venerdì 1 giugno 2018

Onlus Dialogatori per raccolta fondi. Cosa quadagnano?


Attualmente con l’Agenzia dell’Onu risultano impiegati circa 130 dialogatori, che sono dotati di tesserino identificativo. «Le qualità che si richiedono a chi lavora con noi nella raccolta dei fondi – dicono i responsabili dell’associazione – sono competenza di comunicazione, sensibilità verso i temi umanitari, capacità di coinvolgere e motivare, determinazione nel raggiungimento degli obiettivi». Insomma caratteristiche identiche a quelle dei volontari ma qui invece si guadagna. «La scelta del modello retributivo – rispondono dalla sede dell’organizzazione – è di esclusiva pertinenza della società esterna», salvo precisare che « Ovviamente noi pretendiamo il rispetto delle normative vigenti in materia di lavoro». Nel 2014, su 14,4 milioni di euro raccolti dall’Unicef, i due terzi provenivano da persone contattate in strada.
In questo momento sono all’opera in Italia circa 40 dialogatori per Amnesty, ma il numero varia nell’arco di un anno. «Ci occupiamo noi direttamente – spiegano dall’associazione –   della selezione e della formazione. I candidati superano un colloquio nel quale si valuta se posseggono doti comunicative, se conoscono e condividono gli obiettivi di Amnesty, se sanno lavorare in gruppo ed hanno la serenità necessaria per portare avanti questo lavoro». «Dopo il colloquio – prosegue Amnesty – c’è una formazione selettiva nella quale si approfondiscono i temi propri dell’organizzazione e si opera una ulteriore selezione». I dialogatori percepiscono un compenso fisso, al quale si aggiungono incentivi erogati « al raggiungimento di obiettivi mensili condivisi». I contratti più comuni: prestazione occasionale e contratto a progetto. Anche per Amnesty il contributo dei dialogatori è importantissimo «perché consente di reclutare ogni anno migliaia di nuovi soci».
In media, secondo quanto racconta un dialogatore che preferisce restare nell’anonimato «In un mese non si superano i 400 euro circa e poi oltre i 6400 euro lordi all’anno scatta l’obbligo della partita Iva.  E’ ovviamente un’attività che molti di noi svolgono come ripiego ma non trovando altro continuiamo cosi. Ci sono anche persone adulte che tentano di collaborare ma il più delle volte vengono esclusi nelle selezioni perché funziona molto più un volto giovane e poi si guadagna talmente poco che diventa anche poco appetibile per chi magari ha una famiglia da mantenere».
Accade cosi che in tempo di crisi e di disoccupazione galoppante ci si accontenti anche dei 400 euro al mese.

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