Attualmente con l’Agenzia dell’Onu risultano impiegati circa
130 dialogatori, che sono dotati di tesserino identificativo. «Le qualità che
si richiedono a chi lavora con noi nella raccolta dei fondi – dicono i
responsabili dell’associazione – sono competenza di comunicazione, sensibilità
verso i temi umanitari, capacità di coinvolgere e motivare, determinazione nel
raggiungimento degli obiettivi». Insomma caratteristiche identiche a quelle dei
volontari ma qui invece si guadagna. «La scelta del modello retributivo –
rispondono dalla sede dell’organizzazione – è di esclusiva pertinenza della
società esterna», salvo precisare che « Ovviamente noi pretendiamo il rispetto
delle normative vigenti in materia di lavoro». Nel 2014, su 14,4 milioni di
euro raccolti dall’Unicef, i due terzi provenivano da persone contattate in
strada.
In questo momento sono all’opera in Italia circa 40 dialogatori
per Amnesty, ma il numero varia nell’arco di un anno. «Ci occupiamo noi
direttamente – spiegano dall’associazione – della selezione e della
formazione. I candidati superano un colloquio nel quale si valuta se posseggono
doti comunicative, se conoscono e condividono gli obiettivi di Amnesty, se
sanno lavorare in gruppo ed hanno la serenità necessaria per portare avanti
questo lavoro». «Dopo il colloquio – prosegue Amnesty – c’è una formazione
selettiva nella quale si approfondiscono i temi propri dell’organizzazione e si
opera una ulteriore selezione». I dialogatori percepiscono un compenso fisso,
al quale si aggiungono incentivi erogati « al raggiungimento di obiettivi
mensili condivisi». I contratti più comuni: prestazione occasionale e contratto
a progetto. Anche per Amnesty il contributo dei dialogatori è importantissimo
«perché consente di reclutare ogni anno migliaia di nuovi soci».
In media, secondo quanto racconta un dialogatore che
preferisce restare nell’anonimato «In un mese non si superano i 400 euro circa
e poi oltre i 6400 euro lordi all’anno scatta l’obbligo della partita
Iva. E’ ovviamente un’attività che molti di noi svolgono come ripiego ma
non trovando altro continuiamo cosi. Ci sono anche persone adulte che tentano
di collaborare ma il più delle volte vengono esclusi nelle selezioni perché
funziona molto più un volto giovane e poi si guadagna talmente poco che diventa
anche poco appetibile per chi magari ha una famiglia da mantenere».
Accade cosi che in tempo di crisi e di disoccupazione
galoppante ci si accontenti anche dei 400 euro al mese.
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