sabato 27 gennaio 2018

pagelle lista Gori voto

La lista di Giorgio Gori nasce proprio per questo: cercare voti al di fuori dei perimetri classici del centrosinistra. Tanta società civile, mondo del lavoro e ordini professionali, l’associazionismo laico e cattolico, un certo numero di ciellini, qualche ex esponente locale del centrodestra, sindaci o assessori di provincia un tempo eletti col Pdl, persino qualche maroniano deluso.
NCorrerà con Gori, per dire, anche Stefano Apuzzo, ambientalista tutt’altro che soft e supporter, sul piano nazionale, dei bersaniani di LeU. 
I capilista saranno, nella circoscrizione di Milano, il rappresentante di Acli Lombardia Giambattista Armelloni, le consiglieri uscenti Daniela Mainini (avvocato) e Silvia Fossati (manager), il giornalista Stefano Golfari (figlio del secondo presidente della Lombardia) e il sindaco di Lainate Alberto Landonio. Aspirano a un posto al Pirellone anche i ciellini Luca De Simoni, che nel 2013 provò la corsa al Pirellone con Gabriele Albertini, e Giovanni Belloni, il presidente pavese dell’ordine dei medici. 
Scorrendo l’elenco dei candidati della lista Gori i seguaci di don Giussani si trovano praticamente in ogni provincia. Tra i transfughi del centrodestra da segnalare poi l’ex assessore mantovano al Welfare della giunta Sodano Arnaldo De Pietri, il sindaco di Pedrengo (eletto col centrodestra) Gabriele Gabbiadini e il bresciano Gianluigi Lussana, già presidente dell’associazione papà separati e candidato nel 2013 con Maroni.
Oltre alle «civiche» del candidato, ci saranno la lista del Pd,  quella di Insieme (socialisti e ambientalisti), Lombardia progressista (in pratica, la sinistra di Pisapia) e i Radicali di Emma Bonino che stanno ultimando la raccolta firme. Rimane invece da capire se l’altra formazione moderata, quella ispirata al movimento di Beatrice Lorenzin, presenterà il simbolo oppure rinuncerà alla corsa in proprio accontentandosi dell’ospitalità offerta a singoli esponenti dalla lista Gori.

voto   8

La bufala
In politica la capacità di aggregare consensi è la carta vincente. Basta poi essere coerenti nella distribuzione degli incarichi di governo.

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