Lazio quale governo?
ecco Nicola Zingaretti,
neo-governatore laziale del Pd, che disegnava la geometria alternativa a quella
visibile dopo il voto nazionale. “Modello Lazio”, si era detto: cioè un Pd
vincitore e non vinto che, pur senza maggioranza, andava a cercare il dialogo
con i Cinque stelle e gli alleati nel campo
della sinistra-sinistra già amica in campagna elettorale, e cioè presso
Leu, creatura anch’essa ammaccata dal voto.
E i Cinque stelle che, sul piano nazionale, con Luigi Di
Maio, dovevano acconciarsi a guardare a destra, nel Lazio potevano restare
sulla linea che pareva la via prescelta la notte del 5 marzo, poi resa impervia
dal niet renziano: cercare una sponda nel Pd “derenzizzato”. Le difficoltà, per
Zingaretti, nel frattempo uscito allo scoperto con la candidatura alle future
primarie del Pd, al grido di “il modello è l’Ulivo”, sembravano legate alle
possibili mosse degli avversari di centrodestra, molto divisi ma anche
determinati a sfruttare la situazione di non-maggioranza zingarettiana. L’intoppo,
come nell’evocato “modello Ulivo” che Zingaretti ha come faro nella battaglia
interna al Pd, nasceva dalla costola sinistra: “Il patto è sciolto, via dalla
giunta”, dicevano i Liberi e Uguali. Motivo scatenante: il dissenso interno a
Leu sul nome del possibile assessore al Lavoro, e il non intervento di
Zingaretti. Fallita al momento la mediazione di Pier Luigi Bersani, l’appoggio
esterno restava comunque assicurato dai buoni rapporti Zingaretti-Daniele
Ognibene, consigliere regionale mdp (molto rumore per nulla?). Intanto il
governatore dava il via alle consultazioni regionali (prima in lista: Roberta
Lombardi).Ilfoglio.it
La bufala
Ci si meraviglia se i potenti litigano, prima si ammazzavano
per potere comandare ora discutono e si insolentiscono per le poltrone.
E’ tutto normale!
Nessun commento:
Posta un commento