Montezemolo torna alla Ferrari nel
1991 in qualità di Presidente (ruolo che ricoprirà fino al 2014) e di Amministratore
Delegato (incarico che ricoprirà fino al 2006). Ingaggia Jean Todt e,
sotto la guida del francese, la Ferrari, dopo 21 anni, nel 2000 torna a
vincere il Campionato di Formula 1 con Michael Schumacher.
Il successo si ripete negli anni
successivi: dal 2001 al
2004 la Ferrari
conquista il titolo Piloti e Costruttori in Formula 1.
Nel 2007 la Scuderia
Ferrari conquista, per la quindicesima volta, il Titolo Mondiale Piloti e
quello Costruttori di Formula 1, nel 2008 vince per la sedicesima volta il
Titolo Costruttori.
Il 24 maggio 2013 in seguito
all'incorporazione della Ferrari S.p.A nella Ferrari
N.V. diventa anche il presidente della holding.
Il 13 ottobre 2014 ha lasciato
la Presidenza della Ferrari N.V. e della Ferrari S.p.A. a conclusione del
festeggiamento dei 60 anni della Ferrari in America.
La presidenza è stata assunta
dall'amministratore delegato della FCA, Sergio
Marchionne.
Da novembre 2014 è presidente
di Alitalia
Sai e dal 10 febbraio 2015 è presidente del comitato promotore dei Giochi
Olimpici di Roma 2024 senza ricevere alcun compenso. Wikipedia.
Con le
dimissioni di Luca Cordero di Montezemolo dalla presidenza di Alitalia crolla l’ennesima
foglia di fico di una privatizzazione fallita, il cui obiettivo
era unicamente quello di mantenere un sistema consociativo e corporativo.
Sempre lontani dal mercato ma vicini
ad interessi di fornitori, manager, politica nazionale e territoriale (ad
esempio Fiumicino), l’ammucchiata di questa ventina di azionisti ha fatto
pagare agli italiani i propri errori, prima e dopo la privatizzazione,
beneficiando di aiuti di Stato a pioggia senza che poi nessuno
verificasse i risultati raggiunti.
Nelle ultime due gestioni i
diversi azionisti privati avevano scambiato con favori politici il loro
ingresso nell’azionariato. I capitani coraggiosi, prima quelli messi assieme da
Berlusconi e poi quelli uniti da Renzi, non hanno risolto una crisi che dura da
quasi venti anni: il contributo di banche come Intesa ed Unicredit,
di Poste Italiane e anche di grandi compagnie come Air France, Klm e
per ultima Etihad non ha portato a nessun progresso.
I miliardi lasciati sul campo,
invece, non si contano: ammorizzatori sociali, acquisti di beni e servizi
(kerosene), super stipendi ai manager, rotte fallimentari, costi unitari per
passeggero elevati, costi della manutenzione fuori controllo, nuove divise,
consulenze e infine costi delle linee di credito dei prestiti delle banche
azioniste nel doppio ruolo di creditori e prestatori di denaro a se stessi. ilfattoquotidiano.
it/2017/03/15.
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