Sport. Dipendenza dallo sport
Lo sport può anche diventare
un’ossessione dannosa per la salute stessa come dimostrano i numerosi casi di
quella che viene definita comunemente, ma talvolta anche impropriamente, come
“dipendenza dallo sport”.
Dalla sport-mania alla
“dipendenza dallo sport”
Quando si parla di dipendenza
dallo sport o, come viene definita questa sindrome a partire dalla terminologia
americana, di dipendenza dall’esercizio fisico ci si riferisce ad una
condizione in cui non è presente, né sempre né esclusivamente, un abuso
quantitativo della pratica sportiva, ma in cui esistono dei sintomi simili a
quelli presenti in altri tipi di dipendenze.
Il primo passo per comprendere il
fenomeno in questione è, infatti, quello di non utilizzare tale termine,
divenuto ormai popolare, a sproposito per designare tutti quei casi in cui si
pratica eccessivamente lo sport, adottando quindi un metro puramente
quantitativo. In tale prospettiva di valutazione del problema si inserivano i
primi approcci al problema della dipendenza dallo sport derivanti dalla
medicina sportiva che ha affrontato inizialmente il problema secondo la
prospettiva fisiologica.
In tale ottica, la dipendenza
dallo sport è stata presentata nei termini della cosiddetta “overtraining
sindrome” (sovrallenamento), ossia come quella condizione fisiologica di
squilibrio che deriva da sforzi fisici intensi e troppo ravvicinati che non
permettono all’organismo un recupero energetico e neurobiologico e quindi la
possibilità di smaltire lo sforzo, ricaricandosi a livello fisico e psicologico
(Cascua S., 2004).
Un punto di vista simile è stato
quello che ha preso in considerazione misure esclusivamente comportamentali,
definendo ad esempio “corridori dipendenti” tutti coloro che seguivano programmi
di corsa per cinque giorni a settimana e per un minimo di quindici ore
settimanali, adottando un modello di diagnosi “a cronometro” (Monaco M., 2006).
La “mania dello sport”, anche questa definizione erroneamente utilizzata come sinonimo della “dipendenza sportiva”, è una tendenza comportamentale di eccesso che porta ad uno squilibrio nel rapporto con lo sport, che non sempre coincide con la manifestazione di un comportamento dai tratti dipendenti. Essa può evolvere in un abuso protratto della pratica sportiva e generare un over-reaching, cioè una leggera forma di sovrallenamento che può richiedere per il recupero psicofisico un riposo di qualche settimana.
La “mania dello sport”, anche questa definizione erroneamente utilizzata come sinonimo della “dipendenza sportiva”, è una tendenza comportamentale di eccesso che porta ad uno squilibrio nel rapporto con lo sport, che non sempre coincide con la manifestazione di un comportamento dai tratti dipendenti. Essa può evolvere in un abuso protratto della pratica sportiva e generare un over-reaching, cioè una leggera forma di sovrallenamento che può richiedere per il recupero psicofisico un riposo di qualche settimana.
Ma l’exercise dependence o
exercise addiction, come viene anche chiamata tale sintomatologia in lingua
inglese, non è sempre un problema quantitativo e certamente non è soltanto un
problema di abuso di sport. Non necessariamente comporta over-training, perché
non sempre la costanza nella pratica sportiva coincide con un’attività
estenuante, e soprattutto si connota per alcune caratteristiche psicologiche
distintive. La frequenza dell’allenamento non rappresenta un buon metro
diagnostico dal momento che non fornisce alcun dato sulle importanti differenze
motivazionali, attitudinali ed emozionali che hanno permesso di distinguere tre
tipologie di persone che si rapportano in modo, talvolta maniacale e intenso,
all’attività sportiva (De La Torre, 1995).
Una prima categoria di “maniaci
sportivi” è rappresentata dai cosiddetti “sani nevrotici”, ossia coloro i quali
traggono un positivo miglioramento dalla pratica sportiva.
Altre persone appartengono al
gruppo degli “sportivi compulsivi”, in cui l’attività fisica è un modo come un
altro per sostenere una precisa routine che conferisce un senso di controllo e
di superiorità morale.
Infine, ci sono i “dipendenti
dallo sport” in cui l’attività fisica ha una funzione di regolatore dell’umore
e di uno squilibrio interno. Essa finisce per dominare l’intera vita. È solo in quest’ultima
condizione che si può parlare di “dipendenza sportiva” definita primaria se
ritenuta indipendente da altre patologie, oppure secondaria, quando è associata
a sintomi di sottostanti disturbi alimentari, in cui l’esercizio fisico gioca
un ruolo fondamentale nel tentativo di controllo del peso e dell’immagine
corporea. benessere.com
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