martedì 13 marzo 2018

Aumento dei tassi di interesse. Azioni

Aumento dei tassi di interesse. Azioni

In questo momento è opportuno pensare all’impatto di un rialzo dei tassi di interesse sulle valutazioni azionarie e, in particolare, sui vari settori. Un aumento del tasso di attualizzazione degli utili futuri comprimerà i prezzi delle azioni e farà cadere il rapporto prezzo/utili. D’altro canto, in un’economia globale in rapida crescita, non tutte le società sono uguali. Le imprese che vendono di più in periodi di crescita economica possono bilanciare le pressioni al ribasso sulle valutazioni incrementando gli utili. Queste imprese, in genere, tendono ad operare in settori sensibili al ciclo economico e, al momento, presentano anche un certo potenziale.
Dopo anni in cui la crescita degli utili è stata leggermente sottotono, molte azioni cicliche domestiche e le banche sono a buon mercato, apparentemente sulla scorta di aspettative che vedono il futuro invariato rispetto al passato recente. Non è detto che andrà così.
Con un aumento della domanda migliora anche il potere di prezzo. Per quanto ci riguarda, privilegiamo la combinazione di valutazioni interessanti e potenziale incremento degli utili. Per contro, le società che non vedono aumenti di domanda per i loro prodotti in fase di crescita economica non hanno modo di bilanciare gli effetti di un tasso di attualizzazione più elevato. Molte di queste azioni sono anche costose, quindi vulnerabili a tassi di interesse più alti e all’inflazione. Ovviamente, la situazione attuale è diversa dal passato. Stiamo emergendo da un periodo di interventi delle banche centrali nei mercati finanziari senza precedenti. Ciononostante, in mancanza di tesi che dimostrino il contrario, è meglio evitare utility, beni di largo consumo e la sanità. I titoli dei settori finanziario, dei materiali e energetico sembrano molto più interessanti. Confesso che non sappiamo cosa fare con i tecnologici: le aspettative di una crescita futura degli utili sono molto ottimistiche, e le valutazioni alte. Anche il ritmo del cambiamento è importante. Ci vorranno pochi anni perché i tassi si normalizzino rispetto agli attuali bassi livelli. Quindi, nonostante il panico che ha di recente caratterizzato i mercati azionari, non crediamo che un graduale rialzo dei tassi di interesse sarà sufficiente a compromettere la crescita economica. Le massicce vendite di febbraio hanno mascherato la rotazione verso aree più sensibili all’andamento dell’economia cominciata qualche mese fa. Riteniamo che questa manovra ricomincerà, grazie al miglioramento degli utili. Un altro aspetto delle vendite di febbraio è che sono stati coinvolti anche investimenti tradizionalmente sicuri come i titoli di stato. Si è venduto di tutto: azioni, materie prime e obbligazioni. Un andamento molto diverso da quello degli ultimi anni, dove ogni shock spingeva gli investitori verso i titoli di stato. A nostro avviso, questa è un’altra prova di un cambiamento nel regime di mercato e che le forze che deprimono i tassi di interesse si stanno attenuando. www.milanofinanza.it

La bufala
La repubblica italiana tutela il risparmio

Nessun commento:

Posta un commento