Riforma immigrazione Il decreto
Minniti
Il decreto Minniti in
materia di immigrazione è legge.
Il provvedimento introduce
numerose novità, tra cui: la nascita di nuovi Centri di permanenza per il
rimpatrio nelle Regioni (per un totale di 1600 posti), l’eliminazione di
un grado di giudizio per i ricorsi, la riduzione dei tempi per la richiesta
d’asilo e la possibilità per i richiedenti di svolgere lavori di pubblica
utilità gratuiti e volontari. Inoltre vengono stanziati 19 milioni di euro per
garantire l’esecuzione delle espulsioni.
Ma il testo non trova tutti
d’accordo. Mdp, la componente nata dagli scissioni del Pd, ha votato contro
provocando le polemiche dem: “Nota bene”, ha scritto sempre su Twitter la
deputata Alessia Morani, “il viceministro agli Interni Filippo
Bubbico è di Mdp”.
Il Pd esulta e difende il
provvedimento: “L’Italia deve esserne orgogliosa”, ha scritto su Facebook il
capogruppo alla Camera Ettore Rosato. “Il nostro Paese vuole mettere in
campo un’accoglienza che coniughi diritti dei richiedenti asilo e rispetto
delle regole, integrazione e sicurezza.
Ma ci sono pure la destra e
la Lega Nord che approvano molte parti del documento e che non hanno trattenuto
la loro soddisfazione. Ad esempio, per Roberto Maroni, presidente del
Lombardia ed esponente del Carroccio “Minniti dice cose condivisibili, ma manca
ancora la concretezza. Aveva detto che avrebbero fatto un Cie per i clandestini
in ogni Regione, ma sto ancora aspettando che mi dica dove”.
In giornata anche il capo
della polizia Franco Gabrielli ha dato la sua benedizione: “Questo
decreto ha diverse cose positive, soprattutto noi condividiamo la filosofia.
Ormai la sicurezza non è solo un diritto, è un bisogno primario ed è un bisogno
al quale tutti devono concorrere i soggetti istituzionali e avere sottolineato
l’importanza del ruolo dei sindaci, che con l’elezione diretta sono
l’espressione più alta delle comunità, credo che sia un passo positivo.
Al posto dei vecchi Cie saranno
creati in ogni regione i Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr),
1.600 posti in tutto, preferibilmente fuori dai centri urbani e vicino ad
infrastrutture di trasporto. Queste strutture ospiteranno i migranti da
rimandare in patria. Per garantire l’esecuzione delle procedure di espulsione
vengono stanziati 19 milioni di euro.
Altro punto fondamentale è il taglio
dei tempi di trattazione delle domande di asilo, aumentate nel 2016 del 47%
rispetto all’anno precedente (in tutto sono state 123mila).
Ci sarà l’assunzione
straordinaria di 250 specialisti per rafforzare le commissioni di esame delle
richieste. Vengono poi istituite 26 sezioni specializzate in materia di
immigrazione ed asilo presso ciascun tribunale ordinario del luogo in cui hanno
sede le Corti d’appello. Deciso inoltre il taglio dell’appello per i ricorsi
contro il diniego dello status di rifugiato, che diventa ricorribile solo
in Cassazione. Il decreto prevede inoltre la promozione dell’impiego di
richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità gratuiti e volontari, ad opera
dei prefetti, d’intesa con Comuni e Regioni.
Martedì 11 aprile le associazioni
hanno protestato in piazza davanti a Montecitorio contro il provvedimento. “No
alla guerra ai poveri, no al decreto Minniti-Orlando“.
Sono esponenti di tante associazioni: Arci,
Asgi, Acli, Libera, Cnca, Fondazione Migrantes, Medici senza frontiere. ilfattoquotidiano.it/2017/04/12/
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