martedì 17 gennaio 2017

Orsoni Giorgio

Orsoni Giorgio

Orsoni è professore ordinario di Diritto amministrativo all'Università Ca' Foscari di Venezia.
Dal 2000 al 2003 è stato Consigliere di Amministrazione della Biennale di Venezia e Primo Procuratore di San Marco e vicepresidente della Fondazione Cini.
Dal 1996 al 1998 è stato Consigliere giuridico presso il Ministero dei lavori pubblici, nonché Capo dell'Ufficio Legislativo del Dipartimento delle Aree Urbane.
Con la Giunta di Paolo Costa (2000-2005), è stato Assessore al Patrimonio e ai Rapporti Istituzionali del Comune di Venezia.
Nel 2010, si presenta alle primarie per la scelta del candidato Sindaco di Venezia della coalizione di centrosinistra, sostenuto dal PD che vince con il 46%. E’ eletto sindaco di Venezia al primo turno con il 51,13% con largo distacco sul Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
Il 4 giugno 2014 è stato posto agli arresti domiciliari per presunta violazione della normativa in materia di finanziamento ai partiti.
L'accusa sostiene che Orsoni avrebbe ricevuto tra i 450 e i 550 mila euro dal Consorzio Venezia Nuova presieduto da Giovanni Mazzacurati e dall'imprenditore della Maltauro Infrastrutture Enrico Maltauro per finanziare la sua campagna elettorale a Sindaco di Venezia nel 2010 in cambio dell'interessamento politico ai maxi-appalti del MOSE.
Il giorno successivo, il prefetto Domenico Cuttaia lo sospende dalla carica di sindaco di Venezia in applicazione della legge Severino.
Dopo aver presentato una richiesta di patteggiamento a 9 mesi (ridotti a 4 mesi per le attenuanti generiche e la scelta del rito abbreviato) e 15.000 euro di multa, il 12 giugno vengono revocati gli arresti domiciliari, mentre il prefetto ritira il provvedimento di sospensione dalla carica di primo cittadino.
Nella successiva conferenza stampa, Orsoni ha affermato di non volersi dimettere dalla carica di sindaco di Venezia.
Orsoni infatti non nega che la somma possa essere finita a finanziare la sua campagna elettorale ma nega di non averla ricevuta di persona tirando in ballo alcuni esponenti del PD Veneto che si sarebbero adoperati per farsi finanziare la somma dal Consorzio: il tesoriere e consigliere regionale veneto del Pd Giampiero Marchese, arrestato, l'ex Presidente della Provincia di Venezia e Responsabile Enti Locali e Organizzazione del PD nelle Segreterie Bersani ed Epifani, il deputato Davide Zoggia (che avrebbe beneficiato anche lui di 65 mila euro sempre dal Consorzio per la campagna per il secondo mandato a Presidente della Provincia di Venezia nel 2009), l'ex Presidente della Provincia di Belluno e consigliere regionale del Veneto Sergio Reolon (anche lui beneficiario di 10 mila euro dal Consorzio per la campagna per il secondo mandato a Presidente della Provincia di Belluno) e il deputato veneziano del Pd Michele Mognato, tuttavia non indagati.
Il giorno seguente tuttavia, in una ulteriore conferenza stampa, Orsoni comunica, dopo aver azzerato la Giunta, di aver rassegnato le sue dimissioni da Sindaco di Venezia "essendo venuto meno il rapporto di fiducia" dopo una nota del vicesegretario nazionale Debora Serracchiani che di fatto lo sfiduciava.
Il 2 luglio il prefetto di Gorizia Vittorio Zappalorto viene nominato commissario straordinario che traghetterà il Comune di Venezia alle elezioni. Intanto il GIP respinge la richiesta di 4 mesi di patteggiamento avanzata da Orsoni ritenuta non congrua alla gravità dei reati contestati. Wikipedia.
Gli avvocati di Orsoni dichiarano illegittima l’inchiesta poiché viziata da un «conflitto di interessi» di uno dei Pubblici ministeri «che ne ha sicuramente condizionato la conduzione delle indagini e le scelte. La richiesta di rinvio a giudizio va dunque considerata nulla».
La memoria difensiva è un vero atto di accusa, molto pesante, contro il pm Paola Tonini. Che pur non avendo firmato gli atti del suo rinvio a giudizio ha condotto gli interrogatori dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, arrestato a metà 2013, il principale teste di accusa contro Orsoni.
L’ex sindaco torna in campo, dopo un anno e mezzo di silenzio. Una carriera professionale e politica finita nell’infamia dell’arresto e di accuse pesanti. Il suo nome coinvolto nella maxi inchiesta sulla corruzione del Mose anche se le accuse per lui si sono fermate al finanziamento illecito per la campagna elettorale. Lui si è sempre professato innocente.
Accuse precise sono lanciate  nei confronti della pm Tonini e di suo marito, l’avvocato Igor Gamberini. «Con loro è pendente una causa civile in Tribunale», rivela Orsoni nella memoria, «per i corrispettivi di decine di migliaia di euro mai versati per l’assistenza legale prestata a loro dal mio studio a partire dall’anno Duemila in numerose controversie giudiziarie e amministrative».
Un «vizio genetico», scrivono i legali di Orsoni, «che potrebbe aver condizionato dall’inizio la conduzione delle indagini». «Un obbligo», si legge sempre nella memoria, «previsto dalla sentenza 7992 della Cassazione dell’ottobre del 2004».

Orsoni nega di aver mai ricevuto i soldi in contante che Mazzacurati riferisce di avergli consegnato: «Nessuno conferma questa circostanza, nemmeno i suoi collaboratori». Perché allora l’ex dominus del Consorzio avrebbe dovuto accusarlo? «Era furioso perché come sindaco gli avevo sottratto l’Arsenale», aveva dichiarato Orsoni all’indomani dell’arresto». http://nuovavenezia.gelocal.it/2015/10/23.

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