sabato 30 novembre 2019

Country by Country reporting, al fine di contrastare l’elusione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva.


Proposta di modifica alla direttiva 2013/34/UE in materia di comunicazione di informazioni sulle imposte dei redditi da parte di talune società (Country by Country Reporting) Il 12 aprile 2016 la Commissione europea ha presentato la proposta di direttiva sul Country by Country reporting, che modifica la direttiva Accounting (2013/34/EU) in tema di evidenze contabili delle società, al fine di aumentare la trasparenza fiscale dei gruppi multinazionali che operano nell’UE e contrastare l’elusione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva. Nello specifico, la proposta impone alle maggiori imprese (UE e non UE) che operano in Europa per il tramite di almeno una forma di stabilimento e con un fatturato superiore a 750 mln di euro, di rendere pubbliche le informazioni sul luogo in cui generano i profitti e quello in cui pagano le tasse, con una ripartizione distinta paese per paese.
Per le operazioni extra-UE è prevista, invece, una rendicontazione per dato aggregato, ad eccezione delle giurisdizioni di paesi terzi che non rispettano le norme internazionali di buona governance, le quali saranno individuate attraverso un’apposita “lista nera” da parte della Commissione, secondo la proposta della stessa.
Quest’ultima è complementare all’iniziativa congiunta G20/OCSE su “Base Erosion Profit Shifting” (BEPS) - che in ambito europeo sarà attuata con la Direttiva Fiscale DAC 4 - la quale introduce l’obbligo a carico di alcune multinazionali di presentare in via riservata una rendicontazione molto simile a quella dianzi descritta, distinta paese per paese, alle Autorità fiscali nazionali. La proposta di direttiva rappresenta, quindi, un ulteriore passo in avanti rispetto all’Accordo OCSE, prevedendo che le stesse informazioni comunicate alle predette Autorità siano rese pubbliche in una relazione accompagnatoria al bilancio, con l’applicazione di eventuali sanzioni in caso di omessa o errata rendicontazione. Il negoziato è tutt’ora in corso e, da parte italiana, è condiviso l’obiettivo di una maggiore trasparenza per le attività dei gruppi multinazionali al fine di promuovere una maggiore giustizia fiscale, con alcune cautele volte a minimizzare i possibili impatti negativi sulle imprese.

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