San Michele
Nicheto
non aveva mai visto la chiesa di San Silvestro così stracolma di gente.
Persone
dappertutto dentro e fuori della chiesa.
Individui
che la famiglia di Giani non aveva mai visto prima.
Forse
quella partecipazione allo strazio dei familiari significava che Giani era
stato molto amato o forse c’era solo una grande curiosità di vedere una
famiglia distrutta dalla morte del suo pater in così giovane età.
Nicheto
non aveva ben chiaro se la gente venisse al funerale per farsi vedere, per
curiosare o per partecipare al dolore di chi ha perduto irrimediabilmente una
persona cara.
Quel
giorno la commozione era scritta nei volti di tutti i presenti alla cerimonia
funebre, non si sentiva nessuno fiatare.
Il
silenzio all’interno della chiesa era rotto da qualche singhozzo. Sentendo
piangere Nicheto, che si sentiva un uomo, non riuscì a trattenere qualche
lacrimuccia da femminuccia e se ne vergognò.
Fuori
c’era una giornata di sole.
Nicheto
era troppo piccolo per portare la bara e aveva seguito il feretro in prima fila
accompagnato dagli occhi interroganti dei suoi amici dell’Oratorio cui aveva
fatto un cenno di saluto. Non avevano
mai visto prima la morte del padre di uno di loro e se ne stavano increduli e
muti ad osservare.
“Ma
pol morir uno cusì giovane?” sembravano chiedersi.
Gli
amici del bar erano tutti in prima fila.
La
zia Bice non aveva fatto andare al cimitero Nicheto, le Cetta non aveva avuto
cuore di seguire la cerimonia ed era rimasta a casa.
Cice
che era il secondo figlio di Leonardo aveva preso con lui Nicheto per distrarlo da questa
disgrazia.
Lui
aveva due figli di poco più grandi di Nicheto che gli avevano fatto scudo
nascondendo le sue lacrime.
Nicheto
era andato via con loro ma il suo cuore aveva seguito il feretro di Giani.
La
cerimonia del funerale a Venezia era meno triste che negli altri comuni di
terraferma.
Andare
a fare una gita in motoscafo era un avvenimento per la gente normale perché il
motoscafo a Venezia lo usavano solo i signori.
L’ultimo
viaggio terreno era accompagnato da un corteo di motoscafi privati che portavano
la salma ed i parenti a San Michele.
L’isola
della laguna di fronte alle Fondamenta Nove si poteva raggiungere solo con la
barca.
I
veneziani andavano in motoscafo solo quando si sposavano e quando dovevano raggiungere
l’ultima dimora.
Andare
in motoscafo era comunque una piacevole festa.
Solcare
le acque calme della Laguna seguendo i canali segnati dalle bricole che indicavano
le seche mette allegria anche se la flotta di barche era destinata ad accompagnare una cerimonia
funebre.
Non
poteva essere triste una gita in barca anche se la destinazione era San
Michele.
L’isola
era il posto ideale per riposare in santa pace.
Nicheto
la conosceva bene perché tutti gli anni andava il due novembre a portare i
fiori ai nonni.
I
viali alberati gli davano un senso di quiete. Il silenzio, che l’isolamento
dalla terraferma accentuava, faceva parte di un altro mondo che non gli
dispiaceva.
Nicheto
aveva deciso che la laguna era la sentinella più indicata per fare da guardia
all’ultimo riposo di Giani e aveva pensato che sarebbe andato a trovarlo il
giorno dopo.
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