Capitolo 8.
Flash.
La macchina inchioda, dopo l’ultima accelerata,
davanti al cancello della villa.
La costruzione è nascosta dagli alberi che
sopravanzano il muro di cinta e che formano, messi in doppia fila, una barriera
intricata ed invalicabile per tutelare la privacy
del proprietario.
Gli occhi nascosti di una telecamera avvertono del
suo arrivo i domestici che azionano dall’interno il pesante cancello che, come
per incanto, si apre.
La vettura, percorso il viale d’accesso, dopo pochi
metri si ferma dinanzi ad una costruzione illuminata a giorno.
La facciata di marmo bianco candido della villa
splende nel buio della notte alla luce delle torce elettriche.
Lasciata la macchina accanto alla grande fontana,
fra una jaguar ed una mercedes, Politicante sale con sicurezza
i tre scalini che lo portano al porticato neoclassico.
La porta d’ingresso è presidiata da un robusto
maggiordomo che, riconoscendolo, lo fa accomodare nel salone già affollato di
ospiti.
Di mosche lì non ce ne sono, perché i proprietari
abbondano nell’uso di insetticidi e poi le mosche hanno paura delle case dei
potenti e girano al largo.
Con un cenno della mano saluta gli ospiti abituali
che sorseggiano un long drink
nell’ingresso.
Attraversata con passo sicuro la sala, Politicante
si dirige nel successivo salone di rappresentanza, dimostrando di conoscere
bene dove si deve dirigere per incontrare il padrone di casa.
Tutti quelli che contano nell’ambito
dell’Organizzazione e dell’Opposizione sono lì.
L’ambiente è alquanto eterogeneo; il padrone di casa
ama circondarsi di persone che appartengono ai più diversi ceti sociali.
Politicante è sempre un ospite gradito perché
avvince tutti con la sua abilità dialettica.
Non c’è affare di cui non gli si possa parlare senza
trovarlo disponibile ad interessarsi.
Discariche, cave, smaltimento liquami,
snellimento pratiche o loro insabbiamento, appalti, incarichi da attribuire e
assunzioni protette sono tutte specialità in cui Politicante eccelle.
Il padrone di casa si alza e gli va incontro
saltandolo calorosamente.
E’ un omone imponente dall’aria sempre sorridente,
lo chiamano Flash perché possiede una fabbrica di lampadine, ma si fa
coinvolgere in ogni affare dove si può realizzare un qualche guadagno.
La sua specialità è quella di comprare capannoni
industriali da persone in procinto di fallire.
Flash si inserisce al punto giusto nelle procedure
concorsuali per aggiudicarsi il bene prima dell’asta convincendo le banche
creditrici della bontà della sua offerta.
L’immobile di solito viene frazionato e riconvertito
alle destinazioni d’uso più redditizie.
Qui scattano l’abilità di Flash e le relazioni che
gli consentono di avviare la struttura verso un nuovo utilizzo.
L’arte di trovare i contributi è la sua specialità.
Contributi nazionali, o internazionali, sgravi
fiscali, tutto serve per realizzare generosi utili.
Lui stima profondamente Politicante.
Sa che milita nell’Organizzazione, che conta
pesantemente in ogni decisione importante e che è in grado di condizionare gli
equilibri e questo gli basta.
Per Politicante Flash è uno degli interlocutori
preferiti, con lui può snocciolare dati e cifre di contributi statali, fondi
europei da cui attingere abbondantemente per mettere in moto affari e per fare
vedere la sua effettiva influenza.
Parlare di investimenti è per Politicante come per
un musicista parlare di una sinfonia o di un concerto; sono piacevoli note, in
questo caso dorate, che gli piovono addosso dandogli la felicità.
E’ disponibile dal più
piccolo intervento, ad esempio, per far funzionare la biblioteca del paesino
sperduto nella pianura, all’intervento industriale più impattante, purché ci
sia bisogno di lui per trovare i contributi, organizzare una riunione per
sensibilizzare l’amministrazione al progetto, modificare piani, realizzare
strade e urbanizzare il territorio.
Tutto va bene per Politicante perché ogni riunione,
ogni progetto approvato è un tassello che si unisce per creare il grande
mosaico della sua influenza.
Tutti devono poter assicurare che Politicante c’è,
che è stato lui a mettere la parola decisiva per fare decollare l’iniziativa e
per contribuire al suo finanziamento.
Se l’iniziativa non parte, non importa purché se ne
parli e tutti sappiano che Politicante si è battuto come un leone e che sono
stati gli altri a bloccarla.
Le riunioni, i progetti e i contributi sono tutto
per lui.
Sono la sua casa, la sua famiglia e i suoi affetti.
Cosa può fare senza riunioni, senza cene, senza il
continuo compiacimento che gli piove addosso per aver trovato un finanziamento
e aver portato avanti un progetto, abbattendo opposizioni, ricucendo alleanze e
distribuendo prebende, incarichi e favori?
“Che novità
ghe xe al Consorzio per il controllo
delle mosche” chiede Flash.
Politicante assume la sua espressione più seria, che
gli è consueta quando parla di politica, corruga la fronte, scuote la testa e
allarga le braccia.
“Ghe xe tanti
problemi ma femo el nostro meio!” Esclama.
“Come la
metemo per la me pratica?” Soggiunge sottovoce, con tono circospetto, il
proprietario della villa che non esita ad entrare nel vivo degli argomenti
senza molti preliminari.
“No state a
preocupar, tuto va ben semo con ti. Fra do mesi e tuto xe fato”.
Flash è soddisfatto: non c’è nessuno che può
fare ottenere favori come Politicante.
Ha comperato una grossa area strategica alla
prima periferia della città sita su di un via di grande comunicazione.
L’Organizzazione aveva negato al precedente
proprietario la possibilità di costruire un grosso centro commerciale.
Il progetto è stato respinto più volte
ritenendo insufficiente la viabilità della zona, ma ora Politicante ha fatto
realizzare espressamente una variante alla tangenziale cittadina, imponendo una
bretella di collegamento al quartiere che ha radicalmente cambiato la
situazione quindi la concretizzazione del centro commerciale è apparsa
naturale.
Scaricando i costi delle infrastrutture sulla
collettività, Politicante ha ottenuto per Flash il massimo profitto.
E’ una soluzione impeccabile da manuale.
Nessuno sa gestire i contributi pubblici come
Politicante perché lui ha entrature in tutte le stanze del potere ed i suoi
protetti non devono temere.
Sotto la sua azione le norme e i regolamenti
si interpretano e le situazioni più complicate si modificano fino ad ottenere
la soluzione desiderata.
Non c’è dirigente che conta che lui non abbia
contribuito a fare assumere e amministratore che non abbia contribuito a fare
eleggere.
Per i nemici dell’Organizzazione, invece, le cose si
complicano, le pratiche sono sempre impossibili o incomplete, è necessario
integrare la documentazione o modificare la domanda.
Il risultato però non cambia e l’iniziativa rimane
ferma ad aspettare che il richiedente abbia imparato come deve comportarsi.
Le norme ed i regolamenti, come intricate macchie di
vegetazione ricche di arbusti e liane, impediscono il passaggio e imprigionano
l’incauto viandante senza guida.
Capitolo 9.
Saluti e baci.
Con l’aria raggiante, l’occhio brillante ed il
sorriso appena abbozzato del vincitore, Politicante fa l’ingresso nella sala
dove si aspetta di trovare molti dei suoi protetti.
Nel breve percorso che lo conduce verso i rinfreschi
si trova al centro dell’attenzione.
Tutti fanno a gara per dimostrare agli altri, e per
provare a loro stessi, il grado di familiarità, oltre che di semplice
conoscenza, con il nostro uomo.
I più taciturni, quelli che non ti rivolgono la
parola e che, quando ti sono dinanzi, girano la faccia per non salutare
diventano loquaci e fanno a gara per scambiare con lui due parole anche solo di
saluto.
Sorrisi e saluti si sprecano in un crescendo;
l’adagio molto della sinfonia si trasforma, abbandonando senza pudore i più
elementari concetti di armonia, in un allegro con brio senza avere minimamente
sviluppato il primo movimento.
Tutti ci tengono a salutare Politicante dimostrando,
con lo stesso modo di rendere omaggio al personaggio più importante del
momento, il loro grado di famigliarità.
Fare vedere che si conosce qualcuno di importante è
il mezzo per dimostrare, per la proprietà transitiva che anche noi siamo un
tantinello in vista.
Un saluto rispettoso del tipo “Buongiorno signor
Presidente” dimostra una conoscenza superficiale.
Un saluto più famigliare sul genere “Ciao
Politicante” denota una maggior confidenza.
Una battuta od una
confidenza sussurrata all’orecchio significa una assoluta intimità che consente
di chiedere favori di ogni tipo.
Molti fanno a gara per farsi invitare al ricevimento
solo per essere lì in prima fila a salutare a fare vedere che ci sono anche
loro.
Ad ogni saluto c’è un sorriso adatto alla persona
cui si stringe la mano.
A denti stretti di circostanza, se qualcuno poco
importante che ti ferma e ti fa perdere dei minuti preziosi.
Con gli occhi luminosi se hai di fronte un potente,
uno che conta e che può risolvere come d’incanto i tuoi problemi.
Può farti avere il posto al figlio socone che è da anni parcheggiato
all’Università ed aspira ad un posto di dirigente, possibilmente in una
municipalizzata dove assicurano il lavoro non ti ammazza, ma, in compenso, la
retribuzione è buona, fissa e garantita.
Nondimeno, se non hai nulla da chiedere, salutare
una persona influente ti dà un senso di importanza quasi che con la stretta di
mano acquisti anche tu un po’ di considerazione fra i presenti.
Politicante è sopraffatto solo dopo pochi passi
dalle manifestazioni di plauso.
Calorose strette di mano,
colpetti di intesa sulla schiena, inviti ripetuti a fermarsi nei vari gruppi di
conversazione.
Gli ospiti sono seduti attorno ai tavoli,
sprofondati nelle preziose poltrone di morbida pelle nera, sono quasi tutti
uomini, poche le donne.
Il tavolo degli allevatori di pecore è quello che si
nota per il prestigio dei notabili che si contraddistinguono per il numero
delle biolche di terreno possedute.
Il controllo del Gruppo Allevatori di Pecore e la
nomina del futuro presidente, i problemi della mungitura e della tosatura della
lana, il prezzo del latte di pecora e la sua commercializzazione sono i temi
più dibattuti.
Non tutti possono sedere a quel tavolo, solo i
membri del Consiglio del Gruppo Allevatori di Pecore e i loro amici fidati vi
sono ammessi affinché le informazioni che gli amici si scambiano restino
riservate.
La legge del maggioritario ha colpito anche
quell’Associazione, e quelli che non si trovano d’accordo o che peggio hanno
tentato un colpo di mano contro il Consiglio sono condannati all’esilio.
Fortuna che non viviamo ai tempi della Serenissima
Repubblica perché se no avrebbero fatto la fine di Marino Falier e la loro
testa mozza sarebbe stata mostrata al popolo plaudente alla fine ingloriosa dei
nemici.
Il tavolo dei commercianti è un altro importante
riferimento della serata.
I commercianti sono sempre in lotta colla grande
distribuzione.
Politicante ha promesso loro numerosi parcheggi
gratuiti nel centro storico e bus navetta per collegare i parcheggi periferici
col centro al fine di privilegiare l’arrivo dei clienti e i loro buoni affari.
“Ghe xe tropi
supermercati! I guadagni xe grami!” Suggeriscono a Politicante di bloccare
ogni nuova licenza alla grande distribuzione.
“Per i
parchegi ghe penso mi” assicura Politicante.
Nulla può farli più contenti della garanzia di un
maggiore afflusso di persone per incrementare i loro affari, poco importa se
un momento prima Politicante ha
contribuito a realizzare la costruzione del centro commerciale per Flash in
diretta concorrenza con loro.
Gli industriali sono forse i clienti più difficili
soprattutto quelli più importanti che vogliono impegni sempre più gravosi.
Energia meno costosa, depositi di petroli, centrali
elettriche vicine al centro abitato, sempre più attaccate alle case.
Politicante è risucchiato dal tavolo ed è
costretto a fermarsi.
“Fasemo nove
centrali” promette “ma bisogna farle
funzionar co prodotti meno inquinanti del gasolio” impone.
Cosa avrebbero detto gli ambientalisti?
Come affrontare le ire degli abitanti che
invece del verde si trovano a due passi dell’abitazione un traliccio?
Anche per un esperto come Politicante quelli sono
problemi seri che si devono glissare secondo gli insegnamenti di Quinto Fabio
Massimo.
Capitolo 10.
Temporeggiare.
Temporeggiare,
temporeggiare, temporeggiare.
Una delle specialità di Politicante è temporeggiare.
“Chi fa le robe in furia lavora el dopio” lo dice sempre Politicante
ed è una inconfutabile verità.
Volere cercare veloci
soluzioni è controproducente finché non te lo chiede qualcuno; rischi di
spiazzare tutti e di rompere delicati equilibri di competenze.
Specie i tuoi superiori
sono gelosi.
I complimenti te li fanno
semmai in privato per poterti criticare nelle sedi appropriate; se cresci
troppo puoi diventare un concorrente pericoloso.
Se vuoi essere tempestivo
aspetta almeno che qualcuno te lo chieda. La domanda non ti deve essere fatta
una sola volta. Devi aspettare che ti sia sollecitata ripetutamente.
“So drio a pensarghe” devi rispondere così fai la figura di chi ci
ha ragionato sopra, di chi si è realmente impegnato.
Sono pochi quelli che
riescono a capire che ti sei impegnato su di una questione difficile.
Quei pochi che riescono a
capire la tua professionalità; la tua capacità di risolvere in fretta i
problemi non interessa; anzi i tuoi colleghi ne sono invidiosi e tentano di
demolirti perché non vogliono darti la dovuta soddisfazione.
Bisogna disegnare col
lituo, come gli indovini, l’ampio spazio temporale entro cui decidere.
Prendere tempo è
sicuramente più conveniente e di certo ti impegna meno.
Bisogna tergiversare sia nei confronti di chi fa
delle richieste sia nei riguardi di chi si oppone.
Se decidi in tempi brevi
tutti credono che sia stata una passeggiata, una cosa che tutti sono in grado
di fare.
Se decidi in tempi lunghi
può verificarsi che il problema si sia già risolto da solo., così fai la tua
bella figura senza muovere un dito.
Procrastinando ogni
decisione, riservandoti tutto il tempo, anche più di quello necessario, in ogni
caso, dai la prova concreta che si tratta di un affare complicato che ti ha
impegnato a lungo, che hai una preparazione adeguata per risolvere i problemi
più complicati e che hai studiato approfonditamente la questione per non
prendere decisioni affrettate.
Nei confronti di chi si
oppone bisogna proporre un percorso di riunioni, di incontri, di dibattiti, per
limare le divergenze per spiegare che i dati non sono così negativi, che il
progresso esige delle scelte a volte anche impopolari, che c’è bisogno
dell’intervento per risolvere i problemi, per dare impulso all’occupazione, per
aumentare il prodotto interno.
L’intervento ci farà stare
tutti meglio, mentre staremmo tutti peggio nel caso di una assurda opposizione.
Bisogna frenare chi preme sull’acceleratore degli
interventi affinché i tempi degli uni coincidano con i tempi degli altri e che
si veda che l’intervento di Politicante è quello di una mediazione
indispensabile.
Per questo Politicante si ferma al tavolo dei
postulanti troppo pressanti solo per porgere i doverosi saluti.
I tempi delle sue fermate sono appositamente
calcolati.
Dove non ci sono richieste si intrattiene a
discutere tranquillamente mentre una sosta limitata nel tempo vuole mettere un
freno alle pressanti richieste.
Una breve fermata significa che lui deve ancora
pensare alla soluzione o che la richiesta non è stata formulata come si
conviene e che bisogna riflettere al fine di trovare la giusta scansione
temporale.
Capitolo 11.
Il professore.
Cedendo, infine, ai ripetuti richiami, Politicante
si fa trascinare di buon grado sul divano, non il più comodo, non il più
grande, ma bello, di una sobria eleganza che ben si addice alla sua personalità
e alla sua carica.
Non a caso ha scelto di sedersi con le signore più
in, profumate e bellissime nei loro modelli esclusivi; esse stonano in
quell’ambiente maschilista dove si parla solo d’affari.
Su
quel divano a forma di elle sono seduti anche alcuni professionisti che vivono
del loro sapere, senza doversi preoccupare di ricercare piaceri dal potere.
Pur
essendo gente preparata non si interessano molto dell’attività
dell’Organizzazione, ne colgono solo l’aspetto positivo.
Tutti
i benestanti, di fondo, sono filo governativi.
Stanno
bene così, non vogliono rivoluzioni, sobbalzi che possano distoglierli dal loro
tran tran quotidiano che li soddisfa pienamente dopo tanti anni di gavetta.
Verso
Politicante hanno quindi un atteggiamento di rispetto perché rappresenta chi
comanda cui non esiste altra alternativa.
Il
Professore, che è seduto fra di loro, si alza compiaciuto al passaggio di
Politicante felice di potere stringergli la mano e di dimostrare a tutti la sua
familiarità con siffatto personaggio.
“Ghe xe un fia de mosche in giro” si
permette di osservare “so sicuro che se
risolverà presto el problema” si corregge prontamente quasi scusandosi
della pur lieve critica.
Politicante,
che ha una grande stima del Professore, glissa via sulla critica (che detta da
un altro avrebbe causato una secca risposta).
Il
nuovo arrivato si sente subito a suo agio fra quel gruppo di sostenitori che
non lo assillano con richieste e quella sera vuole prendersi almeno qualche
minuto di relax.
“Perché, caro
Profesor, deve pensar che la politica non xe un mestier ma xe un ideal di vita”
tronfio si pavoneggia “mi ghe go dedica
tuto el me tempo.”
“Giorno e note
sono sempre pronto a veder tuti a parlar co tuti a partecipar a incontri o
discussion nel più sperduto paese. So sempre
disponibie a aiutar tuti co spirito de servizio”.
Con la sua veemenza Politicante impedisce
all’interlocutore ogni possibile interferenza con la sua prepotenza verbale
quasi ad eliminare tutti gli ostacoli che gli si possano porre innanzi.
Il dialogo diventa così un monologo.
E’ convinto che la forza delle sue argomentazioni
dipenda anche dal modo di impostare la discussione.
Lui si comporta come se e parole acquistino una
maggiore capacità di persuasione per il fatto che sono pronunciate con energia,
una di seguito all’altra, come un grande fiume di sillabe e di suoni che può,
anzi, deve travolgere tutto.
I contenuti per lui sono un optional pronto a modificare le più profonde convinzioni di ieri
qualora le situazioni siano mutate.
La sua voce si modula su toni più acuti ed incisivi
appena l’ascoltatore dà un minimo segno di disattenzione ovvero se questi cerca
di interrompere il discorso per correggere o modificare certe affermazioni
oppure solo per discuterle.
L’altro tema caro a Politicante, oltre a quello
dello spirito di servizio e della sua disponibilità verso gli altri, è quello
del ruolo dell’opposizione.
“Perché el vede” gli è caro questo nodo
di iniziare e di continuare il discorso, facendo seguire una breve interruzione
durante la quale fissa intensamente l’interlocutore, soprattutto per
riconnettere le idee che va esponendo “deve
pensar che l’Organizasion deve governar, deve cambiar sta nostra società.
Dovemo rinovarse perché la società xe in movimento.
E’ necessario crear una società più giusta dove tuti
xemo uguali.”
Capitolo 12. L’obiettivo.
“Ma qual è il suo obiettivo” gli chiede una giovane
donna affascinata dalla foga del suo discorrere.
“Il mio obietivo
xe continuar cusì el mio lavoro a disposizion de la me gente.”
Nella discussione tutto il corpo di Politicante si
anima.
Gli occhi acquistano una luce nuova, brillante e
viva; egli fissa i suoi interlocutori quasi voglia ipnotizzarli.
Lo stesso comportamento, di solito compassato,
cambia.
Gesticola
incessantemente con le mani, solo ne abbia la possibilità, da perfetto
istrione.
Politicante si
alza di scatto dalla sedia per portarsi dietro la spalliera ed appoggiarvisi,
quasi ad accentuare il suo aspetto da tribuno.
Lo anima un inconsueto gusto per la lotta, per la
battaglia personale, per imporre le sue idee agli interlocutori che devono
finire travolti come gli avversari politici.
L’aggressione agli avversari ha la giustificazione
più ovvia.
La necessità di conservare la posizione di potere
deve essere salvaguardata in ogni istante.
Tutti negano di stare comodamente sulla poltrona del
potere, ma nessuno di quelli che l’hanno veramente voluta e conquistata l’ha
mai lasciata volontariamente.
Il potere è come una droga se sei abituato a farne uso è molto difficile smettere.
Il suo vero obiettivo è
difendere le posizioni acquisite e cercarne altre più importanti.
E’ un impegno che Politicante persegue
scientificamente aumentando i contatti con tutti i suoi potenziali sostenitori.
Presente sempre è il suo motto.
La presenza è il suo modo per tenere le posizioni
sul territorio, per fare vedere che è lì.
E’ sempre pronto a spendersi per tutti quelli che
hanno bisogno di lui e che lo sostengono.
Non c’è riunione degli iscritti all’Organizzazione o
di una qualsiasi associazione economica, culturale, sportiva, di beneficenza o
di assistenza sia cattolica che laica che non veda la presenza di Politicante.
E’ capace di partecipare anche a quattro cene per
sera dividendo equamente i saluti con un gruppo, l’aperitivo con un altro, il
pranzo con un terzo ed i saluti del dopo cena con un quarto.
Politicante è presente dappertutto.
Loro sono la sua famiglia e i suoi affetti, il suo
necessario sostegno per le battaglie elettorali.
Sono la sua compagnia perché di fondo Politicante è
solo: anche i boiardi più fidati non partecipano al suo forsennato giro.
La ricerca del consenso ha una regola precisa: devi
essere solo.
Non devi condividere con nessuno i tuoi rapporti e
le tue relazioni.
Tu devi essere l’unico referente.
Politicante non è lì per
degli ideali.
Gli interessa poco dei
problemi della nazione, dei suoi concittadini gliene importa ancora meno e non
ha crociate da portare a termine.
Politicante di idee, invece, ne ha molte, anche
troppe.
I molti progetti che gli frullano per la testa sono
soprattutto tesi a rendere concreto il suo sconfinato desiderio di emergere, di
riscattare in qualche modo i suoi natali.
Proviene da un ambiente piccolo borghese che non ama.
Politicante ama vivere brillantemente in una grande
casa, possedere delle macchine di grossa cilindrata, contare socialmente e
frequentare amicizie influenti.
Non ha, però, un mestiere od una professione che gli
consenta di conquistare una posizione nella società; l’unica cosa che sa fare è
l’attivista nell’Organizzazione, non avendo mai lavorato in vita sua.
Brillante con gli umili e sottomesso ai potenti ha
le carte in regola per fare una brillante carriera.
E’ molto difficile sentire parlare Politicante del
suo vero modo di intendere la vita.
I suoi veri sentimenti sono sempre mascherati da una
riserva inesauribile di frasi fatte, di espressioni convenzionali, che trae
dagli articoli dei giornalisti più in voga e dai comunicati dell’Organizzazione
che riporta fedelmente nei suoi discorsi.
Il suo è un parlare per slogan, ricaricato dalla sua formidabile carica aggressiva. E’ il
principe dei luoghi comuni, delle frasi ovvie che ripete in ogni circostanza
per una sua vocazione al presenzialismo perché per lui l’importante essere
nella testa della gente per potere avere il consenso nei momenti opportuni.
Ad un certo punto Politicante, forse perché è lui
stesso stanco dei suoi discorsi, ripetuti fino alla noia decine di volte,
volge, e non a caso, gli occhi verso l’enorme divano di forma circolare che,
nell’ampia sala, troneggia di fronte al camino.
Capitolo 13.
Donna Flavia.
Politicante sa che guardando verso il divano
avrebbe inevitabilmente incontrato gli occhi di Donna Flavia.
La trova che conversa amabilmente e fuma avidamente,
a lunghe boccate, una gitanes - la
sua marca preferita - usando come il solito un lungo bocchino d’avorio.
Si scusa con la sua compagna di conversazione, si
alza e si dirige risoluto verso quell’angolo della sala.
Donna Flavia lo accoglie con un amabile sorriso.
Anche quella sera, come sempre, è molto
elegante. Indossa un vestito di un rosa pallidissimo, con un’ampia scollatura
che mette in risalto le atletiche spalle abbronzate prima per la frequentazione
dei campi di tennis del club più esclusivo della città ora, dopo l’invasione
degli insetti, per la assidua pratica al club Abbronzatissima che assicura con
l’uso delle lampade lo stesso effetto.
Gioca a tennis nel palazzetto solamente all’una invece
di fare colazione così può sfoggiare sempre un fisico tonico e asciutto che fa
sempre girare la testa agli uomini per ammirarla
Dopo averla salutata con un disinvolto: “Ciao cara” le prende con grande
delicatezza la mano e si china verso di lei, dando dimostrazione di avere
acquisito una grande abilità nell’arte di baciare le mani alle signore (anche
se questa usanza viene considerata dai più del tutto superata).
Donna Flavia stravede per Politicante.
Il suo modo di approcciare, la sua capacità di aggredire
a parole qualunque argomento e qualunque avversario, riducendolo a brandelli, e
la sua abilità nel riuscire vincitore in ogni disputa verbale, la entusiasma.
Per questo è diventato ai suoi occhi il simbolo di
un eroe, di un eroe moderno che non combatte con la spada, ma con le parole,
che non doma focosi cavalli, ma che tiene ben stretto lo sterzo della sua fuori
serie.
Un eroe comunque che non guarda in faccia nessuno
per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Donna Flavia non ha mai fatto alcuno sforzo per
ricercare quali siano gli obiettivi ideali che il nostro, anzi scusate il suo eroe segua, ma quali siano le nobili
cause che Politicante sostiene, tutto sommato, non le importa.
Conta solo una cosa: che sia sempre vincitore.
Politicante, invece, di
Donna Flavia ama soprattutto la indiscutibile bellezza, l’eleganza nel vestire,
il modo appropriato di truccarsi ed il corpo snello e flessuoso.
E’ anche lei, nel suo genere, una vincitrice sulla
bruttezza, sulla miseria, su di una vita senza emozioni.
Si siede vicino a lei e rimane con quella gradevole
compagnia, cambiando però l’indirizzo dei suoi discorsi.
Politicante non è certo un play boy, ma, difficilmente, avrebbe resistito alla tentazione di
un’avventura galante con Donna Flavia solo che se ne presentasse l’occasione.
Politicante sa però che non può esserci alcuna
storia fra di loro.
Donna Flavia è sentimentalmente legata a
Commendatore.
Donna Flavia può essere una pedina importante nei
suoi piani poiché vuole procurare a Commendatore una posizione di prestigio
nell’ambito della Organizzazione, assicurandogli la vice presidenza del
Consorzio.
Può essere una importante alleata cui vale la pena
dedicare parte di una serata.
Il giro fra
gli invitati di Politicante è finito con una serie infinita di sorrisi; il
nostro uomo non ha ancora avuto però i contatti desiderati.
Mentre sta seduto al tavolo Politicante nota
un ospite che è entrato senza farsi notare, a differenza di altri, che hanno
passato in rassegna tutti gli invitati prodigandosi in grandi manifestazioni di
entusiasmo.
Per taluni è importante fare notare che conoscono
gran parte degli ospiti.
Il nuovo entrato ha salutato educatamente i padroni
di casa e solo pochi ospiti, poi ha occupato un posto a sedere e si è messo in
posizione di attesa, come se aspettasse qualcuno
Si è accomodato su di una poltrona attorno al quarto
tavolo a sinistra rispetto alla porta di ingresso.
Il tavolo è vuoto perché gli altri ospiti sanno che
quel tavolo è riservato e ci si può sedere solo lui; l’uomo si è collocato
nell’angolo opposto all’ingresso sedendosi nella poltrona contro il muro; è
quella una posizione da cui si possono controllare tutti i movimenti che
avvengono nella sala.
Il nuovo venuto non sta seduto da solo a lungo,
perché Politicante si precipita al suo tavolo appena vede che si è accomandato
al solito posto.
Politicante accomodandosi non riesce trattenere un
sorriso di soddisfazione per avere raggiunto l’obiettivo di parlare con lui.
“Bonasera
sior Amadio” gli dice.
“Se vedemo
doman qua ghe xe tropa gente che scolta” gli risponde con un cenno di
saluto che pone fine ad ogni colloquio e alzatosi se ne va silenziosamente come
è venuto.
Capitolo 14. Il Pattona.
Il sig. Amadio, ma tutti lo chiamano il Pattona è il
vero padrone della città controlla tutto.
Lo chiamano Pattona per via della sua industria che
produce farina di castagne.
Ha cominciato da piccolo a vendere castagne
d’inverno, al freddo, scaldandosi al fuoco del braciere che cuoceva le
caldarroste; il Pattona si è forgiato anche lui a quella fiamma come l’acciaio
di Krupp.
E’ talmente abituato al freddo che d’inverno non
mette mai il cappotto.
I primi tempi sono stati duri, ma il Pattona ha il
fiuto degli affari ed ha cominciato prima a commerciare in castagne e poi ha
inventato una ricetta particolare per produrre la pattona dalla farina di
castagne aggiungendo un misto di marmellata al liquore di arancia e con la
buccia grattugiata di limone.
La pattona è diventata il dolce più consumato nella
città.
Questa attività gli ha consentito di diventare un
uomo ricco e potente.
Egli ha imparato a diversificare e con le giuste
amicizie ha cominciato la scalata ad una serie infinita di iniziative
finanziarie impegnandosi in importanti affari.
E’ proprietario della ditta più grossa della città
con il fatturato più rilevante, ma compra e vende di tutto.
La sua fortuna è esplosa da quando è entrato
nell’Organizzazione.
Tutte le sere dopo avere curato gli affari correnti
il Pattona frequenta tutte le occasioni di incontro che la città offre.
Se si ha l’opportunità di incontrare le persone
giuste, nei posti adatti, si può discutere di tutto e quindi anche parlare di
affari nel modo più rilassato.
Ogni attività deve essere autorizzata; c’è bisogno
del consenso dell’Organizzazione per essere esercitata. Pattona è
l’interlocutore privilegiato per entrare in contatto.
Riunione dopo riunione ha
girato tutte le sezioni in città e nella provincia.
Congresso dopo congresso,
voto dopo voto, oramai Pattona conosce e
può facilmente controllare tutte le componenti della tela del ragno.
Gli affari che riesce a fare per mezzo
dell’Organizzazione contribuiscono ad acquisire finanziamenti che vengono in
parte tesaurizzati nelle sue attività ed in parte devoluti per fare vivere la
complessa struttura dell’Organizzazione.
Oramai è diventato il maggiore sponsor, riesce
persino a imporre i candidati o a mettere il veto su quelli meno graditi e ne
sovvenziona la campagna elettorale.
In cambio del suo intervento economico mette
le sue condizioni, impone le imprese di sua fiducia e dà le indicazioni nelle
scelte più importanti.
E’ sponsor di circoli caritatevoli e di circoli
culturali travando così il sistema di fare digerire alla collettività anche
certi suoi programmi al limite della compatibilità ambientale.
Tutti i suoi figli e molti suoi parenti ricoprono
cariche importanti: uno è primario nell’Ospedale, l’altro è presidente della
Banca cittadina, un altro ancora è Rettore dell’Università.
Il Sig. Amadio porta bene i
suoi sessanta anni.
Ha un mento sporgente e la mascella volitiva e i
peli gli escono numerosi dalla tromba di Eustachio.
Politicante così sicuro, così a suo agio a trattare
con le persone, quando è a tu per tu con l’industriale, si sente soggiogato da
quella indomabile personalità.
Prima ancora di sentire il motivo di quell’incontro
il Pattona immagina le richieste che Politicante sta per avanzargli.
Il suo scopo è quello di trovare consensi nella
stessa Organizzazione, per scalzare dalla sua comoda poltrona il Presidente del
Consorzio.
Politicante si è reso conto di non avere agito con
la sua solita strategia nell’ultima riunione del Consorzio.
E’ regola elementare che prima bisogna ricercare
consensi sull’obiettivo poi agire e colpire.
Col suo discorso prima ha colpito e adesso deve
assolutamente cercare consensi!
Sì, è stata una cosa imperdonabile, ma non è stato
capace di stare zitto.
Quelle mosche hanno fatto colmare la misura, la
gente non ne può più.
Bisogna agire in fretta altrimenti l’Organizzazione
stavolta perde veramente il suo prestigio e allora sono problemi per tutti.
E’ il momento buono per osare, per mettersi in
mostra, per fare vedere a tutti che si è pronti a giungere ad una posizione
importante dopo tanti anni di paziente preparazione in anticamera del potere.
C’è poi evidente la possibilità di procurare affari
interessanti a qualche amico perché nell’emergenza è più facile.
Sta soppesando mentalmente, per l’ultima volta, ogni
parola dell’imminente intervento in quanto sa che da esso dipendono tutte le
sue ambizioni.
La partita col destino si perde o si vince e basta
poco per fare cambiare la tua strada.
Politicante sa che quella è la svolta decisiva.
“Perché el
vede” incomincia con il solito intercalare “mi penso che bisogna risolver el problema dele mosche fasendo tuti un
sforzo de mobilitazion.”
Già l’abituale logorrea ha coinvolto Politicante che
si incammina naturalmente verso il solito comizio prima di arrivare al dunque.
Il suo interlocutore lo interrompe immediatamente,
mostrando di volere arrivare subito al nocciolo della richiesta, privandolo
così del piacere di illustrare tutti i dettagli della sua articolata proposta.
“Cosa ti vol”
gli chiede tranquillamente.
Politicante si rilassa, trae un respiro più
profondo, si liscia i capelli con la mano destra, prende insomma ancora qualche
secondo di tempo, quasi non possa esprimersi prima dell’istante fatale.
“Voio la
presidenza del Consorzio!” Pronuncia queste parole accentuando il movimento
delle labbra, tanto che si sarebbe potuto capire il senso della richiesta anche
se, per un bizzarro scherzo del destino, in quella occasione il fiato non gli
fosse voluto uscire di gola o le corde vocali non avessero voluto vibrare.
Il Pattona non si
meraviglia che una simile domanda sia rivolta proprio a lui, che è il maggiore
elettore dell’attuale Presidente.
Tutti sanno che tra lui ed il Presidente dopo
l’elezione non sono intercorsi buoni rapporti.
Il Consorzio è rimasto troppo fermo per le sue
abitudini movimentiste.
Pochi appalti, poche assunzioni e, soprattutto, poco
movimento di denaro.
L’ente non dà all’Organizzazione nessuna buona
occasione per fare vedere ai suoi sostenitori i successi ottenuti nella
gestione e per fare entrare nuovi proventi nelle tasche dei boiardi.
L’Organizzazione non sta facendo una bella figura
nell’amministrare il Consorzio, occorre proprio un nuovo intervento che dia un
impulso alle iniziative dell’ente.
Politicante è l’uomo giusto per i piani di Pattona
e, pertanto, non ci vuole molto per elaborare un piano che provochi il
desiderato ribaltone alla guida del Consorzio.
Trae di tasca l’agenda e la fida parker d’oro massiccio e si mette a fare
dei conti.
“Ti ga bisogno
de un voto” risponde “ in cambio ti
devi meter un me omo nela comision gestion, che deve aver la vice presidenza
del consorzio per garantir el bon esito de l’affar de le mosche.”
Politicante,
prima ancora di essere soddisfatto di come si va profilando l’accordo, rimane
esterrefatto da come quell’uomo abbia potuto conoscere l’affare delle mosche
che - ci avrebbe giurato - è riservatissimo.
L’affare delle mosche è stato preparato da
Politicante con una cura meticolosa da alcuni mesi.
Si tratta di imporre un
prodotto non tossico che abbia l’assenso di tutti. Esso deve consentire una
soluzione del problema in tempi tali da consentire i giusti guadagni.
L’intreccio di affari, di amore e di potere è una amalgama potentisssima per
tenere legate le persone anche se hanno gli obiettivi più diversi.
I poteri forti devono per forza vincere.
Lei, figlia naturale del Pattona, è la persona
ideale per legare ancora di più il suo congiunto all’impresa di Politicante.
Il Pattona fa qualunque cosa per lei
Politicante per un gioco fortunato del destino
riusce a coagulare su di sé alleanze inattese, ma fortemente cementate da
interessi concordanti.
Capitolo 21.
Il confronto con Naturista.
Dopo la mobilitazione, che ha segnato la fine della
carriera di Presidente, il Consiglio d’amministrazione del Consorzio per il
controllo delle mosche è stato convocato in via d’urgenza per verificare come
muore un Presidente.
L’atmosfera è dimessa.
La tensione è palpabile, la resa dei conti si
avvicina.
Presidente, bianco come un cero, è pronto a sentire
la sua sentenza di condanna, ma è anche disposto a resistere fino allo spasimo
e a mediare l’ultima possibilità di rimanere in sella.
Mentre tutti si aspettano l’affondo di Politicante,
il primo a chiedere la parola è Naturista
L'aspetto volutamente trascurato, l'abbigliamento
distratto, Naturista impersona nel consesso un’Opposizione un po' particolare
perché è dalla parte delle mosche.
“Le mosche
devono esser rispetate e i omeni no deve turbar i corsi dela natura” per
Naturista qualsiasi insetto ovvero qualsiasi appartenente al mondo animale o
vegetale fa parte dell’ambiente naturale e non deve essere disturbato.
Naturista rappresenta l'altra cultura, quella
soffocata dalla civiltà dei consumi, che però riemerge come coscienza critica
per evidenziare le storture di un sistema che opera, di fatto, per la
degradazione dell'ambiente.
Troppo viziato dai piaceri del progresso, non si
sbilancia troppo però nell'indicare delle soluzioni che risolvano il problema
in maniera radicale, abolendo la famigerata civiltà delle macchine per
ritornare ad un sistema forse troppo primitivo.
Per ora si limita a predicare un ritorno, non ben
precisato, alla natura.
L'inno alla mosca che si accinge a pronunciare, è
forse il massimo dello slancio riformista di Naturista.
"Vardé"
esordisce "che sta lota ale mosche
xe una lota contro noialtri. Volemo
copar, sterminar senza pietà un inseto così inocuo? Se ghe xe le mosche, vol
dir che le deve esserghe.”
Naturista è fermamente convinto che sconvolgendo gli
equilibri naturali l’uomo uccida anche un po' di sé stesso.
Sfortunatamente Naturista parla ad un
pubblico che non condivide il suo sviscerato amore per la natura e per ogni
creatura vivente e che odia le mosche.
Forse ha esagerato un pochino nel difendere
le sue protette, per cui un brusio sempre più forte accompagna ormai la sua
orazione.
"Per
cortesia stemo siti”" interviene il Presidente che, da buon
democratico è abituato ad ascoltare, senza battere ciglio, tutti gli
interminabili discorsi degli oratori.
Non hanno seguito alcun corso di galateo i maestri
dell'arte della politica e dell'amministrazione e incominciano ad interrompere
“Ma cosa ti disi? Ma va là balordo!”
Non tollerano la posizione astratta e un po' utopica
di Naturista.
Come al solito, d'altronde, egli non riesce che a
pronunciare le prime frasi dell'interminabile discorso così diligentemente
preparato.
Tutti ce l'hanno con lui.
I consiglieri si mettono a parlare tutti insieme,
contestando le affermazioni di Naturista.
“Ti xe fora de
testa! ” tuona Virgineo.
“Basta cole
ciaciare!” grida Consenso.
“No ste sigar
tuti!” implora Speraindio.
L’unico imperturbabile è
Politicante che sta traendo buoni auspici dal crescente bailame e spera solo
che continui.
E’ vero, come tutti i sognatori, Naturista non tiene
conto della realtà.
Le sue idee sono contrarie a quelle dei benpensanti,
non sono costruttive e portano alla fine del progresso anche se contengono
l’affermazione di una verità indubbia.
Siamo noi i violentatori di un assetto naturale che
è lì da migliaia di anni a garantire un equilibrio che, se alterato, non si sa
quali conseguenze ne derivano.
Naturista ascolta con palese disappunto le critiche
mossegli, gli occhi assenti, i muscoli maxillofacciali tesi in una smorfia di
commiserazione per i presenti che non capiscono o non vogliono capire che la
verità è dalla sua parte.
Ben diversa è stata l'accoglienza nei raduni
ecologici, nelle battaglie contro gli insediamenti industriali o contro la
costruzione di centrali nucleari.
Allora sì che i suoi discorsi finiscono in una
acclamazione collettiva!
Allora sì che si prova soddisfazione a lottare
contro i manganelli, contro gli idranti, contro i caroselli delle auto blindate
della polizia.
Quelli sì sono veri momenti di lotta, ed invece si è
fatto incastrare dalla nomina in questo consiglio di amministrazione sia pure
nell’Opposizione dove deve constatare che neanche quest’ultima è minimamente
interessata ai suoi discorsi naturisti.
All’Opposizione preme solo che si formi una
coalizione che porti all'ormai atteso confronto con il Presidente.
Il confronto, come requisito necessario, comporta un
rigido calcolo aritmetico per verificare come si può costituire una nuova
maggioranza.
Naturista non ha voluto partecipare ad alcuna
riunione preparatoria ed ha confermato la sua volontà di porsi contro qualsiasi
linea che non dia la massima garanzia riguardo alla sorte delle mosche.
Ormai dunque è escluso dal confronto.
Capitolo 22.
La contestazione di De Contrari.
L'ideologo dell’Opposizione è De Contrari.
L'uomo è portato, per natura, a lamentarsi e a
protestare.
I maligni raccontano che abbia cominciato a
contestare il latte materno, mordicchiando, invece di succhiare i capezzoli
della puerpera.
Crescendo, continua a contestare, partecipando a
tutti i movimenti di rottura, alternativi, passando disinvoltamente da uno
all'altro, purché gli sia garantito un alto quoziente di manifestazioni
settimanali.
Finalmente entra nell'Opposizione e può mettere a
frutto la precedente esperienza nel modo più consono: diviene l'addetto alla
predisposizione dei documenti ufficiali.
Basta dargli uno spunto, un minimo motivo che
giustifichi una protesta.
E’ sufficiente un brontolio che De Contrari si
scatena in un'orgia di parole.
Il documento è un atto di accusa contro il governo
dell'ente, giudicato completamente incapace a far fronte alla gravità dei
problemi, lo si incolpa di non capire le istanze sociali dei cittadini che
vogliono finalmente una linea chiara di condotta e mezzi veramente utili per la
battaglia contro le mosche.
I mezzi proposti fin ora
sono inadeguati alle esigenze drammatiche del momento, in più non sono
supportati da una programmazione veramente valida e come se non bastasse non
sono neanche stati compiuti studi, analisi o dibattiti accurati e approfonditi
per garantire sia la metodologia di intervento, sia la sicurezza che i mezzi
usati sarebbero stati efficaci.
Il documento continua imperterrito fra
analisi di situazioni e citazioni di fonti statistiche e di prese di posizione
nelle varie assemblee e consigli di amministrazione per far capire che il
cambiamento è proprio una necessità per tutti e non un tradimento di accordi o
di fiducia nei confronti del Presidente.
"Xe ora
de cambiar! Volemo le dimission del Presidente!" conclude solennemente
il documento.
De Contrari ha dato proprio anche l'anima nella
lettura del documento, sforzandosi di rappresentare nella voce rotta
dall'emozione il proprio convincimento di battersi per una causa giusta.
L’ordine ai membri dell'Opposizione è chiaro.
Tutti devono adeguarvisi tempestivamente. Non sono,
infatti, ammessi tentennamenti, precisazioni, discussioni, si può solo obbedire
ciecamente perché De Contrari ha concordato la sua linea con il direttivo
dell’Opposizione.
Segue una breve pausa di riflessione.
Un silenzio innaturale se si pensa solo al brusio
incessante che ha caratterizzato il dibattito.
Politicante conta i suoi voti: Commendatore,
Consenso, Speraindio e Virgineo gli sono sufficienti anche se una maggioranza
allargata a Naturista gli avrebbe fatto un piacere immenso.
Sono tutte persone fidate che Politicante conosce da sempre.
Commendatore
e Consenso li ha conosciuti sui banchi delle elementari quando ne combinavano
di tutti i colori.
Erano
tre pesti scatenate. Il terrore delle giovani supplenti che si divertivano a
fare ammattire con gli scherzi più impensati.
Avevano
un’indubbia influenza sui loro compagni di scuola che non osavano commentare i
loro modi inurbani. Li avevano così plagiati che erano pronti a sostenere le
loro burle per paura di dovere essere a loro volta sottoposti alle vendicative
angherie.
Erano
insomma dei tipi da non toccare sin da allora.
Abituati
a comandare e a farsi obbedire.
Politicante
ha mantenuto la giovanile aggressività anche se è diventato più diplomatico.
Alla
forza fisica come mezzo di pressione ha sostituito la persuasione ed il
convincimento.
Sa
bene che è meglio fare almeno finta di accontentare tutti, di tentare
impossibili mediazioni, dire la più evidente banalità, pur di tenere vivo un
filo di dialogo.
“Perché – suole ripetere – se ghe xe contato una mediazion la se trova
sempre.”
Odia,
come tutti i mediatori, le posizioni radicali, le verità troppo nette, i
principi e i ragionamenti troppo logici.
Politicante
è realista, non preclude alcuna trattativa con nessuno dei possibili
interlocutori.
Le
cose, a prenderle per il verso giusto e con i tempi giusti, ritornano sempre in
una posizione d’equilibrio.
L’importante
è che lui sia il punto di mediazione.
Politicante
deve esser il punto cardinale cui tutti devono indirizzarsi poiché solo così il
suo potere si consolida.
E’
fondamentale non accontentarsi di maggioranze risicate.
Il
consenso deve essere solido, allargato quanto basta per reggere a
capovolgimenti improvvisi di fronte da parte di qualche consigliere.
Politicante
sente che deve decidersi ad agire subito. Deve cogliere l’occasione propizia.
Gli
attimi favorevoli in cui bisogna farsi avanti sono pochi e occorre coglierli al
volo.
Sono
occasioni che non si ripetono due volte.
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