Oggi, in Italia, una parte di una parte
del Paese chiede di tenere per sé più risorse perché in questa
fase storica il suo reddito pro capite è più alto e, per mantenere standard di
servizi più alti per i propri cittadini, decide bene di spendere circa 70 milioni di euro per un referendum dall’orizzonte
quanto meno fumoso. Sempre positivo il ricorso alle urne, ma il fine non
giustifica i mezzi, in alcuni casi, dato che le Regioni hanno ben altri strumenti,
senz’altro più economici, per invocare più autonomia.
È il caso del referendum Lombardo-Veneto,
basato sull’idea che troppo alto sarebbe il residuo fiscale delle regioni
coinvolte: intorno ai 50 miliardi. In realtà, secondo Paolo Balduzzi,
l’ammontare vero di quel residuo, sarebbe circa la metà.
Ovunque, la paura dell’uomo occidentale
lo sta portando a erigere muri di protezione: contro i migranti,
contro il nemico. Aggiungerei, contro i meridionali. Eppure, in
Italia vige ancora una Costituzione. Questa Costituzione sostiene all’art. 117
lett.m che occorre provvedere alla “determinazione dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere
garantiti su tutto il territorio nazionale”. Parole che rischiano
di rimanere una dichiarazione formale e vuota, se tutti i cittadini italiani
non vedono riconosciuti eguali diritti: la Costituzione rischia sempre più di
esser violata nella sostanza e tutto ciò che conduce verso una simile
aberrazione è in conflitto con quel dettato, violandone i principi
fondamentali. Fatto Quotidiano 22.10.2017.
Egr. Direttore,
ma se lo Stato centrale non vigila sui
comportamenti delle regioni e non controlla, gli sperperi e la mala gestione
saranno a carico delle altre regioni? Distinti Saluti
GL
Nessun commento:
Posta un commento