Riforma Fornero
Quota 100” teorizzata dal nuovo esecutivo prevede
l’uscita dal mondo del lavoro e l’entrata in quello della pensione quando
la somma fra età anagrafica e contributi annui versati al fisco raggiunge,
appunto, “quota 100”, con un limite minimo a 64 anni e 36 di
contributi. Non è, dunque, ad esempio ipotizzabile il pacchetto 60
anni + 40 di contributi.
Requisito quello dell’età minima che potrebbe scomparire con
l’alternativa della “quota 41”, cioè 41 anni e mezzo di contributi a
prescindere dall’età e a non più di due o tre anni di contributi
figurativi (quelli accreditati su domanda del lavoratore o automaticamente in
periodi, tassativamente individuati dalla legge, in cui ci sia stata
un’interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa, ma per i quali viene
comunque garantita la copertura contributiva; la cassa integrazione ad
esempio).
Secondo le primissime stime, l’uscita dal lavoro a 64
anni potrebbe comportare un taglio dell’assegno di circa l’8%.
Ad esempio, ipotizzando un lavoratore x che lascia il lavoro con uno stipendio mensile di 1200 euro con la quota 100 lascerebbe a 64 anni con 828 euro di assegno. Lo stesso lavoratore adesso andrebbe in pensione a 67 anni con un assegno di 900 euro al mese.
Ad esempio, ipotizzando un lavoratore x che lascia il lavoro con uno stipendio mensile di 1200 euro con la quota 100 lascerebbe a 64 anni con 828 euro di assegno. Lo stesso lavoratore adesso andrebbe in pensione a 67 anni con un assegno di 900 euro al mese.
In una recente intervista a Repubblica, l’economista Alberto
Brambilla, già sottosegretario al Welfare nei governi Berlusconi tra 2001 e
2005, nonché uno degli autori del programma elettorale di Matteo Salvini, ha
calcolato in 5 miliardi all’anno la spesa per le pensioni con la “quota 100” o
la “quota 41”. Una stima piuttosto lontana dai 20 miliardi previsti
dall’Inps. Quifinanza.it
La bufala
Evidentemente con l’allungamento dell’età e con il fatto che
le imprese tendono a licenziare la mano d’opera non più idonea non pensare ad
un intervento dello stato per chi bene o male a versato dei contributi all’Inps
appare abbastanza illogico.
Certo che bisogna trovare soluzioni compatibili con la spesa.
Un modo di procedere potrebbe essere trovare finanziamenti
riducendo le pensioni più alte sopra i tremila euro lordi mese elargite con il
retributivo portandole alla soglia del retributivo?
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