Secondo il Copasir «non possono che considerarsi in gran
parte fondate le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle
attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture
delle reti 5G», come Huawei e Zte. L’organo di controllo parlamentare
sull’attività dei servizi di sicurezza lo scrive nella relazione «sulle
politiche e gli strumenti per la protezione cibernetica e la sicurezza
informatica, a tutela dei cittadini, delle istituzioni, delle infrastrutture
critiche e delle imprese di interesse strategico nazionale», approvata
all’unanimità e consegnata al Parlamento. E suggerisce al governo di «innalzare
il livello di sicurezza», ma anche di «valutare l’ipotesi di escludere le
aziende cinesi dalle attività di fornitura di tecnologia per le reti 5G».
Il Copasir ritiene «meritevoli di essere prese in considerazione» le preoccupazioni soprattutto Usa secondo le quali «l’espansionismo economico cinese sarebbe frutto di iniziative non solo delle aziende, ma di un disegno collettivo nazionale volto a conquistare il primato nel mondo occidentale nel settore high tech». Al pari della legislazione cinese che, in nome della sicurezza nazionale, obbliga le aziende a condividere le informazioni con i vertici militari. E quindi afferma che vanno poste in essere «tutte le misure di sicurezza preventiva che possano limitare i rischi della presenza di queste aziende nel nostro sistema», e considera «fondamentale l’attuazione delle misure contenute nel decreto che istituisce il Perimetro di sicurezza nazionale».
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