato durante il giorno che magari ti infastidiva un po' ma
che adesso ti dà, invece, sicurezza.
La paura degli abitanti è sicuramente nei loro cuori.
La paura per loro stessi di perdere i loro beni e
magari la loro vita .
E' la paura trova la sua
origine nell'attentato alle Torri Gemelle.
Il popolo di NY ha testimoniato il suo sgomento dopo
la tragedia nei messaggi lasciati sul cancello di S. Paul a ricordo delle
persone scomparse.
La chiesa a due passi dall'inferno è stata risparmiata
e protetta da un sicomoro che ha impedito che una pioggia di detriti la
colpisse.
La paura per un nemico invisibile che non è in grado
di confrontasi a viso aperto con le armi perché la superpotenza è
imbattibile.
Il nemico è, però, pronto a colpire quando meno te la
aspetti disposto a procurare lutti alla popolazione civile.
Lui deve dimostrare che esiste ed pronto a ricomparire
in qualunque momento.
E' pronto a seminare il terrore perché se puoi non
avere timore per te non puoi essere insensibile al fatto che l'agguato possa
colpire i tuoi cari i tuoi affetti .
Così devi vivere facendo finta di niente continuando a
corre re per le strade di NY sperando che i controlli di polizia cui
ti sottoponi paziente possano essere guardiani di un futuro più
sereno.
3. New York piace alle donne?
Sì la città, in effetti, piace alle donne!
Piace perché le donne sono curiose ; loro si divertono
nello scoprire gli angoli più nascosti di ogni Avenue e di ogni Street; amano
girare per Central Park e andare in giro per passeggiare attraversando tutti i
parchi della città.
Piacciono soprattutto gli sterminati grandi magazzini
con nomi da favola come Macy’s in Herald Square o il Rockefeller
Center che si affaccia sulla
5th Avenue tra la 50^ e la 51^ Str.
La caccia ai saldi nei
centri commerciali più grandi del mondo è uno degli sport preferiti
del gentil sesso.
Alle donne piace risparmiare
spendendo l’impossibile soprattutto quando c’è la stagione dei saldi.
Poi ci sono i teatri di Broadway
dove tutte le sere puoi andare a rivedere un musical consacrato ormai da
anni di successi come Chicago, Mamma mia, The lion king.
Scenografie incredibili, attori di
una professionalità confermata da centinaia di repliche, costumi magici,
musiche da sogno e tanta vitalità e passione.
Tutto il
necessario per passare una serata con le tue musiche
preferite.
E' la magia del teatro che trova
nella macchina americana il suo migliore produttore.
La fabbrica dei sogni trova
collocazione ideale nel paese che ha supportato il sogno americano.
Per non parlare dei ristoranti che affollano
le strade più importanti.
Puoi scegliere tra mille offerte. Puoi affidarti alle
guide specializzate o a modi empirici di scelta infilandoti nel locale che
risulta il più gettonato per la fila di attesa che si affolla sul protone
d’ingresso.
La magia della democrazia americana è che puoi
spendere moltissimo oppure poco e goderti ugualmente i piaceri che la grande
mela di offre.
Gli uomini, invece, sono meno attratti dai grandi
magazzini, dalla confusione delle grandi Avenue piene di traffico, pensano
subito alle difficoltà di circolazione ad al costo dei parcheggi.
Non vedono molto rilassante camminare per
ore a vedere angoli di quartieri che sembrano tutti uguali.
Non tutti amano fermarsi delle mezze giornate al Moma
o al Museo di storia naturale che con le loro esposizioni catturano, invece, il
gentil sesso.
Preferiscono una vacanza nei luoghi conosciuti dove è
facile ritornare al ristorantino che ti propone un cucina tipica gustosa e soprattutto
adatta al nostro gusto mediterraneo; loro preferiscono fare dei giri sulle Alpi
o al mare dove si respirano profumi di pino o di salmastro e non l'odore innaturale
della città.
Un misto di fritto e gas di scarico cui difficilmente
ci si abitua.
4. Central Park. Dove sono gli aquiloni?
Nella grande oasi verde di Central Park si praticano
tanti sport.
Ci sono quelli che fanno jogging, che sono la
maggioranza, loro sudano e sembra sempre che non si rilassino mai, tanto sono
impegnati ad abbassare il loro record personale.
Non ho mai capito come si possa essere competitivi
contro se stessi se il risultato massimo è quello di incardinarsi in qualche
graduatoria che non ti vede mai oltre il centesimo posto vista la sempre enorme
affluenza di partecipanti.
Tanti partecipano con grande entusiasmo sapendo in
anticipo con assoluta certezza, dati i loro tempi, di non avere la possibilità
di ottenere alcun riconoscimento ufficiale .
Ci sono quelli che corrono in bicicletta. Anche questi
corrono per ottenere chissà quali record, ma in compenso sono anche pericolosi
perché sfrecciano a velocità considerevole in mezzo alla gente che vuole solo
tranquillamente passeggiare.
Gli incauti passanti se non si scansano rapidamente
rischiano la frattura.
Ci sono quelli che si allenano a baseball che si
piazzano sul green e contendono lo spazio alle famigliole che vogliono invece giocare
semplicemente a palla .
Ci sono quelli che giocano a basket. Loro sono
inoffensivi per il popolo che passeggia perché sono racchiusi nei loro campi
circoscritti dai tabelloni.
Loro sì sono costretti a rispettare le misure tecniche
di gioco e, pertanto, non danno fastidio a nessuno.
Ci sono quelli che passeggiano nel verde e quelli che
vogliono godersi il sole caldo di maggio fino al prossimo temporale sdraiati
nel parco.
“Ma” si chiede Mario, “i bambini che giocano con gli
aquiloni dove sono?”
Oggi è una giornata ventosa, è la giornata ideale per
fare correre gli aquiloni nel cielo.
I bambini, però, non ci sono.
Non c’è nessuno che fa salire al cielo gli aquiloni .
Sarebbe bello vedere gli aquiloni in balia del vento
danzare e volare felici.
Perché il bambino non può inseguire senza mollare il
filo il suo aquilone?
Perché non può stringere il filo nelle mani per non
fare scappare via la sua gigantesca farfalla personale?
Perché non può fargli fare dei giri impetuosi, non può
farlo scendere in picchiata e poi farlo salire velocemente al cielo come un
grande uccello?
Perché non può fare a gara con altri bambini per fare
salire più su di tutti gli altri il suo aquilone?
Non può perché lo spazio è limitato da tutti quelli
che devono fare jogging, da quelli che devono correre in bicicletta, da quelli
che devono giocare a baseball, da quelli che devono passeggiare e da quelli
sdraiati nel parco che non vogliono essere disturbati da i bambini che corrono
liberi senza meta a ricorre i loro aquiloni.
Allora Mario si chiede:
“Se non ci sono anche gli aquiloni, Central Park è
così bello come dicono?”
5. One dollar.
One dollar rappresenta per gli americani la mancia
minima da dare a chi ti fa un servizio.
Sembra impossibile che il centro mondiale del business
si regga sulla mancia.
Se vai in taxi devi dare la mancia se vai al
ristorante devi lasciare la mancia se in albergo chiedi una qualsiasi
prestazione che può consistere nel prenotare taxi al custodire o portare
le valigie devi dare una mancia.
Il portiere ti chiama il taxi usando l’apposito
fischietto che ha in dotazione ed alzando imperativamente il taxi, il tono
autoritario e soprattutto il tono acuto del fischietto fanno sì che dal
traffico convulso come per magia un taxi giallo si materializzi, quasi per magia,
colla immancabile pubblicità sul tetto della vettura.
L’autista non scende dalla macchina parcheggiata
magari in doppia fila; è il portiere che si da cura di aiutarti a collocare le
valigie nel portabagagli e nei giorni di pioggia ti accompagna educatamente
alla macchina coll’ombrello.
Non puoi dimenticarti, magari preso del pensiero di
correre in fretta all’aeroporto, di consegnare il biglietto verde.
Lui è lì che ti segue con lo sguardo e con un gesto
automatico ti fa capire quale è il tuo dovere: devi cacciare per forza la mano
in tasca trovare in fretta il portafoglio ed estrarre qualche biglietto perché
se no, con la complicità del taxista, tutto si ferma.
Come per incanto sembra che il convulso traffico di
Manhattan si fermi in attesa che il rituale venga compiuto.
Vi tutta una regolazione sulla mancia nei ristoranti .
Al cameriere non è stato difficile riconoscere in
Mario Rissi un turista .
Alla fine del pasto, quindi, si è avvicinato e gli ha
fatto la rituale spiegazione sulle mance.
La mancia viene generalmente calcolata dal 12 al 18%
sul conto.
Per tradizione è obbligatoria.
Mario Rossi non si è arrischiato di provare cosa
succede se non lasci il quantum previsto.
Nei locali più emancipati la mancia è calcolata a
parte nel conto per il valore massimo definito dagli usi e viene direttamente
incassata col pagamento che di solito è fatto tramite carta di credito.
C’è tutto una spiegazione che prevede che tu possa
chiedere una riduzione chiamando il cameriere e sostanzialmente affermando che non
sei stato contento del servizio.
Penso che una contestazione del genere non sia mai
avvenuta finora a NY.
D’altronde se non vuoi pagare mance è molto semplice:
basta andare in quei locali dove si usa il self service.
Lì non c’è nessun obbligo di dare alcunché perché non
hai un rapporto diretto col cameriere: è come essere al supermercato paghi alla
casa e tutto finisce lì.
6. Empire State Building.
L’Empire State Building è stato per un anno il
grattacielo più alto della città.
Tenere un record per un anno non è stata cosa facile, anche
se detto primato non è durato molto.
E’ lo spirito della città quello di superarsi.
C’è sempre qualcuno che vuole misurarsi con il tuo
primato e strappartelo. sempre.
Lì in cima all’Empire State Building il panorama è
emozionante.
La cosa più simpatica, dopo l’eccezionale vista, è il
commento ai vari punti di osservazione.
La commentatrice di lingua italiana è una signora
romana di nascita che vive da anni a NY.
Da come parla è sicuramente più newyorkese che romana.
Anche se manifesta chiaramente il suo amore per la
città eterna, il fascino di NY la ha definitivamente conquistata.
Lei chiama affettuosamente per nome i grattacieli,
ognuno ha la sua storia che lei ci racconta con entusiasmo.
Abbina ogni fabbricato a ricordi personali o a fatti
che riguardano la città.
La biblioteca nazionale è il luogo dove d’inverno
andava a studiare per stare più al caldo che in casa sua e che d’estate, al
contrario, frequentava per recuperare un po’ di fresco. Le sale della
biblioteca erano, infatti, condizionate mentre a casa sua si moriva di caldo.
Central Park è il suo parco preferito dove portava i
figli a giocare, quando erano più piccoli.
Il Museo di storia naturale era un’altra delle sue
mete preferite.
Portava spesso lì i figli per fargli conoscere
la terra su cui viviamo o per rimirare le stelle nel planetario e conoscerne i
segreti.
Ci ritornava per rivedere le sale con più calma perché
con tutte le sale e con tutti quei computer il tempo passava veloce e non ce
n’era mai abbastanza per rispondere a tutte le domande che i bambini curiosi le
rivolgevano.
Sono tutti luoghi della sua storia personale che si
intreccia fortemente con la città.
Il placido scorrere dell’Est river ad est le dà lo
spunto per suggerirci un itinerario.
“E’ bello fare una gita con il battello e
circumnavigare l’sola di Manhattan.” ci propone.
“Andateci così potete godervi da vicino tutti i
grattacieli.” assicura.
Le costruzioni hanno tutte un loro nome e danno l’idea
dello spirito della città volto a stupire il visitatore.
A sud si ergono dalle acque la statua della Libertà ed
Ellis Island.
“Siamo tutti impegnati a ricostruire questi luoghi
simbolo della città e della sua storia di libertà e di immigrazione.” afferma
convinta.
A nord c’è il riquadro verde di Central Park.
“Un appartamento di tre stanze qui sulla quinta Avenue
costa dieci milioni di dollari.” ci informa.
E’ una fortuna riservata ai super ricchi vivere con la
vista di Central Park.
Lì abitava John Lennon quando è stato
assassinato.
“Andate a vedere Strawberry Fealds a Central Park.” ci consiglia.
A sud Battery Park, sorge la borsa.
“Lì vedete, lì accanto c’erano le torri gemelle.”
soggiunge con un filo di tristezza.
“Lì è Ground Zero” continua “E’ il luogo della memoria
dove, nella vicina chiesa di St. Paul, i superstiti hanno lasciato gli ultimi
messaggi ai loro cari scomparsi nell'attentato.”
Ora stanno ricostruendo un grattacielo.
“Lì vicino c’è la borsa: non dimenticate di andare a
farvi fotografare dinanzi al toro di bronzo.” suggerisce “Porta fortuna.”
A due passi da non perdere c’è l'American’s Indian
Museum.
Il museo degli indiani d’America racconta di storie
abbastanza recenti che sembrano distanti migliaia di anni.
Sembra impossibile che questi siano gli antichi
abitanti di queste terre senza computer senza automobili senza traffico!
7. Sandy.
Nel novembre 2012 un tornado si è abbattuto sulla
città di NY.
La città è stata messa in ginocchio da Sandy, così è
stato chiamato, alcuni simboli sono stati gravemente danneggiati.
Le precipitazioni che spazzano gli SU da ovest ad est
continuano a fare paura.
Le tv seguono con servizi speciali i tornado che corrono come trottole impazzite
nelle praterie dell’ovest.
Anche se gli effetti delle perturbazioni si sono
spostate da NY, il Circus Line non può ancora attraccare al pontile della statua della
Libertà e di Ellis Island.
I lavori di ripristino sono in atto ed i turisti
potranno ritornare in luglio.
Monumenti simboli della città sono inaccessibili nella
città dove tutto è possibile.
Sembra incredibile!
Lo spirito d’iniziativa di questa gente indomabile si
esprime tutto nel motto: Rebuilding che è ripetuto senza interruzione sulle
televisioni locali.
L’imperativo è ricostruire.
Tutti cercano
fondi.
Lo Stato fa la sua parte.
I cittadini non si lamentano, ma si rimboccano le
maniche e si danno da fare per trovare i fondi necessari.
I luoghi danneggiati o sono già stai messi n sicurezza
o i lavori fervono.
Non valgono le beghe politiche che vengono
accantonate.
Il governatore democratico del New Jersey si
complimenta per il tempestivo intervento dell’amministrazione statale centrale
a guida repubblicana.
In pubblico si stringono le mani cordialmente, con un
sorriso, pronti domani a riprendere la lotta elettorale, ma uniti nella
ricostruzione.
Al primo posto va messo l’interesse del paese.
Le catastrofi naturali servono a compattare i
cittadini di NY che, anche per l’aiuto ricevuto da tutta la nazione, si sentono
orgogliosi di essere americani.
Tutti collaborano; le beghe sono lasciate fuori dai
cantieri .
Si pensa solo a ricostruire.
Mi sembra di essere in Italia.
C’è la stessa sinergia utilizzata per ricostruire
l’Aquila!
8. Gli abitanti.
Quello che più colpisce a NY sono gli abitanti.
Possono essere europei, asiatici, africani od
australiani, ma si sentono tutti abitanti della stessa grande città.
La forza ed il fascio di NY è quello di essere una
grande città dove tutti sanno di svolgere un ruolo indispensabile perché la
città viva e prosperi sempre più.
Puoi essere un grande manager della finanza o un
modesto impiegato in una catena di grandi magazzini o un custode di un museo a
NY ti senti una persona importante per la vita della tua città a prescindere da
dove sei nato o da dove provieni.
Il lavoro è la
malattia dei newyorchesi.
The next è la parola più utilizzata negli empori e nei
ristoranti self service.
Tutti hanno fretta di servire il prossimo cliente per
aumentare il volume degli affari.
La massa degli acquisti è necessaria per la
sopravvivenza dell’attività bisogna fare presto ed incassare in fretta.
Musei e attrazioni varie pullulano di persone
incaricate ad incanalare la gente o a sorvegliare che tutto si svolga regolarmente.
Tutte queste attività sono svolte con la massima
professionalità.
Gli incaricati svolgono il loro ruolo con il massimo
scrupolo.
Tutti sono orgogliosi di quello che fanno e non
aspettano sera ciondolando.
Sono lì a tua disposizione per risolverti anche il
minimo problema e per esaudire ogni tua richiesta di informazione.
Musei ed attrazioni sono sempre aperti salvo il giorno
di Natale e quello del Ringraziamento.
Mario andando in aeroporto in taxi collettivo, molto
usato a Manhattan, ha trovato un tassista del Bangladesh.
“Sono contento di essere qui. NY vive del lavoro degli
immigrati che come me che danno vita.” dice.
Qui è facile trovare un impiego nella vigilanza, nella
ristorazione, nei grandi magazzini. Basta impegnarsi e lavorare: qui c’è posto
per tutti.
E’ il grande sogno americano dove tutti hanno diritto
a trovare la loro felicità che continua.
Il grande sogno eh è alimentato forse dal fatto che la
città cambia aspetto in continuazione perché la gente la trasforma e in questo
suo divenire continuo tutti possono trovare la loro occasione per affermarsi
nel movimento non ci sono rendite precostituite o almeno così ti vogliono fare
credere.
9. Circus line.
A NY pochi turisti si
sottraggono al piacere di una gita in battello.
E’ un obbligo prendere il
Circus Line.
Il battello fa il giro
turistico dell’isola di Manhattan.
Partendo da Battery Park con
l’imbarcazione si può girare attorno all’isola tranquillamente; sembra di tornare
ai tempi in cui a NY si arrivava via mare dal vecchio mondo.
La prima tappa è Ellis Island dove gli emigranti venivano fatti sbarcare e dove stavano in
quarantena.
Se ritenuti idonei proseguivano il loro viaggio, se no
erano costretti ad un mesto ritorno in patria.
I controlli non sono mutati solo che te li fanno
direttamente nell’aeroporto dove le gabbie si aprono successivamente solo se
hai superato la precedente.
Ti richiedono quasi ossessivamente gli stessi
documenti per quattro volte.
Il passaporto vola dalle mani del controllore alle
tue, si perde nelle tue tasche e rischi
di non trovarlo al successivo controllo.
E’ sempre meglio dei controlli cui erano sottoposti
gli emigranti a Ellis Island.
Ora non c’è
aria di miseria in quei luoghi di quarantena.
I viaggiatori che ricercavano
una opportunità per uscire dalla miseria vissuta nei loro paesi d’origine non arrivano
più qui.
Ora ci sono i turisti che vanno a fare il
classico tour per visitare Ellis Island e per salire sulla statua della libertà
a bordo di battelli gran confort.
L’uragano Sandy appena
passato qualche mese prima ha lasciato ancora dei danni.
La bacchina non è
praticabile in sicurezza dai visitatori.
Oggi la visita è sospesa, ma
il rebuilding è già incorso .
La volontà indomita degli
abitanti di NY di riportare i turisti sulla statua garantiscono – e se lo
dicono i newyorkesi c’è da crederci - si
realizzerà entro poche settimane.
Per il momento è possibile
ammirare da lontano la celebrazione della Libertà.
Il commento della guida del battello ti
accompagna nel viaggio.
Il narratore è, come tutti
coloro che abitano a NY, un entusiasta della città.
Chi vive qui, ama questa
città, dove c’è questa convulsione perpetua, questo muoversi continuo alla
ricerca di sensazioni permanenti, in caso contrario si sarebbe trasferito in
qualche tranquillo paese dell’ovest.
Il narratore ti racconta dei
grattacieli della loro storia.
E’ il racconto di chi ha voluto spingersi più
in alto fino a toccare il cielo.
Un po’ di tranquillità si
ritrova più a nord dove l’East River si restringe nell’Harlem River.
Lì si ritrova ancora il verde che prende il
sopravvento sul grigio delle costruzioni.
Lì a nord c’è anche una
timida società canottieri che contrappone i ritmi lenti della voga alla
velocità degli scafi.
Un timido tentativo di
riportare la metropoli a ritmi più a misura di uomo in mezzo a tante macchine.
Raggiunto il ponte che passa
l’autostrada al’altezza di Marble Hill il battello rivolge la sua prua a sud
solcando le acque del Hudson River.
Scendendo non si vedono i grattacieli,
sembra di non essere a pochi chilometri da NY.
Le rive sono basse e verdi
l’isola appare tranquilla e immersa nella natura guardandola dal nord.
Poi i grattacieli riprendono
il sopravvento.
10. Il ponte di Brooklyn.
Il ponte di Brooklyn collega
l’Est River con Manhattam all'altezza della City Hall.
Quasi nessuno attraversa a
piedi questo ponte per passare da una parte all'altra della città.
Lo si attraversa è poi dove
una breve sosta si ritorna indietro da dove si è partiti per il piacere di fare
una passeggiata rimanendo sospesi sul fiume.
Ogni tanto c’è uno slargo
dove si possono scattare delle foto per riprendere le barche che corrono
sull’acqua o per fermarsi a vedere il passeggio seduti sulle panchine o per
fermarsi ad ascoltare un improvvisato musicista che trova un suo spazio intimo
in questa fiumana di gente che compostamente si sposta da un lato all’altro del
fiume.
Mi sono chiesto dove stia
andando tutta questa gente con l’arai oziosa.
Non di certo deve arrivare
in ufficio o a fare qualche commissione.
Non se la prenderebbe così
comoda!
Noto che l’esercito dei
camminatori giunto sull’altra sponda al
massimo fa un giro nel Brooklyn bridge
park e poi ritorna indietro.
Le biciclette contendono ai
pedoni degli spazi angusti data la grande folla che si accalca sul tragitto.
Un ciclista vuole superare
una bici un po’ lenta, ma fa capitombolare la giovane donna che la conduce.
Un sorriso sistema il
piccolo incidente, segno della grande pazienza che accomuna tutti quelli che
soggiornano nella Grande Mela.
E' una sensazione strana
quella di sentirsi sospesi sull'Hudson.
Se si guarda giù verso il
fiume ci si accorge che si cammina ad una altezza considerevole dall’acqua.
L’opera è stata realizzata
con grande fatica. Molti hanno lasciato la vita per realizzare questo ponte che
allora all’inizio del 900 era un prodigio di tecnica ingegneristica.
Pochi ricordano il sangue
che è stato versato come tributo alla grandezza della città.
Lavoratore ma anche
progettisti ci hanno rimesso la vita per realizzare questo prodigio
dell’ingegneria che affonda i suoi piloni nell’Hudson
La quiete del fiume è rotta
dal rumore continuo delle macchine che sfrecciano sotto ai pedoni.
Ti senti doppiamente sospeso
sull’acqua e sul traffico veicolare.
Sono le continue emozioni su
cui punta NY per sconfiggere la monotonia di scansioni predefinite.
Il ritmo convulso dettato
dalla competitività e dalla voglia di guadagnare montagne di dollari di fatto
impedisce ai Newyorkesi di vivere normalmente.
11. Il giardino a nove metri da terra.
E’ possibile realizzare un
giardino a più di nove metri da terra?
La domanda sembra essere
posta da un visionario, ma a NY la risposta anche ai sogni incredibili è normalità.
Sì è possibile.
Basta avere una linea
ferroviaria sopraelevata da riconvertire ad un tracciato pedonabile che il gioco
è fatto.
I denari per la
trasformazione a NY non sono un problema basta aggiungere un peculiarità in più
alla città che il finanziamento è assicurato.
Sembra la cosa più semplice
di questo mondo piantare degli arbusti e ricostruire un paesaggio urbano fatto
di fiori e di essenze profumate là dove prima passavano delle carrozze
ferroviarie.
Con l’aggiunta di qualche
statua si può comporre un ambiente suggestivo che diventa sempre più familiare
agli abitanti e ai turisti che trovano in questo giardino sopraelevato un
attimo di quiete come nei tanti parchi che caratterizzano i quartieri di NY.
E’ un modo per potere una
modesta rivincita sul rumore del traffico congestionato.
Qui sento ancora le voci dei
passanti che possono camminare a piedi tranquilli al centro del giardino senza
paura di essere investiti.
Il rumore del traffico per
una volta non vince sulle voci dei pedoni.
Il brusio è attenuato
dall’altezza cui si colloca il giardino rispetto al piano stradale e dalla vegetazione che fa da
barriera antitumore al frastuono dei veicoli.
Questa oasi di verde vuole vincere
una battaglia spesso persa colla frenesia della città per conquistare angoli di
quiete perduta.
Le carrozzelle trainate da
qualche cavallo che si destreggia fra le macchine o i taxi a pedali che si
arrischiano nel traffico convulso hanno perso nel confronto con la fiumana di
macchine che li avvolge togliendo ogni possibilità di creare attimi di
tranquillità.
Il giardino sopraelevato
riesce, invece, ad astrarre i suoi visitatori dalle spire frenetiche della
città e a proiettarli in una dimensione agreste.
12. Solomon R. Guggenheim Museum.
Quello che colpisce nei
musei di NY è che non sono strutture rigide costruite per mostrare i loro
tesori di opere senza possibilità di modifiche temporanee, ma che sono
destinate a aggiornarsi nel tempo.
Sicuramente dopo qualche
mese il museo cambia allestimento ci sono nuove esposizioni i pezzi contenuti
nei depositi sono destinati a sostituire almeno in parte le collezioni che ora
fanno bella mostra.
Il visitatore, specie se
risiede nei dintorni della città è portato ad essere un frequentatore assiduo
del museo
Il visitatore è destinato ad
essere un sostenitore delle nuove iniziative e non un saltuario utente della
struttura.
Il museo diventa parte di te
soprattutto se condividi un interesse per le raccolte che propone visto che
queste sono destinate a d incrementarsi ed a proporre nuove collezioni nuove
scoperte nuove invenzioni.
Le nuove esposizioni del Solomon R. Guggenheim Museum ad esempio non
hanno paura di confrontarsi con i classici dell’arte moderna che vi sono
sopitati.
Le novità competono con le
opere che oramai sono diventate classiche per contendersi un sempre maggior
numero di visitatori.
Lo stesso fabbricato che
ospita il Museo è una suggestiva opera d’arte moderna che interpreta lo spirito
del mecenate che voleva fosse edificato un tempio dello spirito.
La costruzione non ha nulla
di convenzionale, di materiale.
Quella forma rotonda che si
allarga verso l’alto all’interno del museo parla alla sensibilità del
visitatore.
La sensazione di essere in
un modo diverso si accentua quando si inizia ad avanzare sulla grande rotonda
che sale a spirale verso il lucernario alla ricerca della luce.
La visita parte dall’alto
dall’apice della bellezza dell’edificio per rientrare nel mondo della normalità
solo alla fine della visita.
Un contenitore ideale per
accogliere le opere di un’arte che vuole esser un meraviglioso organismo in
sequenza ritmica di colori e forme da godersi pera amore della bellezza,
secondo gli intendimenti della Rebay recepiti del filantropo.
13. Il Planetario.
Il Planetario è costruito in
una sezione del museo di storia naturale per consentire al viaggiatore di
vivere le avventure che hanno portato alla nascita della terra.
Entrare al planetario non è
così automatico perché l’enorme sala circolare è aperta ad intervalli regolari
per consentire al pubblico presente di assistere alla proiezione.
L’attesa costruita con
perfetta regia sembra prepararti ad
emozioni incredibili.
Prima devi verificare
l’orario che ti è assegnato , devi pazientemente attendere il tuo turno.
Poi dopo una breve attesa
dell’ascensore ti portano in un’altra sala d’attesa per aspettare che finisca
la visione il turno precedente.
Poi via con lo scatto finale
per guadagnare i posti più centrali proprio sotto alla volta che è
destinata ad ospitare la proiezione.
E’ difficile immaginare lo
spettacolo stellare che i maghi delle emozioni ti stanno preparando con
l’ausilio del simulatore di realtà virtuale più grande del mondo.
Una regia perfetta ti porta
in un percorso nel tempo che parte dagli albori dell'universo.
Poi il regista ti scaraventa
in un percorso nello spazio che ti porta sui pianeti più lontani alla velocità
fantastica. Le distanze spaziali quasi contemporaneamente si coniugano a quelle
temporali.
Si passa dal visitare pianeti lontani ad esplorare cosa succedeva
in tempi lontani all’origine dell’universo.
Tutto questo ti fa rendere
conto della tua pochezza sia per la minima durata dello spazio temporale che
sei destinato a vivere e per la tua
incapacità di misurati con gli spazi infiniti dell’universo.
Ti trovi immerso nella volta
celeste e proiettato su pianeti irraggiungibili in pochi minuti.
La regia ti porta
all’origine dell’universo in mondi virtuali sconosciuti dove gas rarefatti
impedirebbero a chiunque di sopravvivere.
Tu sei lì attonito senza
avere il tempo di disincantarti perché ogni fotogramma aumenta il tuo stupore
come nel crescendo del ritmo di una sinfonia fantastica.
14. Central Park. Strauberry feals.
A Central Park, se sei
paziente nel cercarli, puoi raggiungere i
campi di fragole (strauberry feals).
All’improvviso nel mezzo del
parco ti ritrovi magicamente in un piccolo giardino.
Non c’è il brusio continuo
dei visitatori del parco ma un silenzio rispettoso.
Lì il popolo dei visitatori
è seduto sulle panchine che attorniano un mosaico donato dalla città di Napoli.
L’opera geometrica ricorda
John Lennon; il componente del complesso dei Beatles è stato, infatti, ucciso
lì vicino.
Un assassinio privo di un
senso logico che allora ha lasciato tutti stupiti.
John però non è morto, per i
suoi ammiratori che accorrono a strauberry feals è ancora vivo nella memoria.
La sua musica è lì, e i suoi
amici sono lì a ricordarlo.
C’è un signore, che non è
proprio un ventenne, vestito alla moda di allora. Indossa un chiodo, un jeans è
una maglietta con la foto dei Beatles sovrastampata.
L’abbigliamento denota che
si tratta di uno dei sopravvissuti degli
ultimi figli dei fiori che accompagnavano i Beatles nei loro concerti.
E’ un po’ appesantito dagli
anni, ma è lì collo spirito di allora: per lui non è cambiato nulla il tempo si
è fermato.
Le note hanno fato per lui
il miracolo di rendere tutto immobile quasi ad aspettare che da un momento
all’altro torni lì John colla sua chitarra ad iniziare un nuovo concerto per gli
amici che lo stanno aspettando
Seduto sulla panchina centrale
è il custode dei ricordi.
Nel mentre un registratore
risuona le canzoni dei Beatles lui
compie il suo rito.
I suoi gesti ricordano un
novello sacerdote che celebra una ricorrenza .
Sulla panchina tiene dei
cesti di fiori.
Conserva delle rose
incartate una per una.
Con gesto rituale ne scarta
una, l’accarezza, quasi per assicurarsi che non possa pungere qualcuno, e la
depone sul mosaico seguendo il verso dei raggi che convergono verso il centro
del cerchio.
Dopo averla adagiata a terra
con cura controlla che nel frattempo non vi sia qualche fiore fra quelli già
collocati che non sia in linea con la composizione e turbi la ritmicità delle
righe dei fiori.
Accertatosi che tutto sia in
ordine con un sorriso e con molta calma ritorna alla panchina.
Tutti seguono in silenzio
questo muoversi rituale e attendono pazientemente che lui scelga un nuovo
fiore, lo scarti dalla sua custodia di cellofan e lo posi nel mosaico dove
avere scelto con cura il posto migliore per collocarlo
15. S. Paul.
Fra i grattacieli se sai dov’è puoi intravedere
nascosta una piccola chiesa: è S. Paul.
E’ lì soffocata da gigantesche costruzioni che si
innalzano e rendono ridicolo il piccolo campanile che crede di potere competere
con loro in altezza.
Sembra strano che gli abitanti abbiano lasciato lì dei
ricordi del loro passato in un paese che tutto rinnova e trasforma per fare
affari e per adeguarsi continuamente alle nuove esigenza della loro vita
convulsa.
Il cuore della gente non può, però, rinunciare a S.
Paul.
Quando c’è stata la tragedia della distruzione delle
torri gemelle S. Paul ha dato conforto e speranza a chi aveva perso i propri
cari.
La gente ha saputo dove doveva andare a riporre le sue
ansie e le sue speranze, dove poteva ritrovare il coraggio di vivere e di
andare aventi nonostante le ferite negli affetti più cari.
Hanno affidato il ricordo dei loro cari scomparsi e le
loro emozioni sul recinto che circonda
la chiesa di S. Paul ed il cimitero.
Quella inferriata è diventata un vero fortino
costruito a difesa dei sentimenti contro la brutalità della violenza .
La vita stessa è ricominciata dopo il disastro negli
appelli lasciati sulle sbarre di ferro che cingono il vecchio cimitero.
La gente continua a porre dei fiori e a ricordare quei
morti per esprimere la voglia di un mondo senza brutalità.
16. I bus scoperti.
Un modo di visitare NY è quello di salire su uno dei
tanti bus scoperti che girano per la città.
Se hai poco tempo e non vuoi camminare molto è il
sistema migliore.
Mario e Gio non ci sono mai saliti perché preferiscono
camminare per essere più in sintonia con la città e poterla capire meglio.
Loro pensano che il modo giusto di vedere NY sia
quello di immergerti nella folla che popola il centro e che seguendo la Broadway
approda a Times Square
Ci vuole tempo e pazienza per gustare i particolari .
Se vedi una chiesa stretta fra i grattacieli se cammini
puoi fermarti o se sei su un mezzo pubblico di superficie puoi scendere alla
prima fermata e arrestarti un attimo prendendoti una piccola pausa in quell’andirivieni caotico.
Il bus non si ferma mai.
Le emozioni
sono affidate ad un accompagnatore che ti spiega.
Ma caro amico le emozioni non si spiegano si sentono
direttamente o non sono sensazioni degne di essere percepite.
L’accompagnatore è pure simpatico, racconta simpatici
aneddoti e ti informa dei principali monumenti, ma il rapporto con la città è
troppo superficiale.
Direi che non esiste: è come essere in un cinema
tridimensionale con l’aggiunta dei rumori e dei profumi autentici dei gas di
scarico.
Non capisco le ragioni di chi desidera visitare una
città in poche ore salendo su di un autobus.
E’ molto meglio vedere un documentario non fai code ,
non ti costa nulla.
Una città va vissuta anche solo percorrendo le strade
a piedi , seguendo i percorsi indicati dalle guide solo così ti può restare
dentro un ricordo o un’emozione.
Racconti dalla Calabria
Amantea
pIstacchio
Pollino
Si può fare il bagno in ub lago deserto, dove tutto ti
dice tuffati, ma nessuno si sbraccia fra le calme acque?
Le Castella.
Una bacchetta magica di una fata buona non può creare
un Castello così folgorante di luci che emerge dalle onde che lo accarezzano.
Vela
Veleggiare con uno skipper chiacchierone non è il
massimo . Le vele sbattono, la barca non si piega l’equipaggio è più
interessato alle storie delle Castella che a ingaggiarsi con e altre vele che
ti superano con poco onore.
Begamotto.
Tutti conoscono le meraviglie curative del bergamotto
Se poi la boutique di fronte al tuo risptorante preferito ne fa grande
pubblicità sorge spontaneo il desiderio di volerlo provare.
Rudi
Per Rudi mandarti a fan culo è un complimento.
Torneo Carte
Spinning
Sedia prenotata .
Dalla mattina appena alzato la preoccupazione
principale è prenotarsi la sedia.
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