Fisco - Airbnb
Guerra col Fisco,
Airbnb decide di non pagare la cedolare secca
Troppo poco tempo per
mettersi in regola, operatori sulle barricate contro la nuova legge sugli
affitti turistici. Niente versamenti per giugno.
I primi versamenti
della cedolare secca sugli affitti brevi per turismo, come
Airbnb, si sarebbero dovuti effettuare ieri. Il 21% sugli incassi di
giugno. Ma né Airbnb,
né il concorrente Homeaway, né le 20mila agenzie immobiliari associate
alla Federazione italiana
degli agenti immobiliari professionali (Fiaip) hanno provveduto. “Noi
operatori continuiamo a trovarci nell’impossibilità di adeguarci a quanto
previsto dalla manovrina”, scrivono i due operatori e l’associazione di
categoria in una nota pubblica. Troppo poco tempo per mettersi in regola. “Il provvedimento
non ha fornito i chiarimenti auspicati né prevede alcuna tempistica di
adeguamento per gli operatori coinvolti, rimandando a ulteriori specifiche
tecniche che verranno comunicate in un non precisato futuro – è l’affondo
dei tre firmatari della lettera -.
Senza indicazioni fino
a mercoledì scorso, gli intermediari di affitti brevi, dai colossi come Airbnb
alle piccole agenzie, non hanno trattenuto il 21% della cedolare secca sugli
affitti, ma hanno versato l’intero incasso ai proprietari.
Aggiungono i tre
firmatari della nota: “Il legislatore, contrariamente anche a quanto prevede lo
statuto del contribuente, vorrebbe che piattaforme mondiali e centinaia di
operatori sul territorio, nel corso di un fine settimana: dedicassero migliaia
di ore di sviluppo e ingegneria permodificare portali attivi e operanti (e
perfettamente funzionanti) in maniera identica in tutto il mondo; formassero
migliaia di collaboratorisu tutto il territorio nazionale, informare centinaia
di migliaia di proprietari e riscattare da loro il 21% delle transazioni
antecedenti il 12 luglio; coinvolgessero un’azienda o uno studio
professionale italiano conferendogli oneri e responsabilità enormi in mancanza
di ogni tipo di garanzia e certezza sulla possibilità di adempiere
correttamente agli obblighi del caso, non fosse altro che per le 20 diverse
interpretazioni regionali della locazione turistica“.
Airbnb sta contattando
ora i suoi 120mila host attivi in Italia per capire come vogliano
procedere. Bisogna distinguere innanzitutto gli operatori professionali da coloro
che affittano senza farlo di mestiere e che sono i beneficiari della
cedolare secca. Tuttavia, possono anche scegliere di non applicarla e di pagare
Irpef e addizionali sugli affitti, quindi ciascuno dovrà comunicare
all’intermediario come intende procedere. Airbnb, inoltre, in Italia ha una
società leggera, che fa solo marketing e comunicazione. La casa madre sta
decidendo se farne il sostituto di imposta per gestire questi flussi di cassa o
se individuare un altro rappresentante, il cosiddetto agente fiscale. Anche il
sistema di comunicazione telematica non è stato ben definito.
“La manovra era nata
per far pagare le tasse alle multinazionali del web in Italia, alle fine le
tasse le pagano i contribuenti italiani”. L’associazione aveva chiesto
una proroga dei termini già durante un’audizione in Parlamento, “per
fare la formazione a queste piccole e medie agenzie”, aggiunge il
presidente. “Invece si parte in estate, nel momento in cui lavorano di più –
incalza -. Ci adegueremo alle leggi, perché operiamo in Italia e questa è
una legge dello Stato, ma chiediamo un mini-condono fino a settembre”. L’associazione ha aperto
uno sportello ad hoc per i suoi iscritti e spedito vademecum su come operare.
Secondo i calcoli della Fiaip, la cosiddetta “tassa Airbnb” costerà circa
100 milioni di euro di nuova burocrazia alle agenzie. Di fatto quanto
i soldi che il Fisco conta di recuperare da questo primo anno di attività.
Per la Fiaip, però, si
sarebbero potuti adoperare altri sistemi per smascherare gli affitti
in nero. “Si sarebbero potute collegare le utenze alle unità immobiliari o
incrociare i dati con la Questura, a cui vanno comunicati tutti gli ospiti”,
aggiunge Righi. La federazione aveva fatto una sua proposta: “Comunicare
ogni quindici giorni all’Agenzia delle entrare contratto breve, nome
dell’affittuario e importo”. Il Fisco avrebbe incrociato i dati con i
redditi dichiarati per individuare chi nascondeva gli incassi dagli affitti
brevi.
Silenzio da casa Booking, che non avendo
intermediazione nei pagamenti, si considera esterna alla manovra, anche se sta
studiando eventuali implementazioni. Pronta a versare la cedolare secca è Property
managers Italia, associazione che rappresenta l’ospitalità alternativa
oltre cinquanta operatori del settore. “Noi siamo pronti a eseguire la
norma, dal primo giugno abbiamo trattenuto la cedolare secca e siamo pronti a
girarla al fisco.
E gli altri?
L’intenzione del legislatore era sicuramente quella di ristabilire il principio
della libera concorrenza ma ancora una volta i pesci grossi potrebbero
scappare dalla rete”. Ma anche l’associazione ha rimostranze da rimarcare
al Fisco:“Auspichiamo che quanto prima vengano stabilite anche le modalità
applicative della tassa di soggiorno, altra importante novità introdotta
dalla nuova legge, che permetterebbe a tanti Comuni di beneficiarne a vantaggio
della collettività, ma nel provvedimento dell’Agenzia delle entrare non ve n’è
traccia”.
Federalberghi attacca:
“Fa sorridere la circostanza che i colossi del web non riescano a calcolare il
21% di quanto incassato. In fin dei conti, si tratta della stessa formula
matematica che utilizzano per calcolare le commissioni di loro spettanza. Ma se
invece questa è una dichiarazione di guerra allo Stato, ci aspettiamo che lo
Stato risponda nell’unico modo possibile: unaccertamento urgente per stanare
gli evasori e sanzionarli in modoesemplare”. L’associazione degli albergatori,
tra i sostenitori della manovra, chiede che anche “l’Italia segua il buon
esempio delle Baleari, che proprio oggi hanno annunciato sanzioni
fino a 400mila euro per le piattaformedigitali che non provvederanno ad
eliminare appartamenti irregolari eabusivi”. .wired.it/economia/finanza/2017/07/18
L’ottimista. Un fisco
amico o un contribuente rissoso? L’importante e che le multinazionali non
paghino mai.
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