Carnevale veneziano
Giani
amava lavorare al salone delle feste di Cà Giustiniani perché lo trovava veramente
una salone regale.
Lui
curava il servizio di ristorazione.
Il
martedì grasso organizzava una grande festa in maschera per bambini: “Vien anca
ti ti pol magnar fritole in quantità.” gli aveva detto a quel golosone di
Nicheto che non se lo aveva fatto ripetere due volte.
Giani
attorniato da uno stuolo di camerieri era indaffaratissimo dietro un tavolone
imbandito che offriva ogni ben di Dio.
Damine
e paggi in costumi veneziani
settecenteschi sfilavano con maghi, Zorro, streghe, orsi, leoni e personaggi dei cartoni animati
per vincere il concorso.
Applausi,
risate urli e strepiti di ogni sorta accompagnavano la loro sfilata.
La
claque era scatenata.
Fratelli,
sorelle, genitori e parenti tutti si erano radunati e si impegnavano al massimo per far vincere i
propri beniamini.
Nichetto
non aveva avuto il coraggio di salire sul palco. Iil suo vestito datato era
stato oggetto di un difficile quanto ingegnoso lavoro per allungarlo e
allargarlo perché Nichetto era in crescita.
Lui
si sentiva un po' stretto in quella casacca da indiano; era solo soddisfatto
del copricapo di piume colorate e del tomahawk che gli davano una certa
autorità.
La
Cetta ci aveva lavorato sodo ed era soddisfatta della sua opera Nichetto, però
un po' meno.
Nichetto
inoltre non aveva capito bene che Gianni avrebbe dovuto lavorare tutto il tempo.
Lui
avrebbe voluto trascorrere una parte della serata almeno con lui, mangiare,
ricordare le vacanze di Montecatini, parlare della madre Teodosia.
La
madre era rimasta molto soddisfatta del Crocifisso nuovo che Gianni aveva
comprato in sostituzione di quello vecchio caduto a pezzi solo per le
insistenze di Nichetto.
Lo
scolaro voleva fare bella figura nel dimostrare la devozione del genitore,
Giani, invece avrebbe risparmiato volentieri quei soldi.
Pazienza
ne avrebbero parlato a casa a cena, perché a mezzogiorno Nichetto mangiava a
scuola dalle suore di San Giuseppe dato che si fermava al doposcuola per fare i
compiti. Quello che a Nichetto dispiaceva e che stava poco un suo padre lo
vedeva poco la sera perché lui tornava dopo una cena veloce al bar a lavorare e
c'era sempre poco tempo per stare insieme.
Gianni
in quei scarsi momenti stava quasi sempre zitto ed era Nichetto e la Cetta a
raccontare le cose normali tutti i giorni.
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