Orsoni Giorgio
Orsoni è professore ordinario
di Diritto amministrativo all'Università Ca' Foscari di Venezia.
Dal 2000 al 2003 è stato
Consigliere di Amministrazione della Biennale di Venezia e Primo Procuratore di San Marco e
vicepresidente della Fondazione
Cini.
Dal 1996 al 1998 è stato
Consigliere giuridico presso il Ministero dei lavori pubblici, nonché Capo
dell'Ufficio Legislativo del Dipartimento delle Aree Urbane.
Con la Giunta di Paolo Costa (2000-2005), è stato Assessore
al Patrimonio e ai Rapporti Istituzionali del Comune di Venezia.
Nel 2010, si presenta alle primarie per
la scelta del candidato Sindaco di Venezia della coalizione di centrosinistra,
sostenuto dal PD che vince con il 46%. E’ eletto sindaco di Venezia al primo
turno con il 51,13% con largo distacco sul Ministro della Pubblica
Amministrazione Renato Brunetta.
Il 4 giugno 2014 è stato posto
agli arresti domiciliari per presunta violazione della normativa in materia di
finanziamento ai partiti.
L'accusa sostiene che Orsoni
avrebbe ricevuto tra i 450 e i 550 mila euro dal Consorzio Venezia Nuova
presieduto da Giovanni Mazzacurati e dall'imprenditore della Maltauro
Infrastrutture Enrico Maltauro per finanziare la sua campagna elettorale a
Sindaco di Venezia nel 2010 in cambio dell'interessamento politico ai
maxi-appalti del MOSE.
Il giorno successivo, il prefetto
Domenico Cuttaia lo sospende dalla carica di sindaco di Venezia in
applicazione della legge Severino.
Dopo aver presentato una
richiesta di patteggiamento a 9 mesi (ridotti a 4 mesi
per le attenuanti generiche e la scelta del rito abbreviato) e 15.000 euro di
multa, il 12 giugno vengono revocati gli arresti domiciliari, mentre il
prefetto ritira il provvedimento di sospensione dalla carica di primo cittadino.
Nella successiva conferenza
stampa, Orsoni ha affermato di non volersi dimettere dalla carica di sindaco di
Venezia.
Orsoni infatti non nega che la
somma possa essere finita a finanziare la sua campagna elettorale ma nega di
non averla ricevuta di persona tirando in ballo alcuni esponenti del PD Veneto
che si sarebbero adoperati per farsi finanziare la somma dal Consorzio: il
tesoriere e consigliere regionale veneto del Pd Giampiero Marchese,
arrestato, l'ex Presidente della Provincia di Venezia e Responsabile Enti
Locali e Organizzazione del PD nelle Segreterie Bersani ed Epifani, il deputato
Davide Zoggia
(che avrebbe beneficiato anche lui di 65 mila euro sempre dal Consorzio per la
campagna per il secondo mandato a Presidente della Provincia di Venezia nel
2009), l'ex Presidente della Provincia di Belluno e consigliere regionale del
Veneto Sergio Reolon (anche lui beneficiario di
10 mila euro dal Consorzio per la campagna per il secondo mandato a Presidente
della Provincia di Belluno) e il deputato veneziano del Pd Michele
Mognato, tuttavia non indagati.
Il giorno seguente tuttavia, in
una ulteriore conferenza stampa, Orsoni comunica, dopo aver azzerato la Giunta,
di aver rassegnato le sue dimissioni da Sindaco di Venezia "essendo venuto
meno il rapporto di fiducia" dopo una nota del vicesegretario
nazionale Debora Serracchiani che di fatto lo sfiduciava.
Il 2 luglio il prefetto di
Gorizia Vittorio Zappalorto viene
nominato commissario straordinario che traghetterà il Comune di Venezia alle
elezioni. Intanto il GIP respinge la richiesta di 4 mesi di patteggiamento
avanzata da Orsoni ritenuta non congrua alla gravità dei reati contestati.
Wikipedia.
Gli avvocati di Orsoni dichiarano
illegittima l’inchiesta poiché viziata da un «conflitto di interessi» di uno
dei Pubblici ministeri «che ne ha sicuramente condizionato la conduzione delle
indagini e le scelte. La richiesta di rinvio a giudizio va dunque considerata
nulla».
La memoria difensiva è un vero
atto di accusa, molto pesante, contro il pm Paola Tonini. Che pur non avendo
firmato gli atti del suo rinvio a giudizio ha condotto gli interrogatori
dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, arrestato
a metà 2013, il principale teste di accusa contro Orsoni.
L’ex sindaco torna in campo, dopo
un anno e mezzo di silenzio. Una carriera professionale e politica finita
nell’infamia dell’arresto e di accuse pesanti. Il suo nome coinvolto nella maxi
inchiesta sulla corruzione del Mose anche se le accuse per lui si sono fermate
al finanziamento illecito per la campagna elettorale. Lui si è sempre
professato innocente.
Accuse precise sono lanciate nei confronti della pm Tonini e di suo marito,
l’avvocato Igor Gamberini. «Con loro è pendente una causa civile in Tribunale»,
rivela Orsoni nella memoria, «per i corrispettivi di decine di migliaia di euro
mai versati per l’assistenza legale prestata a loro dal mio studio a partire
dall’anno Duemila in numerose controversie giudiziarie e amministrative».
Un «vizio genetico», scrivono i
legali di Orsoni, «che potrebbe aver condizionato dall’inizio la conduzione
delle indagini». «Un obbligo», si legge sempre nella memoria, «previsto dalla
sentenza 7992 della Cassazione dell’ottobre del 2004».
Orsoni nega di aver mai ricevuto
i soldi in contante che Mazzacurati riferisce di avergli consegnato: «Nessuno
conferma questa circostanza, nemmeno i suoi collaboratori». Perché allora
l’ex dominus del Consorzio avrebbe dovuto accusarlo? «Era furioso
perché come sindaco gli avevo sottratto l’Arsenale», aveva dichiarato Orsoni
all’indomani dell’arresto». http://nuovavenezia.gelocal.it/2015/10/23.
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