Racconti dall'Ospedale. Cataratta.
Nel foglio istruzioni si paventano una serie interminabile di rischi e di controindicazioni relativi all’intervento.
Nel foglio istruzioni si paventano una serie interminabile di rischi e di controindicazioni relativi all’intervento.
Forse queste precauzioni sono state consigliate da qualche avvocato perché
oggi va di moda chiedere risarcimenti del danno per imperizia negli intereventi
chirurgici o anche solo per mancata
informativa delle conseguenze di detti interventi.
Lavorare pensando che qualcuno possa chiamarti n giudizio per contestare il
tuo operato al minimo errore non è
piacevole.
Se sei preparato basta una semplice
assicurazione a renderti più tranquillo, ma doversi giustificare non è la
migliore tecnica .
E’ consigliabile affermare che il
lavoro è complicato che la realtà è complessa e che il paziente deve valutare
lui tutti i rischi anche quelli più remoti ed escludere lui l’interevento se
non ritiene di accettarli e di liberare quindi il medico da ogni
responsabilità.
Meglio non fare questi discorsi al Primario che ti opera potrebbe
innervosirti.
“ Facciamo quello che è più opportuno.”
Continuo a ripetere fiducioso se ci sono delle opzioni da scegliere.
Scrivere il resoconto della mia degenza mi rilassa e al mia naturale preoccupazione per tutto
ciò che afferisce all’Ospedale dovuta ai trascorsi ricoveri di mio padre e di
mia madre che hanno dovuto sottostare a lunghe cure, attenua la mia naturale
ansia da intervento.
La mia pressione sanguigna si è comunque alzata.
La massima, che di solito non supera i 110, si è impennata a 130.
“Non è nulla mi riassicura l’infermiera. Se anche dovesse alzarsi per un
improvvisa agitazione da intervento in sala operatoria i medici provvedono
subito a riequilibrarla nei limiti corretti con dei farmaci. La controllano
inserendo degli strumenti sulle unghie delle mani. Non si sarà messo dello
smalto proprio oggi?” sorride la simpatica morettina.
“Oggi non mi sono proprio dipinto lo smalto sulle unghie!” la riassicuro.
I minuti che precedono l’intervento sono più lenti da passare delle parole
che scorrono veloci sul foglio degli appunti.
Avessi il mio computer potrei utilizzar e il tempo mancante a correggere il testo o modificarlo.
Oramai non sono più capace a correggere il testo scritto a mano.
L’abitudine a scrivere sulla tastiera mi ha disabituato a rileggere la mia calligrafia
che si è fatta meno rotondeggiante e quindi meno leggibile.
E’ così pessima che correggerla diventa una missione impossibile.
Rileggere , punteggiare, limare. Riascoltare il suono delle parole e
immaginare gli effetti del racconto su improbabili lettori è una operazione
delicata che richiede che il testo venga lasciato riposare .
E’ come il vino bisogna lasciarlo decantare per potere filtrare le
impurità. Il filtro del tempo rileva le incongruenze del testo e favorisce il suo teorico miglioramento.
Il tamburellare del piede del mio
compagno di stanza sul pavimento mi richiama al fatto che sto per essere
operato e che non sto preparandomi a da inviare il racconto ad una fantomatico
premio letterario .
Fosse così sarebbe molto più rilassante proporrei ad un mediocre editore di
acquistare trecento copie della mia preziosa edizione ed il problema sarebbe
risolto.
Effettivamente oggi è semplice sentirsi scrittori .
Basta acquistare trecento copie del tuo prezioso volume diciamo basta
liberarsi di quattromila cinquecento miserabili euro, considerando il prezzo
equo quello di 15 euro a copia, per potersi annoverare nell’elenco dei grandi
della letteratura.
A tal punto però conviene editare con un editore on line che per pochi euro
ti invia la tua copia da mostrare agli amici
e vendere le altre in formato e-book.
Le voci in corridoio delle infermiere mi riporta alla gestione ordinaria
della realtà lontano dalle problematiche dello scrittore.
“Bisogna mettere l’ago in vena al paziente del letto n.11.” conferma
l’infermiera bruna
“Ho messo l’atropina al n. 12.” ribadisce la biondina.
La perdita di identità in favore della numerazione semplifica di certo le
operazioni ma toglie molto al rapporto umano che resiste prepotentemente nella
scrittura.
Sarebbe più bello sentire dire: “Metti l’ago al simpatico Giovanni della 11.”
“Ho inserito le gocce a Paolo della
12 che ha aperto gli occhi azzurri con un bel sorriso.”
Mi sentirei più a casa per il significato magico delle parole.
A volte dimentichiamo che piccoli particolari rendono più simpatici i
rapporti fra le persone e le strutture pubbliche.
L’organizzare
mega strutture fanno crescere intorno a noi dei giganteschi Leviatani che ci
soffocano e ci opprimono incasellandoci in minuscoli spazi tutti uguali senza
tenere conto di importanti peculiarità.
Il
piccolo a volte è più funzionale e per certi aspetti meno costoso.
Reagisco
alla tensione con le mie tecniche respirative preparandomi ad affrontare la
camera operatoria.
Devo
dire che la mia maestra di pilate mi ha dato degli ottimi consigli.
Se
l’inspirazione ha l’effetto di favorire la concentrazione, l’espirazione
produce un rilassamento che si rafforza ripetendo il movimento.
L’importante
è accentuare l’effetto del soffiare l’aria dalla bocca bisogna fare uscire
l’aria il più intensamente possibile accentuando il suono dell’espirazione
finché non si sente un getto caldo. Allora sì che l’esercizio è fatto con la
giusta intensità e produce dei benefici
effetti.
Sono
pronto per la sala operatoria.
Scendo
accompagnato dall’infermiera bionda che mi preso in custodia.
“Noi
abbiamo la responsabilità dei pazienti. Sa la sicurezza . Bisogna stare attenti
a tutto. Se qualcosa non va il paziente ti minaccia di azioni legali.”
“Suvvia
non si preoccupi io non le farei mai causa!”
Sono lasciato seduto in una anticamera dove
smistano i pazienti.
Quelli
appena operati aspettano il loro turno per salire al reparto con un vistoso
cerotto sull’occhio appena sanato.
Si
possono sentire racconti di visite e interventi ben riusciti o di medici
“palancari” che se ne approfittano del malato per costruirsi il poderetto.
Non
c’è nessun cenno di critica verso il Primario. Tutti sono contentissimi del
reparto nessuno si lamenta di nulla.
Succede
raramente in un Ospedale pubblico.
“Si
figuri che il mio oculista non ha voluto operarmi di cataratta perché avevo
anche una maculopatia. Sa quella malattia che colpisce la macula,
l'area che si trova al centro della retina.” La signora ottantenne
ma gagliarda che mi sta di fronte con il volto coperto da un vistosa garza
incerottata continua sdegnata. “Si figuri che voleva mandarmi ad operare in una
città a cinquanta chilometri di distanza quasi che qui non ci fossero dei
medici capaci di eseguire l’intervento!
Io
però mi sono informata ed ho sentito parlare bene del Professore. Sa è uno che
ha fatto anche carriera universitaria .
Un
luminare. Bravissimo. ”
Io
rincaro la dose: “lo conosco anch’io di fama quel signore che voleva mandarla
lontano per conservarsi di certo la paziente. Un palancaro che pensa più a fare
i denari che a guarire i pazienti. Giusto farsi pagare ma senza prendere in
giro la gente!”
“E’
vero il professore è bravissimo.” - conferma un paziente appena uscito
dall’intervento -“Un mago si figuri che mi sono fatto vedere da un oculista che
mi ha diagnosticato una retinopatia minimizzando gli effetti degenerativi. Per
fortuna che sono andato da lui al controllo successivo così mi sono potuto
operare per tempo. Avrei potuto perdere un occhio.”
E’
bello in un Ospedale sentire un coro che osanna il medico che ha preso in cura
nessuno che protesta né per i tempi di attesa, né per la gentilezza degli infermieri,
né per la professionalità dei medici.
“
A dire la verità in questo reparto bisogna evitare il medico che ha il collo
taurino.” - mi conferma una donnetta
esile che rimane prudentemente seduta non fidandosi di affrontare in piedi il
percorso verso il reparto – “Dovrebbe essere mandato in pensione . Da quando è
stato male ha perso la originale bravura. Vuole però continuare a visitare, per
fortuna che sono riusciti a non farlo più operare perché rischia di fare danno.
Il
Primario ha cercato in tutti i modi di mandarlo in pensione, ma non ci sono
riusciti. Sembra che abbia degli appoggi
in politica. Chissà forse uno zio senatore. E’ un intoccabile!”
Si
sa non esiste un reparto perfetto!
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