Capitolo 15. La Moscfior.
Il sig. Amadio, annusando l’affare delle mosche come
quello più interessante al momento, ha realizzato una società, la Moscfior,
nella quale naturalmente non figura personalmente ma attraverso un uomo di sua
fiducia, produttrice della paletta e organizzatrice di tutti i servizi che
possano supportare l’intera operazione partecipando all’appalto-concorso per
eliminare il nuovo flagello.
La società di fatto è una scatola vuota che ha
commissionato il prototipo della paletta ad un piccolo laboratorio artigiano
inoltre si è munita di una rete di collaboratori: una ditta di trasporti che
deve procedere alle consegne, una ditta di rilevazione dati che deve
distribuire i questionari ed una ditta specializzata al trattamento finale di
sterilizzazione.
E’ tutto molto
semplice! una volta costruita l’ossatura organizzativa che deve pilotare
l’affare.
La Moscfior
deve presentare un progetto complessivo, articolato in vari punti, che
corrisponde a quanto previsto dall’appalto concorso che il Consorzio deve
andare a predisporre.
Il vantaggio
evidente è che la società, con l’appoggio di Politicante, può conoscere con
grande anticipo i requisiti per partecipare e aggiudicarsi l’appalto.
I tempi devono
essere necessariamente ridotti, vista l’urgenza dell’operazione, da risultare
insufficienti, anche per il concorrente più agguerrito, per potere presentare
una offerta in grado di competere con quella della Moscfior.
Il bando di concorso deve esser pubblicato il primo
di agosto e deve prevedere quelle componenti elaborate per la preparazione del
Moscfior in modo da rendere complicata per ogni altro concorrente la
presentazione dell’offerta.
La Moscfior avrebbe predisposto tutti gli aspetti
legali per la compilazione dell’offerta; tutte le autorizzazioni, timbri, carte
bollate, iscrizioni in albi speciali.
Chi gode di protezioni influenti avrebbe avuto
comunque la sua parte di modo da evitare ogni protesta per la ripartizione del
lavoro.
Chi non ha alcun contatto con l’Organizzazione è
necessariamente all’oscuro dell’affare e, quindi, non può mai trovare il tempo
necessario per organizzare la presentazione dell’offerta.
Nessun appoggio, nessuna possibilità di aggiudicarsi
il lavoro.
Questo è il fondamento di ogni affare. Il postulato
su cui Politicante vuole costruire la scalata al potere.
Solo un concorrente particolarmente organizzato può
avere qualche possibilità per presentare un’offerta che abbia qualche
possibilità di rompere le uova nel paniere, ben sapendo che lo scontro con
Politicante e l’Organizzazione sarebbe inevitabile.
Si può però sempre inventare qualcosa all’ultimo
minuto per escludere l’intruso dalla gara.
Tutto è stato
predisposto per evitare sorprese.
Mentre Politicante pensa all’affare delle palette,
il suo interlocutore snocciola le condizioni per poterlo concludere.
“La vice presidenza “ continua il Pattona
“deve aver el controlo dela gestion del
personal e de tuti i appalti.”
Solo per l’affare delle mosche è disponibile a
promuovere il cambio del Presidente.
Per quanto attiene al personale, promozioni,
assunzioni, non ha richieste pregiudiziali, questi problemi li lascia gestire a
Politicante, salvo la nomina del segretario che non deve rompere le uova nel
paniere ma al contrario deve essere disposto ad agevolare l’operazione.
La domanda che gli viene spontanea è: “Perché ti te prepari ad abbandonar un
seguace dell’Organizzazione?”
Il sig. Amadio sente
d’istinto che il Presidente non ha l’autorità e la scaltrezza pere pilotare
quell’affare ed inoltre non è mai stato troppo attento ad eseguire
tempestivamente le sue richieste di Amadio e questo si paga.
I potenti sono permalosi basta poco per farli
inquietare. La cosa che li fa arrabbiare di più è quella di non essere stati
serviti a puntino e subito.
“Ti ti xe
famoso per moltiplicar i problemi per trovar il sistema per risolverli; in più
ti ga i colegamenti per trovar i schei”.
Pattona ancora una volta ha visto in anticipo un
fiume di denaro da gestire con tutti gli amici a lui collegati.
Il cambiamento al vertice non deve, però, guastare
necessariamente i buoni rapporti con il Presidente.
“Promoveatur
ut amoveatur.” Amadio ha fatto gli studi in seminario perché era l’unico
mezzo, per il figlio di una povera famiglia di contadini ,per avere
un’istruzione decente e conoscere bene il latino e soprattutto il significato
profondamente vero del motto.
Avrebbe dirottato il Presidente a capo di un ente di
studio di quelli che analizzano le situazioni economiche; con l’indennità
aggiuntiva di qualche conferenza avrebbe sicuramente avuto un appannaggio più
robusto di quello percepito al Consorzio.
Alla fine sarebbe stato contento anche lui: meno
grane e più appannaggio è una ricetta sempre vincente con cui curare la
malattia che il siluramento comporta.
Politicante teme, però, che il condizionamento della
vice presidenza alla lunga possa nuocergli, e che il suo potere sia fortemente
condizionato.
La vittoria non sarebbe stata così completa come lui
avrebbe voluto.
L’esito di quella trattativa non lo convince
pienamente.
Avrebbe potuto prendere tempi più lunghi per
concordare al meglio i dettagli dell’operazione, per definire a suo favore
qualche elemento della stessa.
Il risultato appare a prima vista soddisfacente, ma
bisogna anche considerare tutti gli elementi di questa offerta.
Da quella posizione innanzi tutto Politicante può
godere i privilegi del comando.
Sempre in prima fila, lui da futuro Presidente ha il
diritto di dire l’ultima parola. Non parliamo dei benefici economici.
Politicante può finalmente cambiare stile di vita a
cominciare dal ristorante; non più la trattoria fuori porta o la solita
pizzeria, anche lui può frequentare a spese del consorzio i locali più
prestigiosi della città.
Quelli dove hai sempre alle spalle un cameriere
pronto a versarti da bere.
Il servizio è sempre impeccabile, con un bicchiere
per il vino rosso, uno per quello bianco, uno per l’acqua e magari la flute per lo champagne.
Quei ristoranti dall’aspetto soft hanno tutto di gentile e dolce fuorché il conto che è invece
scortese e salatissimo.
Politicante ama quegli ambienti che ti permettono
delle raffinatezze, magari qualche bottiglia super invecchiata o qualche champagne millesimato da cinquecento
euro.
Da quella
posizione di comando può, inoltre, accontentare gli amici di un tempo e quelli
nuovi, può finalmente impegnarsi per sostenere le richieste di tutti i suoi
sostenitori.
Per quanti possano essere i benefici, vale la pena
accettare il compromesso di una presidenza sotto controllo?
L’eterno dilemma dei compromessi lo turba.
Certo – pensa Politicante – la realtà non è così
manichea: o da una parte o dall’altra; può sempre accettare la proposta con
qualche riserva mentale.
La sua linea è idonea a presentare soluzioni per
appianare i problemi.
E’ una bella sfida con se stesso quella di risolvere
da leader il problema delle mosche.
Le soluzioni però possono essere articolate, mica
l’ha sposato quell’accordo, e anche senza tirarsi indietro, diamine, non si
deve fare condizionare più di tanto.
Di fronte
allee ventuali contestazioni può sempre spiegare la bontà della intesa che
mette l'Organizzazione in grado di dare una risposta significativa ai problemi.
Se c’è,
nonostante tutta la buona volontà di accontentare tutti, qualche testa calda, si deve intervenire o
trovandogli un buon posticino e isolandolo dal gruppo come nemico
dell’Organizzazione.
L’elemento più convincente è quello di potere
contare su buone relazioni con il Pattona.
Fare affari con il Pattona significa, agli occhi di
tutti, che si è ottenuta una patente invidiabile di affidabilità.
Essa testimonia a tutti quelli che vogliono fare
affari che sei una persona di rispetto che segue le regole e che non tradisce
gli amci che contano.
La rete di poteri che reggono la città è coordinata
dal Pattona; fare accordi con lui significa essere nel giro degli affari;
quello che governa, quello che dispone dei posti del potere e che piazza i suoi
cavalli di razza.
“ Va ben” dice “d’acordo qua la man!” pensando che il problema del Vice presidente,
se ci sarà, lo esaminerà a tempo debito.
Capitolo 16. L’ispezione.
Le macchine di rappresentanza scaldano i motori.
Il compiacimento dell’autista nel pigiare con colpi
nervosi l’acceleratore è disegnato nella leggera piega della bocca che si
restringe a sinistra tirando la pelle e facendo assumere alla palpebra una
contrazione che da al volto un aspetto di grande soddisfazione.
All’arrivo del Presidente l’autista d’un balzo si
precipita fuori dalla vettura per aprirgli con un gesto garbato la portiera ed
invitarlo ad accomodarsi nell’auto.
Gli altri consiglieri che seguono a frotta cercano
di salire nella stessa macchina.
Riescono a guadagnare la vettura presidenziale il
segretario, che sale a fianco dell’autista e due consiglieri.
Gli altri prendono posto in due auto noleggiate per
l’occasione.
De Contrari e Politicante siedono ai lati del
Presidente che si trova così come Pinocchio incastrato fra il gatto e la volpe.
De Contrari che in generale disapprova qualunque
iniziativa, qualunque affermazione, qualunque atto o fatto, è d’accordo
sull’ispezione, che ritiene serva ai suoi scopi di essere sempre in disaccordo
su tutto.
E’ in realtà favorevole a qualunque altra iniziativa
che lo porti nella macchina lucente, simbolo di quel potere che tanto disprezza
gestito da altri, ma che tanto ama se può gestire personalmente.
Ciò che predilige di più, tuttavia, è la macchina
presidenziale.
E’ così forte, robusta, che incute sicurezza e
soggezione.
Non ha fatto d'altronde molti complimenti per
salire, anzi ha bruciato sul tempo Commendatore e Consenso, che già si
apprestavano ad accomodarsi sull'auto, quali autorevoli membri della
maggioranza, ritenendo che detto privilegio debba loro spettare di diritto.
Si sono però trovati il sedile come d'incanto già
occupato da altri passeggeri.
Quella mossa così semplice e così pulita ha reso particolarmente
soddisfatto anche Politicante che, sprofondandosi nel sedile posteriore, si
accende compiaciuto l'ennesima sigaretta.
I due taxi
appaiono proprio delle macchine di seconda categoria a confronto della poderosa
vettura presidenziale.
Con un certo disappunto gli altri consiglieri vi
prendono posto: i quattro rappresentanti della maggioranza si accomodano in un
taxi di colore bianco, gli altri due in quello di colore nero.
La macchina presidenziale splende al caldo sole di
giugno e ne riflette i raggi in rapidi bagliori.
Pigramente si mette ad avanzare sull'asfalto nero e
lucente, come un grosso felino ormai sazio.
Si avvia sicura per i viali della città, incutendo
nei passanti un reverenziale timore con il suo aspetto imponente e misterioso e
con le bandierine che sventolano sopra i fari.
Le altre macchine sembrano scansarsi per farle
strada, intimorite dalla sua maestà.
I taxi le tengono dietro, rispettosi, mantenendosi
ad una decina di metri l'uno dall'altro. Le automobili formano un piccolo corteo,
una processione di provincia.
Le macchine si allontanano secondo un percorso
stabilito, rapidamente, fuori dalle squadrate e dritte arterie del centro dove
si possono intravedere nuvoli sparsi di insetti ma il fenomeno non è così grave
come in periferia.
Le strade del centro, infatti, sono tenute con una
grande cura.
I marciapiedi in ordine risultano puliti
accuratamente. Le stesse automobili parcheggiate ordinatamente danno un senso
di piacevole simmetria e di igiene.
Gli edifici risultano ben protetti oltre che da
serramenti accuratamente mantenuti anche dai sistemi di condizionamento
dell'aria, che in quella occasione rendono un duplice servizio: quello di
tenere lontano il caldo e soprattutto i molesti insetti.
Le strade, con il loro minore brulicare di passanti,
evidenziano che c'è nell'aria qualcosa d'insolito: gli insetti per l’appunto
che sono pronti a molestare chiunque si azzardi ad uscire di casa.
I pochi
passanti non abbandonano mai le palette di plastica tenendole sempre a portata
di mano come unica difesa contro il fastidioso nemico, cercando in ogni modo di
rimanere allo scoperto il minor tempo possibile.
Anche le
automobili viaggiano con i finestrini ben chiusi a costo di soffrire
maggiormente il caldo della incipiente stagione estiva.
La zona degli uffici ove si trova anche la sede del
consorzio è la più immune dagli effetti negativi dell'attacco delle mosche.
In tal modo i consiglieri hanno la conferma
dell'ingigantirsi del fenomeno mano a mano che si spostano dal centro verso la
periferia.
Il fenomeno dimostra tutta la sua gravità dopo che
si è oltrepassata la prima circonvallazione interna: questa nera e lucente
striscia d'asfalto sembra avere l'effetto di un gigantesca difesa naturale
contro gli attuali invasori.
Di fatto le strade risultano pressoché vuote non c’è
essere umano.
Il traffico meno frequente del normale presenta un
qualche cosa di insolito.
Le macchine, infatti, solo raramente si fermano.
I loro passeggeri temono di essere molestati da
quelle piccole macchie grigiastre che continuano senza posa a spostarsi
nell'aria tersa e pulita quasi ad insozzarla.
Si fermano
nei pressi di un capannone che mostra segni di un lungo abbandono e che è stato
utilizzato negli ultimi tempi per consentire un rifugio ai mercati del quartiere
vicino.
Mettono le macchine nel più vicino posteggio ed
entrano in tutta fretta protetti dalle palette degli autisti che si
improvvisano feroci guardie del corpo.
Capitolo 17. La bottega di Natale.
Politicante vuole approfittare di questo impegno di
lavoro per fare visita alla bottega di Natale.
E’ un po’ che non lo vede poiché è stato molto
impegnato in quel periodo; di solito ci passa spesso dato che si diverte sempre
molto a sentire le storie che Natale racconta sul suo lavoro.
Natale è un falegname antiquario esperto di
mobili vecchi e antichi.
Nella sua bottega puoi trovare una cassapanca del
settecento o una libreria dell’inizio dell’otto o una specchiera impero o una
libreria in noce con una fiammata che ti scalda il cuore.
Natale riesce a restaurare ogni mobile ridandogli
l’aspetto e la vitalità che il passare degli anni gli hanno tolto.
E’ come una casa di riposo per mobili che Natale ama
profondamente e cui restituisce la giovinezza.
Il segreto di quest’arte è una grande conoscenza di
ogni tipo di legno e delle tecniche idonee per procedere alla sua lavorazione.
In una grande confusione - che è ordine solo per la
mente di Natale - i mobili sono addossati l’uno sull’altro; vi è sono una madia
restaurata che è stata già comperata da un cliente.
Secondo la teoria di Natale solo così il cliente ha
la prova che il pezzo è autentico perché lo vede prima dell’intervento di
restauro.
Natale si diverte a trovare le soluzioni più
articolate su come procedere al restauro.
Ogni mobile ha la sua giusta consistenza di colla di
pesce e la sua giusta misura di stucco.
La sua tecnica consiste nel cercare di conservare il
più possibile la struttura originale del mobile ed eliminare tutte quelle
incrostazioni che nel corso degli anni lo hanno deturpato.
La bottega è un susseguirsi di clienti che vogliono
acquistare o che vogliono vendere.
I maligni dicono che alcuni mobili sono stati
recuperati presso la locale discarica.
Raccontano che i fiduciari di Natale si recano nel
deposito di rifiuti per vedere se qualcuno abbia scaricato qualche mobile
vecchio.
Qualcuno che si stanca di avere in casa un mobile
antico di storia magari con qualche tarlo di trpppo e che preferisce acquistare
un mobile nuovo, magari quelli lucidi di plastica che si trovano sempre in offerta
ai supermercati.
Molti non riescono a riconoscere il bello e si
accontentano del truciolare che, magari, è, al momento, di moda.
Natale si ricorda perfettamente di come ha sistemato
i vari mobili. Se l’armadio è smembrato e l’anta si trova da una parte e la
schiena dall’altra.
Natale lo ricostruisce mentalmente e riesce a
ricomporre con estrema facilita quel piccolo puzle.
E’ in grado di seguire mentalmente le fasi del
restauro intuendo anche chi può essere il futuro proprietario fra i suoi
affezionati clienti.
Unica eccezione alla sua raccolta sono i mobili
nuovi in legno pressato dipinto con colori innaturali.
“Xe mobili
senz’anima” dice Natale “senza color,
senza storia, nisun pol conoser da che pianta i provien”.
Se poi passa qualcuno disposto a portarsi via il
mobile anche così concio per restaurarselo in proprio Natale è ben contento. In
questa maniera ci ha guadagnato subito il giusto senza perdere tempo e può così
essere libero di intraprendere un nuovo affare.
Nella bottega di Natale si può incontrare un
universo di persone.
Amanti del fai da te che chiedono un consiglio,
l’esercito degli scrocconi che chiede il piacere di saldare con la colla di pesce un pezzo di
legno o di avere in prestito una sgorbia o di un morsetto.
Natale ha una pazienza infinita: non dice di no a
nessuno un po’ per eccesso di cortesia e un po’ perché non vuole perdere i
clienti.
Lui ha sempre sul fuoco la colla di pesce e se hai
voglia di rispettare i suoi tempi non rimani deluso.
La bottega di Natale è anche un ritrovo dove chi non
ha fretta può passare del tempo; si può vedere sempre un gruppo di persone.
Sono lì per discutere del più o del meno o per
verificare se c’è della roba nuova da mettere in casa o da rivendere per
lucrarci qualcosa.
Natale tiene banco per illustrare le qualità della
merce nuova.
Con una lente d’ingrandimento controlla i
particolari, specie se c’è da decifrare la storia del pezzo.
Natale con competenza ipotizza le soluzioni
possibili per identificare l’autore.
Lui è un amante oltre che di mobili anche della
pittura e della grafica.
Conosce i pittori e gli artisti della zona ed è in
grado di stabilire con certezza anche il periodo in cui sono stati eseguite le
opere. Individua la data di realizzazione dei quadri dal tipo della tela e
della grafica o dei disegni dalla consistenza della carta .
La sua bottega è una piccola Atene dove si discute
di arte e di artisti che hanno saputo realizzare un dipinto, una scultura, un
tavolo o un cassettone con grande maestria, di artisti magari non di grande successo
ma che hanno saputo resistere con le opere alla cancellazione della loro
memoria da parte del tempo inesorabile.
Natale coniuga questo suo amore per l’arte con la
pratica commerciale.
Tutti possono portare da Natale mobili od oggetti da
lasciare in conto vendita.
La stima la fa Natale che mantiene il prezzo entro
limiti contenuti per consentire la vendita in tempi brevi secondo il motto “I schei meio pochi ma subito”.
La bottega non è molto grande; entrano Politicante e
due consiglieri, gli altri rimangono in macchina poiché sono stati avvisati dal
cellulare che la visita sarà breve.
“Come va
Natale con ste mosche” chiede Politicante.
Saluta poi Aurora, la moglie di Natale, che è un
elemento fisso dell’arredamento della bottega.
Se ne sta lì gran parte del pomeriggio a guardare
Natale che sta parlando con un cliente per illustrargli le caratteristiche di
un tavolo.
Accortosi che la colla raffredda e che deve saldare
con urgenza un’anta di una libreria l’attento restauratore si sposta
rapidamente all’altro lato della bottega scusandosi col suo interlocutore.
Aurora non fa nulla salvo dare sfoggio della sua
cultura sulla pittura locale affermando la sua passione soprattutto per i
pittori che interpretano nelle loro tele il grande fiume; nel frattempo la
figlia Beatrice si industria a colorare delle cornici.
Lei usa un tampone per dare dei colpi di colore
disomogenei creando un effetto particolare. La figlia obbediente trova comunque
il tempo per annuire alle affermazioni della madre.
Ama le tele che ritraggono le rive del grande fiume,
i pioppi che popolano i terreni golenali, le cave di sabbia e il ritorno dei
pescatori al tramonto dopo il duro lavoro.
Lei sì si lamenta delle mosche perché non è
distratta da alcuna occupazione, Natale no.
Lui si è affrettato
a mettere le zanzariere alle finestre e alla porta ed ha collocato una bussola
che impedisce, almeno in parte, che con l’ingresso delle persone entrino anche
le mosche.
Natale è tutto
intento al restauro di un vecchio pavimento a quadroni che deve arredare la sua
nuova casa e non può preoccuparsi, dato il suo elevato livello di
concentrazione, dell’indubbio fastidio che gli insetti provocano.
Ha
accuratamente smontato un parquet
proveniente da una demolizione: ogni riquadro è realizzato con legni diversi
che compongono un quadrato.
I legni sono
di spessore diverso e non coincidono perfettamente fra di loro.
Natale li ha
lavati, asciugati e piallati per ridurli allo stesso spessore e ha ricomposto
con pazienza infinita il disegno avendo cura che i pezzi si incastrino
perfettamente.
Ha realizzato
una vernice inodore a base di essenza di trementina che emana un odore
piacevole invece della puzza che di solito lasciano le vernici più dure da parquet poiché l’appartamento è già in
parte abitato.
Questo restauro
lo assorbe completamente.
I problemi
risolti per recuperare il parquet lo entusiasmano.
“Ti ga visto che spetacolo sto pavimento”
dice a Politicante appena lo vede incurante del fastidio che le mosche gli
procurano “Piallar, lavar e meter in
sesto sti quadrati me ga fato girar la testa.”
Con la bussola
e la carta moschicida, che penzola dal soffitto della bottega, Natale ha
ridotto in maniera rilevante il numero di mosche in circolazione nel suo
locale.
Quelle residue
gli girano intorno alla testa come un’aureola, ma non gli danno eccessivo
fastidio.
Gli insetti
sicuramente disturbano di più Politicante abituato a locali resi sterili
dall’aria condizionata a tutto volume.
Natale è
talmente preso del suo lavoro che non si accorge neppure del ronzio, salvo a
scacciarlo con un gesto meccanico della mano.
E’ come un
gatto sornione che controlla il suo territorio e ogni tanto alza la zampa per
allontanare un noioso intruso.
Vive nel suo
mondo, felice di fare rivivere vecchi mobili e di godersi il piacere di
ammirare pitture e stampe, del resto non gli importa gran che.
Politicante
invidia la sua grande serenità.
Non può fare
le solite paternali o discorsoni; nel mondo di Natale non hanno senso.
“Ti sta ben ti al mondo, Natale” gli dice
e se ne va.
Capitolo 18. La casa della musica.
E’ giunta la
sera e Politicante, riaccompagnati a casa i compagni di viaggio, rimane solo
con l’autista; per finire la giornata in allegria decide di distrarsi andando a
trovare un altro vecchio amico.
La giornata è
stata particolarmente lunga e faticosa.
Giungono,
appena fuori dalla città, in una grande casa padronale che si affaccia su una
grande aia chiusa da un recinto.
A fianco
dell’abitazione principale sono collocate delle case coloniche da una parte e
dei barchessali dall’altra.
Nei
barchessali riposano alcune macchine agricole che hanno smesso da tempo di fare
il loro mestiere.
Viene loro
incontro un cane festoso che scodinzola allegro come se li conoscesse da
sempre.
Con la coda
riesce a scacciare un numero esiguo di mosche, le altre lo seguono, ma deve
esserci abituato e non gli danno fastidio più di tanto.
Dalla casa
provengono i suoni festosi di un gruppo di musicisti.
E’ la casa
della musica di Antonio Zameldi.
La casa è
grande, ci sono una serie di stanze una dentro l’altra; Antonio ha sacrificato
le prime due per potere isolare le mosche che entrano con i suoi numerosi
visitatori.
Antonio è
ingegnoso ed ha, inoltre, limitato il problema dell’entrata degli insetti
ponendo dinanzi alle porte di ingresso dei filamenti di plastica che scendono
fino a terra.
I filamenti
sono sottili e spessi come una cortina morbida che avvolge gli ospiti che
spariscono entro di essi con una leggera pressione del corpo mentre le mosche
non riescono a passare non potendo spingere quella massa.
“Ti ga visto come gavemo risolto il problema
dele mosche con un poco de fantasia” gli dice Antonio che non perde mai la
sua calma ed il suo buon umore anche nelle situazioni più complicate.
E’ forse uno
dei pochi che non si lamenta anche se le mosche gli danno molto fastidio.
Vive quasi
sempre rintanato in casa, ma ciò gli dà piacere.
La forzata
immobilità, infatti, gli ha fatto aumentare la voglia di fare musica.
La casa è
grande e mai come in quel periodo è invasa da musicisti che passano gran parte
del giorno a mangiare, bere e suonare.
E’ un continuo
andare e venire di amici che all’imbrunire, finito il lavoro, lascia ogni altra
occupazione all’aperto, impossibile da svolgersi in quelle condizioni, per
arrivare da Antonio.
Entrano di
corsa affrontando con allegria lo sciame delle mosche che in campagna aumenta
di intensità
Arrivano
carichi di ogni ben di Dio.
Culatelli,
salami, polli, uova e torte: tutto quello che serve per continuare quella
kermesse musicale. La colazione è gentilmente offerta ai musici che si
alternano agli strumenti.
Chi non è
capace di suonare canta e, se è stonato in maniera esagerata, si limita a fare
coro.
Politicante
non può fare a meno di complimentarsi con chi ha trasformato l’invasione delle
mosche in una occasione per divertirsi.
“Bravo Toni sona per mi: Non ti fidar ”
gli sussurra avvicinandosi e dimenticando per un momento le tensioni della
battaglia contro le mosche.
Ama molto quel
motivo che nei tempi in cui l’Organizzazione gli lasciava dei momenti liberi
cantava facendo la seconda voce.
Non sa
resistere e si mette, con i boiardi che sono entrati con lui, a cantare.
E’ difficile
resistere alla forza travolgente delle note che escono dagli strumenti degli
scatenati amici di Antonio.
E’ lui il gran
cerimoniere della Musa che celebra i suoi riti con tutti gli altri che gli
fanno corona.
Lui suona e
canta; nei momenti di raro intervallo racconta barzellette per fare riprendere
fiato ai suoi scatenati suonatori.
Antonio
trasmette allegria e buon umore a tutti i commensali; essi sorridono felici,
scordano persino l’attacco delle mosche che devono affrontare ancora
all’uscita.
Antonio ha
dimostrato ancora una volta la sua grande saggezza nell’affrontare la vita per
il suo verso.
Ha trasformato
in allegro un avvenimento ciò che per altri è fonte di angoscia.
Ancora un paio di canzonette e Politicante esce dal sogno di una vita
spensierata per rituffarsi nei suoi obblighi pubblici.
Deve ritornare a fare la persona seria e ad interessarsi di
problemi seri.
“Ciao Antonio” saluta e con un tenue rimpianto ritorna a
fare il capopopolo.
Capitolo 19. La
mobilitazione generale.
La città è tappezzata di manifesti, giganteschi
coriandoli multicolori appiccicati ai muri dei palazzi e delle fabbriche.
La gente si ferma a crocchi alla vista di quei
colori allegri che spiccano sul grigiore dei muri.
Leggono frettolosamente le accuse di inefficienza
nella lotta contro le mosche, verificano che effettivamente di quegli
antipatici animaletti ne circolano ancora e conseguentemente approvano con un
cenno di assenso le accuse, lamentandosi dei soliti caporioni che non combinano
mai nulla.
La mobilitazione della base effettuata
dall’Organizzazione peraltro contro un suo stesso esponente è completamente
riuscita.
Gli attivisti di politicante sono riusciti a
mobilitare tutti gli enti che contano e le adesioni al proclama suggellano il
manifesto occupandone una buona parte.
Circoli, assemblee di quartiere, di comprensorio, di
circoscrizione, di distretto, associazioni di ogni condizione sociale, persino
un gruppo di cinofili, hanno dato la loro adesione.
Tutti hanno contribuito a
questa grande manifestazione per garantirne la riuscita.
Si è riunita una grande folla multicolore incurante
del continuo attacco delle mosche.
Oltre al contrasto delle tinte dei vestiti dei
partecipanti, offrono un grande spettacolo di colori le variopinte bandiere che
sventolano alla tiepida brezza.
Fanno spicco grandi cartelli colorati recanti
disegni e scritte.
Sembra più che una manifestazione di protesta una
grande sagra popolare.
La composizione della folla è indubbiamente molto
eterogenea.
Si vedono gruppi di persone vestite ancora con le
tute blu elettrico da lavoro.
I più giovani, invece, indossano grandi casacche
colorate.
Altri infine vestono normalmente, compassati, in
colori tenui, molto sobri, sembrano appena usciti da un qualsiasi ufficio della
città.
Politicante è indubbiamente soddisfatto, addirittura
euforico, alla vista di quella massa di folla, di quelle bandiere, di quei
manifesti.
Gli occhi gli brillano ed i muscoli del viso si
contraggono in una smorfia di soddisfazione.
Si sbraccia ed urla nell’impartire disposizioni
circa la formazione del corteo e la sua partenza.
La massa informe di persone sotto la guida del
servizio d’ordine tenuto saldamente in mano dai suoi luogotenenti prende la
forma ordinata di una processione e si mette in moto.
Perché la manifestazione sia il più possibile
ordinata il corteo è preceduto da quelli che devono fungere da battistrada e
far trovare l'itinerario stabilito sgombro da ogni possibile intralcio.
La lunga processione sta già assumendo la sua forma
naturale, enorme, imponente, cominciando a srotolarsi come un serpente che
dipani lentamente le sue spire.
La massa, prima un po' ondeggiante, procede quasi
subito ordinatamente prendendo il suo ritmo cadenzato.
Politicante apre la sfilata con un lungo seguito di
bandiere e manifesti.
Seguono nell'ordine tutti gli organizzatori delle
varie zone della città con i collaboratori più diretti.
La cosa più strana è che l’oggetto della
contestazione è l’attività di un ente che ha per Presidente un membro della
stessa Organizzazione.
Pochi se ne accorgono ma “Se trata de un regolamento interno de conti.” dice Pietro un
vecchio attivista che non si scandalizza poi più di tanto se qualche compagno
vuol rifilare dei colpi bassi.
“No bisogna
fidarse neanca dei amici!” Esclama.
Capitolo 20. La nuova
strategia.
Politicante deve convincere i consiglieri
dell’Organizzazione ad abbandonare Presidente e votare per lui.
Il conto è presto fatto.
I consiglieri sono nove: sei di maggioranza e tre di
opposizione.
Basta convincere quattro consiglieri oltre lui per
avere la maggioranza.
Gli altri tre consiglieri di minoranza anche con il
voto del Presidente non possono ottenere alcunché.
Con
un’operazione abbastanza facile ha convinto Consenso, Speraindio e Virgineo.
Questi
sono stati emarginati dalla precedente gestione; il vecchio Presidente non li
ha valorizzati.
Loro
possono essere posti al vertice delle nuove commissioni di studio che devono
garantire un Consorzio molto più aggressivo per la soluzione del problema delle
mosche.
Un
modo per mettersi in mostra e percepire più consistenti indennità.
Un
solo incontro è sufficiente a convincerli.
“ No se pol andar avanti cusì” li
apostrofa Politicante “l’Organizazion se
drio a far na bruta figura!”
Sono
abbastanza realisti per salire al volo su di un altro cavallo di razza.
Il loro voto deve essere a favore di una moderna
coalizione che porti ad una nuova presidenza: la sua.
Sono
consiglieri tranquilli, pronti ad obbedire alle direttive dell’Organizzazione.
Non
hanno particolari ambizioni né vogliono impegnarsi più di tanto.
Il
loro obiettivo nel perseguire cariche trova il giusto riconoscimento
nell’incarico a capo delle Commissioni del Consorzio.
Nelle riunioni che hanno preceduto e seguito la
mobilitazione generale Politicante ha sostenuto la necessità di una resa dei
conti per scalzare il Presidente affinché l’Organizzazione possa essere ancor
vincente e distribuire nuovi incarichi.
Il nuovo presidente deve risolvere definitivamente
il problema delle mosche.
L’Organizzazione deve riuscire in un’impresa di ristilyng.
Politicante vuole che l’Organizzazione sconfigga la
linea del Presidente, ma mantenga il controllo del Consorzio senza frantumarsi,
solo per sostituire la carica di vertice.
Cambiare lasciando tutto come prima.
Il cambio è quello dell’attuale presidente che non
solo non è riuscito a risolvere il problema, che è la cosa meno importante, ma
che non è riuscito ad accontentare le richieste degli altri componenti
dell’Organizzazione.
Questo sì che è estremamente grave!
Il potere si regge su un delicato equilibrio nel
quale tutti quelli che formano una maggioranza, che contribuisce a mantenerlo,
devono essere accontentati.
La maggioranza a tal punto c’è.
Bisogna convincere gli appartenenti
all’Organizzazione a votare contro al Presidente per arrivare ad un nuovo
consiglio.
Assicurata la vice presidenza a Commendatore - che è
l’amante di donna Flavia - Politicante è già sulla buona strada.
Donna Flavia sa che Commendatore non ha capacità di
emergere e non può perdere questa possibilità di fare emergere Politicante
dalla palude della politica per acquisire dei favori anche al suo protetto.
L’intreccio di affari, di amore e di potere è una amalgama potentisssima per
tenere legate le persone anche se hanno gli obiettivi più diversi.
I poteri forti devono per forza vincere.
Lei, figlia naturale del Pattona, è la persona
ideale per legare ancora di più il suo congiunto all’impresa di Politicante.
Il Pattona fa qualunque cosa per lei
Politicante per un gioco fortunato del destino
riusce a coagulare su di sé alleanze inattese, ma fortemente cementate da
interessi concordanti.
Capitolo 21.
Il confronto con Naturista.
Dopo la mobilitazione, che ha segnato la fine della
carriera di Presidente, il Consiglio d’amministrazione del Consorzio per il
controllo delle mosche è stato convocato in via d’urgenza per verificare come
muore un Presidente.
L’atmosfera è dimessa.
La tensione è palpabile, la resa dei conti si
avvicina.
Presidente, bianco come un cero, è pronto a sentire
la sua sentenza di condanna, ma è anche disposto a resistere fino allo spasimo
e a mediare l’ultima possibilità di rimanere in sella.
Mentre tutti si aspettano l’affondo di Politicante,
il primo a chiedere la parola è Naturista
L'aspetto volutamente trascurato, l'abbigliamento
distratto, Naturista impersona nel consesso un’Opposizione un po' particolare
perché è dalla parte delle mosche.
“Le mosche
devono esser rispetate e i omeni no deve turbar i corsi dela natura” per
Naturista qualsiasi insetto ovvero qualsiasi appartenente al mondo animale o
vegetale fa parte dell’ambiente naturale e non deve essere disturbato.
Naturista rappresenta l'altra cultura, quella
soffocata dalla civiltà dei consumi, che però riemerge come coscienza critica
per evidenziare le storture di un sistema che opera, di fatto, per la
degradazione dell'ambiente.
Troppo viziato dai piaceri del progresso, non si
sbilancia troppo però nell'indicare delle soluzioni che risolvano il problema
in maniera radicale, abolendo la famigerata civiltà delle macchine per
ritornare ad un sistema forse troppo primitivo.
Per ora si limita a predicare un ritorno, non ben
precisato, alla natura.
L'inno alla mosca che si accinge a pronunciare, è
forse il massimo dello slancio riformista di Naturista.
"Vardé"
esordisce "che sta lota ale mosche
xe una lota contro noialtri. Volemo
copar, sterminar senza pietà un inseto così inocuo? Se ghe xe le mosche, vol
dir che le deve esserghe.”
Naturista è fermamente convinto che sconvolgendo gli
equilibri naturali l’uomo uccida anche un po' di sé stesso.
Sfortunatamente Naturista parla ad un
pubblico che non condivide il suo sviscerato amore per la natura e per ogni
creatura vivente e che odia le mosche.
Forse ha esagerato un pochino nel difendere
le sue protette, per cui un brusio sempre più forte accompagna ormai la sua
orazione.
"Per
cortesia stemo siti”" interviene il Presidente che, da buon
democratico è abituato ad ascoltare, senza battere ciglio, tutti gli
interminabili discorsi degli oratori.
Non hanno seguito alcun corso di galateo i maestri
dell'arte della politica e dell'amministrazione e incominciano ad interrompere
“Ma cosa ti disi? Ma va là balordo!”
Non tollerano la posizione astratta e un po' utopica
di Naturista.
Come al solito, d'altronde, egli non riesce che a
pronunciare le prime frasi dell'interminabile discorso così diligentemente
preparato.
Tutti ce l'hanno con lui.
I consiglieri si mettono a parlare tutti insieme,
contestando le affermazioni di Naturista.
“Ti xe fora de
testa! ” tuona Virgineo.
“Basta cole
ciaciare!” grida Consenso.
“No ste sigar
tuti!” implora Speraindio.
L’unico imperturbabile è
Politicante che sta traendo buoni auspici dal crescente bailame e spera solo
che continui.
E’ vero, come tutti i sognatori, Naturista non tiene
conto della realtà.
Le sue idee sono contrarie a quelle dei benpensanti,
non sono costruttive e portano alla fine del progresso anche se contengono
l’affermazione di una verità indubbia.
Siamo noi i violentatori di un assetto naturale che
è lì da migliaia di anni a garantire un equilibrio che, se alterato, non si sa
quali conseguenze ne derivano.
Naturista ascolta con palese disappunto le critiche
mossegli, gli occhi assenti, i muscoli maxillofacciali tesi in una smorfia di
commiserazione per i presenti che non capiscono o non vogliono capire che la
verità è dalla sua parte.
Ben diversa è stata l'accoglienza nei raduni
ecologici, nelle battaglie contro gli insediamenti industriali o contro la
costruzione di centrali nucleari.
Allora sì che i suoi discorsi finiscono in una
acclamazione collettiva!
Allora sì che si prova soddisfazione a lottare
contro i manganelli, contro gli idranti, contro i caroselli delle auto blindate
della polizia.
Quelli sì sono veri momenti di lotta, ed invece si è
fatto incastrare dalla nomina in questo consiglio di amministrazione sia pure
nell’Opposizione dove deve constatare che neanche quest’ultima è minimamente
interessata ai suoi discorsi naturisti.
All’Opposizione preme solo che si formi una
coalizione che porti all'ormai atteso confronto con il Presidente.
Il confronto, come requisito necessario, comporta un
rigido calcolo aritmetico per verificare come si può costituire una nuova
maggioranza.
Naturista non ha voluto partecipare ad alcuna
riunione preparatoria ed ha confermato la sua volontà di porsi contro qualsiasi
linea che non dia la massima garanzia riguardo alla sorte delle mosche.
Ormai dunque è escluso dal confronto.
Capitolo 22.
La contestazione di De Contrari.
L'ideologo dell’Opposizione è De Contrari.
L'uomo è portato, per natura, a lamentarsi e a
protestare.
I maligni raccontano che abbia cominciato a
contestare il latte materno, mordicchiando, invece di succhiare i capezzoli
della puerpera.
Crescendo, continua a contestare, partecipando a
tutti i movimenti di rottura, alternativi, passando disinvoltamente da uno
all'altro, purché gli sia garantito un alto quoziente di manifestazioni
settimanali.
Finalmente entra nell'Opposizione e può mettere a
frutto la precedente esperienza nel modo più consono: diviene l'addetto alla
predisposizione dei documenti ufficiali.
Basta dargli uno spunto, un minimo motivo che
giustifichi una protesta.
E’ sufficiente un brontolio che De Contrari si
scatena in un'orgia di parole.
Il documento è un atto di accusa contro il governo
dell'ente, giudicato completamente incapace a far fronte alla gravità dei
problemi, lo si incolpa di non capire le istanze sociali dei cittadini che
vogliono finalmente una linea chiara di condotta e mezzi veramente utili per la
battaglia contro le mosche.
I mezzi proposti fin ora
sono inadeguati alle esigenze drammatiche del momento, in più non sono
supportati da una programmazione veramente valida e come se non bastasse non
sono neanche stati compiuti studi, analisi o dibattiti accurati e approfonditi
per garantire sia la metodologia di intervento, sia la sicurezza che i mezzi
usati sarebbero stati efficaci.
Il documento continua imperterrito fra
analisi di situazioni e citazioni di fonti statistiche e di prese di posizione
nelle varie assemblee e consigli di amministrazione per far capire che il
cambiamento è proprio una necessità per tutti e non un tradimento di accordi o
di fiducia nei confronti del Presidente.
"Xe ora
de cambiar! Volemo le dimission del Presidente!" conclude solennemente
il documento.
De Contrari ha dato proprio anche l'anima nella
lettura del documento, sforzandosi di rappresentare nella voce rotta
dall'emozione il proprio convincimento di battersi per una causa giusta.
L’ordine ai membri dell'Opposizione è chiaro.
Tutti devono adeguarvisi tempestivamente. Non sono,
infatti, ammessi tentennamenti, precisazioni, discussioni, si può solo obbedire
ciecamente perché De Contrari ha concordato la sua linea con il direttivo
dell’Opposizione.
Segue una breve pausa di riflessione.
Un silenzio innaturale se si pensa solo al brusio
incessante che ha caratterizzato il dibattito.
Politicante conta i suoi voti: Commendatore,
Consenso, Speraindio e Virgineo gli sono sufficienti anche se una maggioranza
allargata a Naturista gli avrebbe fatto un piacere immenso.
Sono tutte persone fidate che Politicante conosce da sempre.
Commendatore
e Consenso li ha conosciuti sui banchi delle elementari quando ne combinavano
di tutti i colori.
Erano
tre pesti scatenate. Il terrore delle giovani supplenti che si divertivano a
fare ammattire con gli scherzi più impensati.
Avevano
un’indubbia influenza sui loro compagni di scuola che non osavano commentare i
loro modi inurbani. Li avevano così plagiati che erano pronti a sostenere le
loro burle per paura di dovere essere a loro volta sottoposti alle vendicative
angherie.
Erano
insomma dei tipi da non toccare sin da allora.
Abituati
a comandare e a farsi obbedire.
Politicante
ha mantenuto la giovanile aggressività anche se è diventato più diplomatico.
Alla
forza fisica come mezzo di pressione ha sostituito la persuasione ed il
convincimento.
Sa
bene che è meglio fare almeno finta di accontentare tutti, di tentare
impossibili mediazioni, dire la più evidente banalità, pur di tenere vivo un
filo di dialogo.
“Perché – suole ripetere – se ghe xe contato una mediazion la se trova
sempre.”
Odia,
come tutti i mediatori, le posizioni radicali, le verità troppo nette, i
principi e i ragionamenti troppo logici.
Politicante
è realista, non preclude alcuna trattativa con nessuno dei possibili
interlocutori.
Le
cose, a prenderle per il verso giusto e con i tempi giusti, ritornano sempre in
una posizione d’equilibrio.
L’importante
è che lui sia il punto di mediazione.
Politicante
deve esser il punto cardinale cui tutti devono indirizzarsi poiché solo così il
suo potere si consolida.
E’
fondamentale non accontentarsi di maggioranze risicate.
Il
consenso deve essere solido, allargato quanto basta per reggere a
capovolgimenti improvvisi di fronte da parte di qualche consigliere.
Politicante
sente che deve decidersi ad agire subito. Deve cogliere l’occasione propizia.
Gli
attimi favorevoli in cui bisogna farsi avanti sono pochi e occorre coglierli al
volo.
Sono
occasioni che non si ripetono due volte.
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