Giani
lavora tutto il giorno al Florida Bar.
Produce
i gelati più buoni di Rialto.
Nichetto era troppo piccolo per
aiutare nel lavoro Gianni ma andava spesso al bar perché avevo un amico da
sfidare a carte.
Zerbetto era un commerciante di
mobili che aveva negozio proprio a fianco del bar.
Alto con gli occhi furbi e due baffetti
brizzolati che ispiravano fiducia era sicuramente una persona simpatica e
soprattutto sapeva giocare a carte e aveva voglia di insegnare i suoi trucchi
ad un bambino che andava alle elementari.
Aveva insegnato a Nichetto la
briscola e la scopa così bene che il bambinetto era più bravo a vincere le
partite che a fare i pensierini che gli assegnava a scuola la madre Teodosia.
Giani parlava poco, lavorava sempre non c’era giorno di chiusura settimanale
per tutta la stagione e nell’inverno quando di turisti non ce ne erano si trovava
qualche impegno per non perdere il vizio di lavorare.
L’esperienza
della Russia lo aveva provato e gli aveva lasciato dentro un male che lo
tormentava.
Così comincio la trafila dei
ricoveri, degli accertamenti clinici e dei consulti.
Quando
non lavora si ricoverava in Ospedale.
La
sofferenza provata nella campagna di guerra
lo ha reso sensibile alle disgrazie altrui.
Se
c’era un qualche cliente che si lamentava perché gli affari andavano male lui era
il suo primo cliente della giornata.
Giani
aveva comperato l’Enciclopedia del ragazzo italiano da un amico quando il suo
bambino non sapeva ancora leggere "Tanto la te serve.....” così giustificava
il suo buon cuore.
Andrea
il rappresentante di libri “povareto”, diceva, aveva bisogno di fare una certa
produzione.
“Comprime
na enciclopedia Giani go bisogno de lavorar” gli continuava a ripetere.
La
stanzetta nuova l’aveva fatta costruire apposta su misura da Gusso, detto anche
pialla d’oro, un mitico falegname del trevigiano.
Certo
che le misure le aveva prese proprio male: il mobile di ciliegio bianco era
troppo grande per essere posto sul lato corto della stanza per questo,
dovendolo posizionare sul lato lungo, l’estetica era irrimediabilmente violata.
Il
tavolino si era dimostrato subito traballante - le gambe dovevano essere state
attaccate con un po’ di colla di dubbia qualità – e non dava l’idea di una
eccessiva robustezza, tanto che non sembravaa in grado neanche di sostenere un
modesto sussidiario delle elementari.
“El ciama sempre i so amighi e i lo imbrogia
sempre” diceva la Felicetta.
“El
xe bon” ribadiva paziente.
“El
xe tre volte bon” dicevano, invece,
quelli più duri di cuore.
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