domenica 1 gennaio 2017

Terranova Cesare

Terranova Cesare

Il giudice Terranova ha svolto un ruolo importantissimo nell’ambito del contrasto alla mafia siciliana. Egli è ricordato soprattutto per aver istruito, verso la fine degli anni Cinquanta, un processo ai danni di personaggi del calibro di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Luciano Liggio e Calogero Bagarella.
Parliamo di un’epoca in cui la mafia ufficialmente non esiste dal punto di vista penale. L’unica arma che i giudici possono far valere per cercare di dimostrare l’esistenza di un’organizzazione criminale è l’associazione a delinquere, reato previsto dall’articolo 416 c.p.
Nonostante il grande impegno di Cesare Terranova, i mafiosi che lui vuole far condannare vengono tutti assolti nel corso del processo di Bari, del 1969.
Il giudice, però, continua a lavorare per tenere alta l’attenzione su un fenomeno che comincia a diventare sempre più preoccupante non soltanto per la Sicilia ma per l’intero paese.
Negli anni Settanta Cesare Terranova si dedica anche all’altra sua passione, l’attività politica. Viene, infatti, eletto deputato del Partito Comunista Italiano e nel 1976 entra a far parte della Commissione Parlamentare Antimafia. Questo ruolo gli consente di scrivere una relazione sulla connivenza tra alcuni personaggi politici palermitani e Cosa Nostra.
Uomini del calibro di Giovanni Gioia, Salvo Lima e Vito Ciancimino vengono considerati vicini alla mafia siciliana. Non abbandona, però, l’attività di magistrato. Viene, infatti, nominato consigliere presso la Corte d’Appello di Palermo.
Nel 1974 arriva la condanna all’ergastolo per Luciano Liggio, imputato per l’omicidio del boss di Corleone Michele Navarra.
Da quel momento in poi, Terranova diventa un nemico non solo per il boss, che finisce in carcere, ma anche per gli altri corleonesi. Il giudice, dopo l’arresto della Primula Rossa di Corleone, chiede di interrogare Liggio presso il carcere dell’Ucciardone.
Il boss dice di essere ammalato ma Terranova non si arrende e pretende che “Lucianeddu” venga trasportato in barella per sottoporsi ugualmente all’interrogatorio. L’incontro tra i due si rivela carico di tensione, a tal punto che Liggio cerca addirittura di colpire il giudice.
Il 25 settembre 1979 Cesare Terranova attende l’arrivo di Lenin Mancuso, il maresciallo che si occupa personalmente della scorta del giudice. Terranova decide di mettersi alla guida della vettura, una Fiat 131, e di percorrere una strada che, contrariamente agli altri giorni, sembra essere bloccata. Non fa in tempo a girarsi indietro ed intraprendere un nuovo percorso perché alcuni killers bucano all’improvviso e cominciano a sparare all’impazzata. Cesare Terranova muore sul colpo.
Ancora oggi non è stata fatta giustizia per l’omicidio di Cesare Terranova.
Da più parti si è parlato di un omicidio dai risvolti non soltanto mafiosi ma anche politici. Infatti, Terranova stava per diventare il capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo e, dunque, sarebbe diventato ancora più scomodo per politici e boss della mafia.
Lo stesso Terranova ha parlato dei loschi rapporti che legavano alcuni esponenti della politica siciliana e mafiosi.
Da non dimenticare anche che nell’estate del 1979, già scossa per la morte di Boris Giuliano, a Palermo era giunto il banchiere Michele Sindona. Terranova viene ucciso quando Sindona si trova ancora in città. Non possiamo che augurarci che possa essere presto fatta giustizia anche per questo delitto. mafieitaliane.it

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