sabato 30 novembre 2019

capitali esteri nelle imprese svedesi è sestuplicata in un decennio


alla faccia dei vari studi scientifici che ci spiegano come tasse alte e generosa spesa pubblica scoraggino l’imprenditoria, ecco che scopriamo una Svezia dove secondo i dati Ocse esistono venti startup (con almeno tre anni di vita) ogni mille lavoratori, contro le appena cinque degli Stati Uniti.  Stoccolma, che nel rapporto tra abitanti e numero di società tech da almeno un miliardo di dollari è seconda solo alla Silicon Valley delle varie Apple, Google e Facebook.
Non pensiamo solo ai grandi nomi del tech svedese come Spotify, il servizio di streaming musicale on demand; Klarna, la più grande piattaforma di e-payment europea; King, la gaming company. L’innovazione in Svezia è capillare, figlia di un Paese dove non vengono negate opportunità: circa il 65% degli svedesi tra i 18 e i 64 anni ritiene che ci siano buone possibilità di avviare un’impresa nel loro Paese, contro il 47% degli americani, spiega un reportage del settimanale statunitense Atlantic.
Il Pil svedese è cresciuto di oltre il 4% nel 2015 e del 3% nel 2016, superando quello dei maggiori Paesi europei e degli Stati Uniti. Dalla metà degli anni Novanta sovraperforma con regolarità la crescita media europea. Come è possibile?
La ricetta del successo svedese è fatta di vari ingredienti. Innanzitutto le riforme, messe in cantiere per affrontare la grave crisi degli anni Novanta, che hanno aperto il mercato nazionale alla concorrenza e agli investimenti stranieri riducendo il peso dominante dei monopoli pubblici attraverso una forte deregulation.
La quota di capitali esteri nelle imprese svedesi è così quasi sestuplicata in un decennio: tra i casi più recenti di acquisizioni va per esempio ricordato quello di Mojang, la società produttrice di videogiochi, che nel 2014 è finita sotto il controllo di Microsoft per 2,5 miliardi di dollari.
Anche la pressione fiscale sulle imprese è progressivamente calata. L’apertura dell'economia svedese è stata probabilmente il principale ingrediente del suo successo, proprio come nel caso svizzero. Entrambi i Paesi, per inciso, hanno un debito pubblico che si aggira intorno al 40% del Pil e la tripla A da tutte le principali agenzie di rating.
Secondo ingrediente del successo svedese: la deregulation svedese ha coinciso con l’avvento di internet, su cui Stoccolma ha investito con grande decisione da subito, dotandosi di una delle migliori reti al mondo.
Decisiva e geniale è stata anche la detassazione alle aziende che dotavano i dipendenti di un computer da portare a casa e da far usare a tutta la famiglia. In questo modo si è creata un’alfabetizzazione digitale di base che ha pochi rivali al mondo.
I risultati del modello svedese sono sotto gli occhi di tutti. E probabilmente, tra gli ingredienti del successo, ce n’è uno proprio legato al welfare nordico: con uno Stato sociale che assicura servizi di ottima qualità (dalla sanità all’istruzione) a costo zero, i cittadini si sentono più rassicurati nell’assumersi qualche rischio imprenditoriale. E se qualcosa dovesse andare male, possono stare tranquilli: mamma Svezia non li abbandonerà mai.Ilsole24ore.com

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