Le api recano importanti benefici e servizi ecologici per la
società. Con l’impollinazione le api svolgono una funzione strategica per la
conservazione della flora, contribuendo al miglioramento ed al mantenimento
della biodiversità. Una diminuzione delle api può quindi rappresentare una
importante minaccia per gli ecosistemi naturali in cui esse vivono.
L’agricoltura, d’altro canto, ha un enorme interesse a mantenere le api quali
efficaci agenti impollinatori. La Food and Agriculture Organization -
FAO ha informato la comunità internazionale dell’allarmante riduzione a livello
mondiale di insetti impollinatori, tra cui Apis mellifera, le api da
miele. Circa l’84% delle specie di piante e l’80% della produzione
alimentare in Europa dipendono in larga misura dall’impollinazione ad opera
delle api ed altri insetti pronubi. Pertanto, il valore economico del servizio
di impollinazione offerto dalle api risulta fino a dieci volte maggiore
rispetto al valore del miele prodotto (Aizen et al., 2009; FAO, 2014). Nel
corso degli ultimi anni in Italia si sono registrate perdite di api tra cento e
mille volte maggiori di quanto osservato normalmente (EFSA, 2008). La moria
delle api costituisce un problema sempre più grave in molte regioni italiane, a
causa di una combinazione di fattori, tra i quali la maggiore
vulnerabilità nei confronti di patogeni (protozoi, virus, batteri e funghi) e
parassiti (quali Varroa destructor, Aethinia tumida, Vespa
vetulina e altri artropodi, incluse altre specie alloctone), i cambiamenti
climatici e la variazione della destinazione d’uso dei terreni in periodi di
penuria di fonti alimentari e di aree di bottinamento per le api. Infine, una
progressiva diminuzione delle piante mellifere e l’uso massiccio di prodotti
fitosanitari e di tecniche agricole poco sostenibili rappresentano ulteriori
fattori responsabili della scomparsa delle api.
I prodotti apistici (in particolare il polline) e le api
stesse ci consentono di avere indicazioni sullo stato ambientale e sulla
contaminazione chimica presente. In alcuni casi, accurate analisi di
laboratorio hanno consentito di rinvenire sulle api e sul polline le sostanze
attive presenti in alcuni prodotti fitosanitari utilizzati nelle aree su cui le
stesse effettuano i voli e bottinano.
L’ISPRA partecipa attivamente a progetti di ricerca con
l’obiettivo di stabilire quali sono i fattori che determinano la mortalità
delle colonie di api, anche a seguito delle diverse pratiche fitoiatriche
implementate nelle aree naturali e a vocazione agricola.
Il progetto BeeNet2, promosso e finanziato dal MiPAAF e
realizzato con la collaborazione del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e
l’analisi dell’Economia Agraria - CREA, degli Istituti Zooprofilattici
Sperimentali - IIZZSS, varie Università ed Enti di ricerca, ha consentito di
attivare una rete di monitoraggio nazionale per valutare lo stato di salute e
l’eventuale moria delle api e lo spopolamento degli alveari, sul territorio
nazionale.
Nel corso del 2016 sono state registrate 49 segnalazioni di
mortalità o spopolamenti di alveari, con presenza di principi attivi di
prodotti fitosanitari, rinvenuti nelle diverse matrici apistiche. I dati
registrati non rappresentano tuttavia la totalità degli eventi di moria delle
api e di spopolamento degli alveari verificatisi nello stesso periodo sul
territorio nazionale, in quanto spesso gli apicoltori non denunciano
tempestivamente i casi per timore di controlli e sanzioni. Le cause di
mortalità anomale, secondo le informazioni fornite dalla rete di monitoraggio,
possono essere attribuibili sia ad avvelenamento da pesticidi sia all’azione di
diversi patogeni delle api. In alcuni casi le analisi per la ricerca di
pesticidi hanno dato esito positivo, indicando come spesso una combinazione di
più fattori possa determinare mortalità anomale e spopolamento di alveari.
Le api, incluse quelle che vivono allo stato selvatico, dato
il ruolo ecologico che ricoprono e l’elevato numero di specie, rivestono quindi
un’importanza strategica nella valutazione della qualità dell’ambiente e dello
stato degli ecosistemi naturali presenti.
isprambiente.gov.it/
LA bufala
Segnaliamo lo studio ai super manager del
Ministero della Sanità nel caso non lo abbiano ancora acquisito
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